Gli incendi nella Zona di Esclusione: secondo round

Scritto da in data Aprile 20, 2020

Gli incendi a Chernobyl

Il martedì 14 aprile i soccorritori, aiutati dalla pioggia, sono riusciti a spegnere gli incendi nella zona di Chernobyl, che divampavano sul territorio della Zona ormai da dieci giorni. Domate le fiamme, nel territorio boschivo e nei villaggi sono rimaste tante aree fumanti che continuavano a bruciare senza fuoco. Ai soccorritori non restava altro che eliminare tutti i residui entro qualche giorno, onde evitare che il fuoco si riprenda. Però le forze della natura, hanno deciso di agire diversamente. 

Burrasca di polvere

Il giovedì 16 aprile le cose sono cambiate all’improvviso. Una forte burrasca di sabbia ha colpito fortemente Kyiv e qualche regione vicina, creando tantissimi disagi agli abitanti della capitale, provocando incidenti stradali con imorti.

Un fenomeno meteorologico estremo questo, causato dai cambiamenti climatici come l’inverno senza neve e il basso tasso di precipitazioni nella zona. Questo ha portato all’erosione del suolo con i livelli delle acque sotterranee bassi, motivo per il quale si è formata la polvere, portata poi, sulla capitale ucraina col vento.

La burrasca, oltre a portare sulla città la polvere e lo smog derivati dagli incendi nella regione di Zhytomyr – anche questa in fiamme da parecchi giorni – ha mosso le nuvole di smog dalla Zona di Esclusione. Nel frattempo gli abitanti di Kyiv, già allarmati dalle insolite e violente manifestazioni climatiche, hanno cominciato a notare cambiamenti della qualità dall’aria: l’indice  di inquinamento saliva bruscamente fino ad arrivare a mostrare i valori veramente drammatici. 

L’agenzia svizzera di monitoraggio dell’inquinamento Swiss monitor IQAir la sera del 16 aprile registrava un valore pari a 380, ovvero pericoloso, quando la norma è di 50. Un dato senza precedenti per una città che vanta un numero elevato di parchi e zone verdi. In un istante Kyiv si è trasformata nella città più inquinata del mondo, scavalcando nella classifica persino alcune città cinesi.

Solo in serata sul portale del Comune della Capitale, guidata dall’ex pugile di fama mondiale Klitchko, è uscito un comunicato che confermava la presenza di prodotti combustibili nell’aria per via degli incendi nella Zona e nella regione confinante di Zhytomyr. L’amministrazione comunale incitava gli abitanti di Kyiv – già costretti a restare a casa per via di coronavirus – di chiudere le finestre, non uscire e bere tanta acqua. Il comunicato comunque confermava che le radiazioni fossero nella norma. 

Lo smog ha ricoperto Kyiv e la regione, non comporta alcuna minaccia chimica o radiologica. Lo sfondo delle radiazioni rientra nella norma

ha commentato la situazione il Ministro della Sanità ucraino. 

Tutto questo ha provocato sconforto e umori apocalittici tra gli abitanti della capitale ucraina, che dista a un centinaio di chilometri dalla Zona di esclusione.

Gli incendi, il secondo round

I danni provocati dalle raffiche violenti non riguardavano solo Kyiv. Il vento ha riacceso alcuni focolai nella Zona di Esclusione, trasformandole di nuovo in fiamme vive. Fino a quel momento i soccorritori non hanno fatto in tempo a scavare fossati tagliafuoco e circondare tutti i focolai restanti. 

Uno dei primi a dare l’allarme il 16 aprile con un post su Facebook è Yaroslav Yemelianenko, membro del Consiglio pubblico dell’Agenzia statale che gestisce la Zona d’esclusione. Si trovava nella Zona dove le raffiche del vento avevano riacceso qualche focolaio nella Riserva della Biosfera, non tanto lontano dal punto di controllo (KPP) Dityatky.

Inizialmente l’incendio si è riacceso in due punti, per poi aumentare. Come riporta il Ministero dell’Energia e della Difesa delle risorse naturali, in tarda mattinata del 20 aprile 1416 vigili del fuoco erano impegnati nello spegnimento dell’incendio nel territorio delle foreste di Korogodsky, Lubyansky, Paryshevsky, Dityatkovsky e Denysovichsky. Nel frattempo i valori dell’aria a Kyiv sono tornati nella norma.

Lo scatto di Fire Information for Resource Management System (FIRMS) con i focolai, 20.04.2020 ore 05:30

I dati dell’IRSN

In Francia l’Institut de Radioprotection et Sûreté Nucléaire (IRSN) ha fatto una simulazione, per testare fin dove avrebbero potuto giungersi le masse d’aria inquinati degli incendi nella Zona, a partire dal 4 aprile. In un report l’IRSN mostra due campioni prelevati dall’aria a Kyiv con livelli elevati del Cesio-137, un elemento molto radioattivo. Tuttavia, stando al report, i valori analizzati rimangono moderati senza alcune conseguenze per la salute degli abitanti della capitale ucraina (i dati non riguardano la seconda ondata di incendi).

Nel seguente video dell’IRSN, invece, si può vedere il modo in cui la nube potrebbe essersi spostata negli ultimi giorni, giungendosi anche in Europa.

La Zona: gestione sbagliata e prospettive per il futuro

Andrebbero certamente riviste le tecniche adottate dal governo ucraino per gestire il territorio della Zona di Esclusione, assieme con tutta l’infrastruttura, che necessita di essere modernizzata.

E’ un territorio che viene costantemente colpito dagli incendi ormai da tanti anni. Tra la miriade di cause, c’è anche quella che deriva dalla tradizione agricola di bruciare nei villaggi l’erba secca agli inizi di primavera e d’autunno. Per prevenire questa abitudine, il governo ha inasprito le multe per chi incendia l’erba, aumentando la cifra fino a 18 volte. Ma sarà sufficiente? 

 

Foto di copertina: Dronarium Ukraine

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