19 novembre 2020 – Notiziario

Scritto da in data Novembre 19, 2020

Ascolta il podcast

  • Fermata in Turchia, Nasibe Semsai, attivista iraniana in fuga (copertina).
  • Egitto: arrestato un altro attivista per i diritti umani.
  • Violeta Bermúdez premier del Perù: avvocata esperta di genere e di popolazioni vulnerabili.
  • Rep. Dem. del Congo: sconfitta l’undicesima epidemia di Ebola.
  • Studio sui crimini di guerra prova che 39 civili afghani sono stati uccisi dalle forze speciali australiane.
  • Australia: un arresto nell’indagine per corruzione in Iraq del valore di 78 milioni di dollari.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Iraq

L’Unesco ha lanciato un concorso internazionale di architettura per la ricostruzione della moschea di al-Nuri. Costruita nel tardo XII secolo, la moschea dal minareto pendente è stata distrutta il 21 giugno del 2017 durante l’avanzata delle truppe irachene nella battaglia di Mosul. L’edificio sarebbe stato fatto saltare dalle forze dell’Isis con dell’esplosivo piazzato alla base del monumento. La ricostruzione della moschea, secondo l’Unesco, vuole essere un segnale importante di resilienza e speranza per Mosul, una delle più antiche città del mondo.

Turchia

L’attivista iraniana contro il velo obbligatorio Nasibe Semsai, fuggita dalla Repubblica islamica dopo una condanna a 12 anni di carcere per la sua protesta, è stata fermata all’aeroporto di Istanbul mentre cercava di imbarcarsi su un volo per la Spagna. La 36enne Semsai, tra le figure più note di campagne contro il velo, avrebbe utilizzato un passaporto falso. L’attivista è trattenuta in un centro per migranti irregolari a Edirne, nei pressi del confine con la Grecia, e rischia l’espulsione verso il suo Paese d’origine.
Come si legge sul quotidiano Milliyet, l’interior designer venne processata nel 2019 ed è stata condannata a sei mesi di detenzione in isolamento. Ha vissuto a Istanbul per sei mesi, desiderosa di andare in Spagna dove vive suo fratello. Tutto quello che voleva, ha detto il fratello «era la libertà delle donne. E nessuno dovrebbe andare in prigione per questo».

Restiamo in Turchia perché continuano le operazioni anti-curdi nel nord della Siria. Il ministero della Difesa ha riferito di 14 morti in due operazioni, rispettivamente 6 e 8 curdi. La Turchia ha riferito che tutti gli uccisi erano dello YPG o del PKK. Il tentativo della Turchia di collegare lo YPG al PKK è degno di nota, poiché considerano da tempo lo YPG siriano lo stesso gruppo. La Turchia ha messo al bando il PKK, un partito curdo turco considerato “terrorista”, e ritiene che lo YPG sia da bandire allo stesso modo. Lo YPG controlla gran parte del nord-est della Siria, mentre il controllo della Turchia è nel nord-ovest. La Turchia ha minacciato altre invasioni per cacciare i curdi dal confine.

Israele e Palestina

Il previsto tour in una cantina vinicola in Cisgiordania, non lontano da Ramallah, questa settimana, segna per il Segretario di Stato americano Mike Pompeo la prima volta che un importante diplomatico americano visiti un insediamento israeliano illegale. L’azienda vinicola Psagot, fondata in parte su un terreno che secondo i palestinesi è stato rubato ai residenti locali, fa parte di una vasta rete di insediamenti israeliani in Cisgiordania considerati illegali dal diritto internazionale e ritenuti un grosso ostacolo ai negoziati di pace. La prevista visita di Pompeo, riportata dai media israeliani ma non ufficialmente confermata, segnerà uno straordinario allontanamento dai suoi predecessori, che hanno spesso criticato la costruzione di insediamenti.

Egitto

Le autorità egiziane hanno arrestato ieri un difensore dei diritti umani, pochi giorni dopo che anche un altro suo collega era stato arrestato, a seguito di un incontro con diplomatici occidentali. Karim Ennarah, direttore di giustizia penale presso l’iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR), è stato detenuto nella località turistica di Dahab nel Sinai meridionale mentre era in vacanza, ha detto l’organizzazione su Twitter.

Amnesty International ha denunciato l’arresto definito “oltraggioso”, come una «agghiacciante escalation del giro di vite delle autorità egiziane nei confronti della società civile».
«Questi arresti, a seguito di un incontro all’EIPR con i diplomatici occidentali, sono un duro colpo al lavoro legittimo dei difensori dei diritti umani», ha detto Amnesty su Twitter. Domenica, le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato il direttore dell’ufficio dell’EIPR, Mohammed Basheer, con l’accusa di «essersi unito a un gruppo terroristico» e «diffondere notizie false».
Il gruppo per i diritti umani ha affermato di essere stato interrogato dalla Procura Suprema per la Sicurezza dello Stato (SSSP) in merito al lavoro dell’EIPR, inclusa una riunione ospitata presso l’ufficio de Il Cairo il 3 novembre per discutere dei diritti umani nel Paese con diplomatici di Germania, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera.
Secondo l’EIPR, all’incontro era presente anche l’ambasciatore del Regno Unito in Egitto. Il direttore esecutivo dell’EIPR, Gasser Abdel Razek, ha dichiarato che l’arresto è una risposta diretta all’incontro del gruppo con i diplomatici e di aver detto detto a Mada Masr di essere scioccato dal fatto che le autorità egiziane «si sentano minacciate da un incontro con gli ambasciatori».

Egitto: oltre i confini la caccia ai dissidenti

 Repubblica Democratica del Congo

Il ministro della Salute congolese Eteni Longondo ha proclamato la sconfitta dell’undicesima epidemia di Ebola nella storia della Repubblica Democratica del Congo. «Sono lieto di dichiarare solennemente la fine dell’undicesima epidemia di virus Ebola nella provincia dell’Equatore», ha detto alla stampa il ministro. Dalla sua comparsa, il primo giugno, ci sono stati 55 decessi su 119 casi confermati e 11 probabili, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Etiopia

L’Etiopia prevede una rapida vittoria, ma i ribelli del nord hanno promesso loro “l’inferno”, ieri, in un acuirsi del conflitto che da due settimane minaccia l’unità della vasta nazione e destabilizza ulteriormente il Corno d’Africa. Intanto l’Etiopia ha emesso mandati di arresto per 76 alti ufficiali militari, con l’accusa di tradimento per i loro legami con i leader della regione del Tigray, ha detto ieri il canale statale Fana Tv.

Coronavirus

Svizzera: esauriti i posti in terapia intensiva. Scontri a Berlino durante manifestazione di negazionisti. Ungheria: lockdown parziale fino all’8 febbraio. Record di casi a Tokyo, possibile inasprimento delle restrizioni. Gli Emirati Arabi hanno temporaneamente sospeso l’emissione di nuovi visti ai visitatori del Pakistan e altri 11 paesi fino a nuovo ordine. Regno Unito: due gemelli sono nati prematuri dalla madre in coma con il coronavirus, per i medici un miracolo.

Armenia

Il primo ministro dell’Armenia ha presentato ieri una “road map” in 15 punti volta a «garantire la stabilità democratica», in quello che sembra essere un tentativo di risolvere la crisi politica causata dalla tregua firmata con l’Azerbaijan per fermare i combattimenti nella regione separatista del Nagorno-Karabakh.
Un “cessate il fuoco” mediato dalla Russia ha fermato i combattimenti che hanno ucciso centinaia, forse migliaia di persone, in sei settimane, ma ha stabilito che l’Armenia avrebbe ceduto all’Azerbaijan il controllo di alcune aree al di fuori dei confini del Nagorno-Karabakh, cosa che ha fatto arrabbiare molti armeni. Migliaia di persone hanno protestato nella capitale dell’Armenia, Yerevan, chiedendo la cacciata del primo ministro Nikol Pashinian. Pashinian ha respinto le richieste di dimissioni, ma due dei suoi ministri si sono dimessi questa settimana durante i disordini e il presidente armeno Armen Sarkissian ha chiesto elezioni presto. Circa 7.000 manifestanti si sono riuniti mercoledì nella capitale, in Piazza della Libertà. Separatamente, Pashinian ha tenuto un breve discorso a una manifestazione di circa 3.000 sostenitori, la maggior parte dei quali vestiti con indumenti militari. «Prometto che non tradirò nessuno», ha detto. Il ministro della Salute Arsen Torosian ha dichiarato che un nuovo bilancio parla di 2.425 combattenti armeni morti nel recente conflitto, circa 1.000 in più di quanto riportato in precedenza. L’Azerbaijan non ha rivelato il numero delle vittime militari.

Afghanistan

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha confermato il ritiro delle truppe americane dell’Afghanistan e dall’Iraq dove resteranno 2500 soldati per paese. «Continueremo a formare, consigliare e assistere le forze afghane nella loro lotta contro il terrorismo internazionale anche dopo la riduzione della presenza delle forze americane», ha detto su Twitter Stoltemberg.

Le forze speciali australiane hanno giustiziato decine di non combattenti mentre erano di stanza in Afghanistan, come si legge in un indagine esplosiva sui crimini di guerra, che ha provocato un raro mea culpa da parte dei militari accusati di condotta “grave” e “profondamente inquietante”.
Il generale Angus Campbell, capo delle forze di difesa australiane, ha annunciato giovedì i risultati del “rapporto Brereton” di 465 pagine, affermando che “informazioni credibili” indicano che 39 civili afghani sono stati uccisi illegalmente dalle truppe delle forze speciali d’élite tra il 2007 e il 2014 in 23 incidenti separati. «Al popolo afghano a nome delle forze di difesa australiane, porgo le mie scuse sincere e senza riserve per qualsiasi illecito compiuto da parte dei soldati australiani», ha detto Campbell in una conferenza stampa, definendo i risultati dell’inchiesta «dannosi per la nostra autorità morale come forza militare. Tale presunto comportamento ha profondamente mancato di rispetto alla fiducia riposta in noi dal popolo afghano, che ci aveva chiesto di aiutarlo nel suo Paese. Avrebbe devastato la vita delle famiglie e delle comunità afghane, provocando dolore e sofferenza incommensurabili».

Le uccisioni hanno coinvolto in gran parte prigionieri, nessuno dei quali era combattente, come l’inchiesta ha rilevato, aggiungendo che nessuno ha avuto luogo «nel pieno della battaglia». I soldati hanno anche deliberatamente nascosto molte delle esecuzioni, spesso piantando armi sul defunto per «deviare il controllo» dei superiori. Tuttavia, il rapporto – firmato dal giudice della Corte Suprema d’Appello Paul Brereton, che ha guidato l’indagine quadriennale sui crimini di guerra − assolve in gran parte le figure militari di alto livello dalla responsabilità degli omicidi. Non ha trovato “prove” che funzionari di alto rango fossero a conoscenza delle uccisioni illegali, attribuendo invece la colpa ai comandanti di pattuglia di livello inferiore.

Stati Uniti

Le sparatorie a New York sono quasi raddoppiate nel 2020. Secondo i dati del dipartimento di polizia, citati da The Wall Street Journal, dal primo gennaio a domenica scorsa ci sono state 1.359 sparatorie, in aumento del 95% rispetto alle 698 dell’anno scorso. Molte di queste hanno avuto luogo nel Queens, Bronx e Brooklyn. Nel frattempo gli arresti per crimini gravi sono diminuiti di quasi il 13%.

Perù

Il nuovo presidente del Perù, Francisco Sagasti, ha rivelato ieri il suo nuovo governo, nominando un avvocato costituzionale come primo ministro, mentre la sua amministrazione cerca di calmare le proteste che hanno scosso la classe politica del Paese. Il nuovo governo si è formato il giorno successivo al giuramento di Sagasti, in carica dopo una settimana tumultuosa che ha visto l’abbandono di due presidenti e marce per le strade segnate dalla morte di due giovani manifestanti.
Sagasti ha nominato Violeta Bermúdez, un’esperta legale di popolazioni vulnerabili e politiche di genere, a capo del gabinetto dei 18 ministri, con Waldo Mendoza, economista con esperienza nella supervisione fiscale, alla supervisione del portafoglio dell’economia. Il Perù, il secondo più grande produttore mondiale di rame, si dirige verso la peggiore contrazione economica in un secolo dopo essere stato colpito dal Covid-19. Sono previste nuove elezioni per l’aprile 2021.

Cile

Ieri, centinaia di persone hanno protestato nella capitale del Cile, Santiago, per chiedere le dimissioni del presidente Sebastian Pinera a causa della repressione da parte della polizia delle proteste sociali nel Paese. La polizia ha sparato gas lacrimogeni e idranti per impedire a circa 500 manifestanti di avvicinarsi al palazzo presidenziale de La Moneda. La protesta giunge tre settimane dopo che i cileni hanno votato in modo schiacciante in un referendum per sostituire la costituzione, ereditata dalla dittatura del 1973-1990 di Augusto Pinochet, accusato delle evidenti disuguaglianze del paese sudamericano.

Thailandia

Di nuovo in piazza. Papere gonfiabili da mare usate come scudi. Migliaia di manifestanti in Thailandia si sono riuniti questa notte al quartier generale della polizia di Bangkok, imbrattando di vernice l’edificio un giorno dopo che le violente proteste avevano provocato decine di feriti. Irritati dalla decisione del governo di respingere una proposta di riforma costituzionale − una richiesta chiave dei manifestanti − e dalla violenza della polizia, i manifestanti hanno lanciato secchi di vernice colorata e disegnato graffiti sulla facciata dell’edificio del quartier generale della polizia thailandese.

Hong Kong

Tre ex legislatori pro-democrazia di Hong Kong sono stati arrestati ieri per aver interrotto delle riunioni legislative a maggio e giugno, in quella che è l’ultima delle repressioni in corso nei confronti di membri del gruppo di opposizione. Secondo la Associated Press, Ted Hui, Eddie Chu e Raymond Chan hanno scritto su Facebook di essere stati arrestati in relazione a incidenti dei mesi scorsi in cui i tre, in diverse occasioni, hanno lanciato liquido urticante e altri oggetti durante le riunioni nella camera principale della legislatura di Hong Kong. I legislatori avevano apparentemente interrotto le riunioni per protestare contro una legge, poi approvata, che consente di punire le persone che insultano l’inno nazionale cinese, la “marcia dei volontari”.

Giappone

Oggi i legislatori giapponesi, scrive Reuters, hanno dichiarato un’emergenza climatica in un voto simbolico volto ad aumentare la pressione per un’azione che  combatta il riscaldamento globale, dopo che il governo il mese scorso si è impegnato a stabilire un calendario preciso per emissioni zero.

Australia

Ieri la polizia australiana ha arrestato un uomo in relazione a 78 milioni di dollari di tangenti utilizzate per garantire lucrosi contratti petroliferi iracheni legati a un presunto anello di corruzione internazionale. I media locali hanno definito l’uomo come l’ex amministratore delegato di Leighton Offshore, Russell Waugh. La polizia afferma che la sua azienda ha pagato tangenti tramite appaltatori tra cui Unaoil, società con sede a Monaco che l’anno scorso si è dichiarata colpevole di aver preso parte a un piano per corrompere funzionari governativi stranieri in diversi paesi, tra cui Azerbaijan, Siria e Iraq. Gli investigatori ritengono che i pagamenti siano stati utilizzati per garantire contratti per la costruzione di oleodotti per un valore di circa $ 1,5 miliardi. «Gli obiettivi principali del programma di corruzione erano funzionari del ministero del petrolio iracheno e funzionari governativi della South Oil Company of Iraq», ha detto la polizia federale australiana in una dichiarazione che annunciava l’arresto di un 54enne a Brisbane. Hanno dichiarato che l’indagine, durata nove anni e che ha coinvolto le autorità statunitensi e britanniche, è stata un “processo meticoloso” per mettere insieme un puzzle mondiale di “presunta corruzione”. La polizia ha anche annunciato di aver emesso altri due mandati di arresto per uomini che vivono all’estero.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]