25 aprile 2020 – Notiziario Orientale
Scritto da Serena Console in data Aprile 25, 2020
- Cina, pressioni sull’Ue per evitare critiche sulla disinformazione sul Covid
- Hong Kong, nuova coalizione politica per le elezioni legislative
- Corea del Nord, team di medici cinesi per curare il leader Kim Jong Un
- Taiwan, aperta la sede della Causeway Bay Books Store (in foto)
Questo e altro nel Notiziario Orientale di Radio Bullets a cura di Serena Console
Cina
Nuove inchieste giornalistiche rischiano di minare gli sforzi compiuti dalla Cina sulla gestione del Coronavirus. Secondo quanto racconta il New York Times, la Cina ha cercato di bloccare un rapporto dell’Unione Europea secondo cui Pechino stava diffondendo disinformazione sull’epidemia di coronavirus. Preoccupati per le ripercussioni, i funzionari europei hanno prima ritardato e poi riscritto il documento in modi da allontanare l’attenzione sulla Cina, un partner commerciale vitale. Il rapporto, che doveva essere pubblicato il 21 aprile, è stato riscritto con toni mitigati, evitando così le critiche mosse a Pechino sulla gestione del coronavirus, come invece ha fatto l ‘amministrazione Trump. (New York Times)
Hong Kong
In vista delle prossime elezioni del Legislative Council di Hong Kong, previste per il 6 settembre, sta prendendo forma un’alleanza di pesi massimi politici e commerciali guidata da due ex dirigenti di Hong Kong. La coalizione di Hong Kong, fondata dagli ex leader della città Tung Chee-hwa e Leung Chun-ying alla fine di marzo, sta coinvolgendo centinaia di personaggi di spicco per partecipare a una campagna elettorale che verrà lanciata quando la città si riprenderà dalla pandemia. Lo scopo principale dell’alleanza sarebbe quello di unire le forze politiche per raccogliere maggiori consensi tra i sostenitori della linea politica vicino a Pechino, che ha subito una umiliante sconfitta alle elezioni del consiglio distrettuale dello scorso novembre. Ma i membri della coalizione non nascondono la voglia di andare oltre all’amministrazione dell’attuale leader della città Carrie Lam, che ha raggiunto un livello bassissimo di consenso tra i cittadini, soprattutto per la gestione delle proteste pro democratiche degli scorsi mesi. A rafforzare i rapporti tra Pechino e Hong Kong è il nuovo segretario per gli affari costituzionali e della terraferma, Erick Tsang, che ieri ha dichiarato come l’approvazione della controversa legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong sia solo “una questione di tempo”. La legge è conosciuta come articolo 23 della Hong Kong Basic Law, che non è mai entrata in vigore a seguito delle accese proteste nel 2003. Proprio per questo in città i manifestanti sono tornati a protestare contro le ingerenze di Pechino nell’ex colonia britannica. Riproponendo i sit durante l’ora di pranzo, ieri un centinaio di persone hanno protestato in un centro commerciale della città, rispettando le misure di distanziamento sociale. I manifestanti, secondo i media locali, si sono separati in gruppi multipli, usando addirittura un nastro per misurare la distanza di sicurezza del metro e mezzo. All’inizio i partecipanti hanno lanciato slogan come “Cinque richieste, non una in meno”, quelle rivolte alla Lam, tra cui il suffragio universale. Poi, la difesa della libertà di parola e la protesta per l’arresto della scorsa settimana di 15 attivisti democratici. [SCMP, Hong Kong Free Press, Straits Times]
Ieri a Hong Kong ci sono stati gli esami di fine anni, i primi al mondo durante la pandemia. Migliaia di studenti hanno sostenuto gli esami per il diploma, indossando le mascherine e facendo un controllo della temperatura con raggi scanner prima di entrare in aula. I banchi, disposti in modo da far rispettare la distanza di sicurezza, sono stati sanificati da alcuni robot prima dell’utilizzo. Gli esami dureranno fino al 25 maggio, in un clima di incertezza per i 52 mila studenti che devono iscriversi all’università. [Reuters]
Robots are checking body temperatures as Hong Kong’s university entrance exams go ahead amid the coronavirus pandemic pic.twitter.com/4H9SrZsz9t
— SCMP News (@SCMPNews) April 24, 2020
Corea del Nord
Che fine ha fatto il leader nordcoreano Kim Jong Un? A questa domanda è ancora difficile dare una risposta. Da giorni circolano voci sullo stato di salute del leader 36enne, alimentate da un report dell’intelligence americana e ripreso dalla CNN, ma poi smentite ieri dallo stesso presidente americano Donald Trump. Secondo fonti anonime riportate dalla Reuters, giovedì un team di medici cinesi è andato in Corea del Nord, molto probabilmente per curare Kim. La delegazione sembra che sia stata guidata da un membro anziano del Dipartimento di collegamento internazionale del Partito Comunista Cinese, il principale ente cinese che si occupa degli affari con la vicina Corea del Nord. Tuttavia, come riporta Reuters, lo scopo del viaggio non è ancora noto. Il Daily North Korea, un sito web con sede a Seul che riporta notizie sulla Corea del Nord, ha riferito all’inizio di questa settimana che il 12 aprile Kim avrebbe subito un intervento chirurgico a causa dei noti problemi cardiovascolari attribuibili al troppo fumo e al peso eccessivo. La notizia, che ha fatto il giro del mondo, proviene da fonti anonime nordcoreane. Per questo, i funzionari del governo sudcoreano e cinese hanno contestato le speculazioni che suggeriscono come Kim sia in grave pericolo dopo l’intervento chirurgico.
Ci sono degli elementi però da valutare. Il quotidiano del regime Rodong Sinmun da giorni non riporta alcuna notizia del leader. L’ultima apparizione pubblica di Kim risale all’11 aprile, quando ha presieduto un meeting del politburo del partito dei lavoratori. Poi più nulla. Nemmeno un cenno sulla presenza ai test missilistici effettuati pochi giorni dopo. A insospettire gli analisti si è aggiunta l’inusuale assenza di Kim dalle celebrazioni per l’anniversario della nascita del nonno Kim Il Sung, il 15 aprile. La salute del leader nordcoreano è trattata come una questione di sicurezza dello stato. Per questo è opportuno attendere. Quando morirono i predecessori dell’attuale capo di stato nordcoreano, furono necessari giorni per conoscere l’accaduto. Quando Kim Il Sung, il nonno di Kim Jong Un, morì nel 1994 la notizia della sua morte è stata resa nota 36 ore dopo il decesso. Stessa cosa è accaduta nel 2011 con la morte di Kim Jong Il, la cui notizia è stata divulgata solo 51 ore dopo. Non è la prima volta che il Kim Jong Un sparisce dai riflettori del regime: è successo anche nel 2014 quando è scomparso per più di un mese e la TV di stato nordcoreana in seguito lo ha ripreso zoppicante. I funzionari della Corea del Sud, in base alle rilevazioni satellitari, hanno dichiarato di non aver notato segni di attività insolita nella Corea del Nord. (Reuters)
STILL NO SIGN: Kim Jong Un absent again from the Saturday edition of North Korea’s Rodong Sinmun newspaper.
Cabinet Premier Kim Jae Ryong gets a mention on page two, though, photographed in a face-mask while conducting inspection visits. pic.twitter.com/XSI4ITvHW8
— NK NEWS (@nknewsorg) April 24, 2020
Taiwan
Oggi nella capitale taiwanese di Taipei ha aperto la storica libreria di Hong Kong Causeway Bay Books Store, finita nel mirino delle autorità cinesi nel 2015 perché vendeva libri che riportavano pettegolezzi sulla élite cinese. Il proprietario, Lam Wing-kee, era tra uno dei cinque librai di Hong Kong spariti per oltre 8 mesi e ricomparsi in Cina sotto la tutela della polizia cinese. Dopo il suo rilascio su cauzione, Lam ha deciso di lasciare l’ex colonia britannica per paura che la controversa legge sull’estrazione entrasse in vigore. Così è andato a Taiwan, che attualmente vanta maggiori libertà e tutele rispetto ad Hong Kong. L’inaugurazione della libreria però non è avvenuta senza problemi. Martedì Lam è stato aggredito da uno uomo che gli ha lanciato addosso della vernice rossa. L’aggressore rimane sconosciuto, ma i filmati di sorveglianza forniti alla polizia mostrano una persona che fugge dalla scena a piedi mentre Lam lo insegue. (Taiwan News)
Hong Kong bookseller Lam Wing-kee – who was abducted in mainland China and later escaped – reopens Causeway Bay bookstore in Taipei – with congratulations from Tsai Ing-wen @iingwen (signed without presidential title) as well as Legislative Yuan chief pic.twitter.com/p04OxyY2AA
— Kris Cheng (@krislc) April 25, 2020
Giappone
La governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, conquista la simpatia degli amanti dei videogiochi. Koike è la protagonista di un videogioco online sul rispetto del distanziamento sociale per contrastare il diffondersi del coronavirus. Il videogame si chiama ‘mitsu desu game’, il ‘gioco dell’assembramento’ ed è realizzato da uno studente giapponese di scienze informatiche. I giocatori hanno lo scopo di dividere gli assembramenti tra le persone con un assertivo “mitsu desu”, ovvero c’è assembramento. L’affermazione della governatrice è diventata virale sui social nipponici dopo aver chiesto ai giornalisti di mantenere la distanza di sicurezza durante un’intervista. (Repubblica)
昨日作り始めた「密ですゲーム」が出来た。。都知事になって密集団を探して解散させるゲームです… #密ですゲーム #StayHome #Unity #socialdistancing pic.twitter.com/fEFfed9sTz
— もうせ (@motulo) April 20, 2020
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