21 aprile 2020 – Notiziario In Genere

Scritto da in data Aprile 21, 2020

C’è la pandemia, e mancano i preservativi. Dopo Together at Home, l’evento ideato da Lady Gaga che ha raccolto quasi 130 milioni di dollari contro il Coronavirus, è in arrivo un altro evento per aiutare le persone Lgbtq in difficoltà. In Polonia una coppia gay distribuisce mascherine arcobaleno. In questa crisi mondiale saranno ancora una volta gli uomini a passare, nel bene e nel male, alla storia. Ma cosa succede quando ai vertici ci sono delle donne? Mentre in Marocco una influente scatena la caccia al gay su Grindr.

Coronavirus e profilattici

C’è la pandemia, e mancano i preservativi. In tutto il mondo. Lo leggiamo sulla pagina Ho abortito e sto benissimo che riprende un pezzo del media Konbini. Fabbriche e canali di distribuzione sono infatti paralizzati: una situazione che, dicono le Nazioni Unite, potrebbe diventare “disastrosa”. “In Malesia, uno dei primi paesi produttori di preservativi e gomma al mondo, il confinamento è in vigore dal 18 marzo dopo un’impennata dei casi di covid-19. Il gigante malese Karex, che produce un preservativo su cinque in tutto il mondo, è stato colpito duramente dalle restrizioni e si aspetta che la produzione di 200 milioni di preservativi calerà in maniera evidente”.

Gravidanze indesiderate

Karex, che fornisce contraccettivi a molte aziende e governi, nonché a programmi umanitari, ha dovuto chiudere temporaneamente le sue tre fabbriche malesi all’inizio del rigoroso confinamento nel Paese. Da allora al gruppo è stato permesso di riprendere la produzione, ma finora con il 50% della sua normale forza lavoro. L’agenzia delle Nazioni Unite, responsabile per la salute sessuale e riproduttiva (UNFPA) ha lanciato l’allarme avvertendo idi poter effettuare solo il 50-60% delle consuete consegne di preservativi a causa delle problematiche legate al virus. “Le chiusure delle frontiere e altre misure restrittive stanno interrompendo i trasporti e la produzione in diversi paesi e regioni”, ha affermato un portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), che ha dovuto trovare urgentemente nuovi fornitori.

L’agenzia, che collabora con i programmi di pianificazione familiare, sottolinea che il problema principale è riuscire a consegnare preservativi alle comunità più povere e vulnerabili, che sono maggiormente a rischio in caso di esaurimento delle scorte. “Una carenza di preservativi, o qualsiasi contraccettivo, potrebbe portare ad un aumento delle gravidanze indesiderate, con conseguenze disastrose per la salute e il benessere di adolescenti, donne e dei loro partner e famiglie” .

L’agenzia teme anche un aumento degli aborti non desiderati e un incremento delle malattie a trasmissione sessuale, incluso l’HIV. E proprio quando la chiusura delle fabbriche e la chiusura delle frontiere interrompono l’offerta di preservativi, la domanda sembra decollare. Dal contenimento, Karex ha visto aumentare i suoi ordini, secondo Goh. I media indiani hanno riferito che le vendite di preservativi sono aumentate del 30% circa la settimana dopo l’annuncio di 1,3 miliardi di residenti nel paese.

Preservativi cinesi

Di fronte al rischio di carenza, tuttavia, arrivano segnali positivi dalla Cina, il primo paese dove il virus è comparso e ormai apparentemente nella fase post contenimento. I principali produttori cinesi di preservativi hanno ripreso le operazioni dopo che le autorità hanno allentato le restrizioni per prevenire la diffusione del corronavirus. HBM Protections, che produce oltre un miliardo di profilattici all’anno, ha annunciato che il suo livello di produzione è tornato alla normalità e che intende triplicare le sue capacità produttive entro la fine dell’anno.

E il gruppo Shanghai Mingbang Rubber Products, orientato al mercato cinese, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare le consegne di preservativi all’estero, in caso di carenza. “Se i mercati internazionali incontrassero problemi, accetteremmo di esportare di più”, hanno spiegato

Donne, storia e coronavirus

Barbara Poggio è la prorettrice dell’Università di Trento. “Alcuni giorni fa Trisha Greenhalgh, docente di Primary Care all’università di Oxford aveva fatto girare su Twitter una foto con diverse premier donne in cui scriveva “Il Covid-19 è ovunque, ma i paesi governati da capi di stato che stanno gestendo meglio la crisi sembrano avere qualcosa in comune..”, scriveva Poggio qualche giorno fa su Facebook. Avivah Wittemberg-Cox, l’autrice di Rivoluzione Womenomics, su Forbes ha pubblicato una riflessione sul tema, prosegue Poggio. Con una foto che rappresenta le premier di Germania, Taiwan, Nuova Zelanda, Islanda, Finlandia, Norvegia e Danimarca. Quali sono gli elementi qualificanti che hanno caratterizzato la gestione dell’emergenza da parte loro? Wittemberg-Cox li sintetizza utilizzando alcune parole chiave:

  • Verità – aver parlato fin da subito con calma e franchezza dei rischi e delle implicazioni della crisi e averla gestita con serietà fin dall’inizio, come ha saputo fare Angela Merkel
  • Determinazione – essersi mosse con tempestività e decisione fin da subito, come la premier di Taiwan, Tsai Ing-wen, che ha introdotto importanti misure ai primi segnali della malattia, contenendo fortemente il contagio e riducendo le morti al minimo o la premier neozelandese Jacinda Arden, che ha attivato il lockdown molto presto mettendo il paese al massimo livello di allerta
  • Tecnologia – utilizzo della tecnologia per prevenire il contagio, come nel caso della premier Islandese Katrín Jakobsdóttir, che ha offerto il test per il coronavirus gratuitamente a tutti i cittadini, o la giovane premier finlandese Sanna Marin che ha utilizzato i social media influencer come agenti chiave per informare e sensibilizzare la popolazione
  • Amore – una capacità di cura e di empatia non usuali per questo tipo di figure. L’articolo segnala in particolare come la premier danese (Mette Frederiksen), norvegese (Erna Solberg) e neozelandese (Jacinda Arden) si siano rivolte ai bambini del paese, rispondendo direttamente anche alle loro richieste.

Questa crisi, in Italia, ha la faccia del premier Giuseppe Conte, del capo della protezione civile Angelo Borrelli, degli esperti che siedono al suo fianco nel corso delle conferenze stampa – Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità o Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità. Attilio Fontana, uomo. Luca Zaia, uomo. Beppe Sala, uomo. Vincenzo De Luca e le sue invettive. Uomo. All’estero: Donald Trump, Erdogan, Putin, Boris Johnson, Emmanuel Macron.

“E niente, i sintomi della decadenza di un paese si vedono anche dalla tendenza a riprodurre vecchie risposte per affrontare problemi nuovi”, dice Poggio.

Alcuni giorni fa Trisha Greenhalgh, docente di Primary Care all’università di Oxford aveva fatto girare su twitter una…

Posted by Barbara Poggio on Tuesday, April 14, 2020

Livestream di sostegno alla comunità LGBTQ

Dopo Together at Home, evento ideato da Lady Gaga che ha raccolto quasi 130 milioni di dollari contro il Coronavirus, è in arrivo un altro evento web: Together In Pride: You Are Not Alone, ideato dalla GLAAD, Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, organizzazione no-profit di attivismo LGBT che ha deciso di dar vita a un evento benefico che vada ad aiutare le persone LGBT in difficoltà. Ne scrive Gay.it: domenica 26 aprile, in diretta YouTube e su Facebook, si ritroveranno a distanza volti come Kesha, Melissa Etheridge, Matt Bomer, Lilly Singh, Adam Lambert, Dan Levy, Wilson Cruz, Kathy Griffin, Nats Getty, Michelle Visage, Javier Muñoz, Sean Hayes, Sharon Stone e Tatiana Maslany. “In un momento in cui alcune persone potrebbero trovarsi in case che non le accettano, GLAAD riunisce le più grandi star e i più grandi alleati LGBTQ per inviare messaggi di amore, sostegno e accettazione“, spiega la presidente dell’organizzazione, Sarah Kate Ellis, in una nota. “Molte persone LGBTQ, in particolare i nostri giovani, dipendono dal sostegno dei centri della comunità locale in tutto il Paese e, durante questo periodo di difficoltà finanziarie, dobbiamo ritrovarci come comunità per garantire che tutte le organizzazioni LGBT possano continuare il lavoro per salvare vite umane” .

Il livestream “Together in Pride: You Are Not Alone” raccoglierà fondi  per CenterLink, che raggruppa oltre 250 centri LGBTQ  in 45 Stati d’America, Porto Rico, Distretto di Columbia, nonché Canada, Cina, Messico e Australia.

L’outing non voluto dei gay in Marocco

Naoufal Moussa, una donna trans che vive a Istanbul in Turchia, conosciuta anche come Sofia Talouni, ha condiviso un Instagram Live lunedì: parlando in arabo marocchino nel video, ha suggerito alle donne transfobiche o omofobe di scaricare app di incontri gay, tra cui Grindr e PlanetRomeo, usando immagini di uomini.

Naoufal Moussa non ha esplicitamente incitato le persone a usare le app per pubblicizzare i profili delle persone incontrate e renderne di pubblico dominio l’omosessualità. Ma diversi uomini marocchini gay hanno detto a Insider che questo appello ha avuto effetti pericolosi. Alcuni uomini marocchini gay, che hanno chiesto di rimanere anonimi, hanno detto a Insider che molte persone stanno usando le app per eliminare gli uomini nella loro comunità. E in alcuni casi, dicono, gli uomini vengono espulsi dalle loro case nel bel mezzo della pandemia. L’omosessualità in Marocco è ancora un reato, come lo è la violazione della privacy e in particolare “la diffusione senza consenso” di immagini di persone che si trovano in un ambito privato.

Ahmed Benchemsi, della divisione Medio Oriente e Nord Africa di Human Rights Watch, ha dichiarato a Insider che sta esaminando quanto accaduto in seguito al Live di Moussa. Secondo Benchemsi, Moussa stava indirizzando i suoi commenti alle persone che l’avevano insultata per la sua stessa sessualità e li incoraggiava a capire quante persone intorno a loro erano effettivamente gay.

Mascherine arcobaleno

Per contrastare la diffusione del Coronavirus, i coniugi e youtuber polacchi Jakub e Dawid hanno deciso di distribuire centinaia di mascherine arcobaleno come aiuto alle persone. L’iniziativa, racconta Anna Cappello su neg.zone è stata mostrata, tramite un video, sul loro canale YouTube, dove in un video i due ragazzi distribuiscono per strada delle mascherine su di un vassoio a cui è attaccato un cartello che recita «mascherine gratis».

«Molte persone ci dicono che siamo una piaga – spiega Jakub – Quindi abbiamo pensato che se aiutassimo le persone a superare la vera peste, potrebbero cambiare idea. So che è ingenuo ma se possiamo fare qualcosa di buono, allora perché no?».
Per creare le centinaia di mascherine arcobaleno, la coppia ha preso in prestito la macchina da cucire da una delle loro nonne, per poi andare a distribuirle a Danzica e in altre città. «Nel nostro Paese sono state create molte “zone libere da LGBT”, quindi avevamo paura di come avrebbero reagito le persone, ma sono state davvero toccate dalla nostra idea – ha aggiunto Jakub – Penso che abbiano veramente apprezzato che qualcuno si preoccupasse della loro salute. È stato bello vedere che l’arcobaleno non ha spaventato le persone ma aiuterà loro a rimanere al sicuro».

Un gesto che arriva in un momento in cui in Polonia si sta discutendo di una legge che drammaticamente collega le persone LGBT+ al reato di pedofilia. Alcuni sostenitori di “Stop Pedophilia” hanno inviato al parlamento polacco un documento in cui si sostiene che le organizzazioni e gli attivisti che si occupano di educazione sessuale fanno parte della lobby gay e che il loro intento è di far familiarizzare i bambini con l’omosessualità.

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