5 maggio 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Maggio 5, 2020

Israele, suicidi legati alla violenza domestica in tempi di Coronavirus. «Lo Stato georgiano non s’interessa di noi trans»: e si dà fuoco. Nasce il movimento di liberazione internazionale “Queer Revolution” Marocco. In Sudan la mutilazione genitale femminile diventa reato. E infine: la strage della LoveParade in Germania, la giustizia mancata e perché riguarda tutte e tutti noi.

Israele

Il ministero del Lavoro, degli affari sociali e della previdenza sociale ha riferito alla Knesset domenica che dall’inizio della pandemia di coronavirus in Israele, che ha messo in isolamento gran parte della popolazione in casa, quattro persone si sono suicidate in casi legati alla violenza domestica ,

Parlando in una riunione di emergenza del Comitato Lavoro, Welfare e Salute, Hagai Moyal, il supervisore nazionale dell’ufficio del ministero che si occupa della violenza domestica, ha dichiarato che il suo ufficio era a conoscenza di due donne e due uomini che si sono suicidati durante il periodo attuale per casi di violenza domestica.

Mercoledì scorso, si legge su Haaretz, il ministero ha annunciato che il numero di denunce di violenza domestica che erano state presentate in un giorno medio nelle due settimane precedenti era quattro volte quello che registrato durante il primo mese di restrizioni al coronavirus. Nei 12 giorni tra il 16 aprile e il 27 aprile, il numero della hotline di emergenza, 118, ha ricevuto 400 denunce, rispetto a 244 denunce nel periodo dal 15 marzo al 15 aprile.

A seguito del balzo delle denunce, il ministero ha reso possibile contattare la hotline in modo più discreto tramite SMS, piuttosto che tramite una telefonata. È stato inoltre aperto un nuovo rifugio per donne che devono andare in quarantena a causa del coronavirus.

La presidente della commissione Knesset per il lavoro, il welfare e la salute Aida Touma-Sliman, giornalista e politica arabo-israeliana, ha convocato la sessione della commissione a seguito del femminicidio di quattro donne in casi legati alla violenza domestica.

Da quando sono state imposte restrizioni, “le donne sono entrate nella loro casa, in sostanza entrando in una trappola, andando nel luogo che è più pericoloso per loro”, ha detto. “Sono chiusi con l’uomo violento, e potrebbe essere [violenza] fisica, emotiva o sessuale.” Ha invitato le donne soggette alla violenza domestica a lasciare la casa.

Moyal ha affermato che il suo ministero ha lanciato una campagna contro la violenza domestica in ebraico, a cui faranno seguito campagne in altre lingue. Ciò ha spinto Touma-Sliman a sostenere che tali campagne in arabo e amarico, la lingua della comunità etiopica, sono sempre in ritardo.

La settimana scorsa, una donna di 31 anni è stata uccisa dal marito a Holon. Ha ammesso il femminicidio il giorno seguente. All’inizio di aprile, una donna di 42 anni è stata uccisa davanti a suo marito a Lod. Un residente locale è stato arrestato per sospetto coinvolgimento. A metà marzo, una donna di 56 anni è stata uccisa a Rishon Letzion. La polizia sospetta che suo marito le abbia sparato e poi abbia tentato il suicidio.

Georgia

Il 30 aprile Madona Kiparoidze, sex worker transgender georgiana, si è data fuoco davanti al Municipio di Tbilisi, per protestare contro l’immobilità e il disinteressamento del Governo verso le persone trans durante la crisi sanitaria da Covid-19. Secondo quanto ricostruisce Gaynews.it Madona stava partecipando a una manifestazione organizzata da un gruppo di donne transgender per chiedere sostegni statali, quando ha dato fuoco alla giacca che indossava e ha iniziato a correre urlando. Agenti di polizia, presenti sul posto, sono riusciti a toglierle il capo di vestiario in fiamme e a salvarla.
Prima di essere arrestata, Madona ha gridato: «Sono una donna transgender e mi sto dando fuoco perché lo Stato georgiano non si interessa di me». Trasportata in ospedale per le ustioni riportate, sembrerebbe non essere in condizioni critiche.
Subito dopo Tamaz Sozashvili, co-fondatore del Tbilisi Pride, ha rilevato in un tweet come la donna transgender avesse tentato di suicidarsi di fronte al Municipio della capitale «per protestare contro l’immobilità e l’ignoranza del Governo nei loro confronti durante la crisi del Covid-19. Le persone trans sono tra i gruppi più vulnerabili in Georgia».

Nel Paese caucasico fortemente conservatore, che ha visto, lo scorso anno, la sede del Tbilisi Pride attaccata e sacerdoti ortodossi protestare con nazionalisti di estrema destra contro la marcia dell’orgoglio Lgbti, le persone transgender sono vittime di maggiori discriminazioni e stigma sociale anche per la mancanza di qualsivoglia riconoscimento legale del cambio di genere. Allontanate dalle famiglie come disonorevoli e senza alcun accesso al lavoro regolare, sono costrette, come avviene in molti Paesi, a prostituirsi per guadagnarsi da vivere.

Le rigide regole del blocco, incluso il coprifuoco notturno, che il Governo ha imposto per contenere la diffusione del Covid-19, hanno privato di entrate la quasi totalità di esse, che si trovano nell’impossibilità di pagare l’affitto e non possono rientrare presso le famiglie da cui sono state bandite. «Ero così affamata – ha raccontato Madona Kiparoidze – che sono andata alla ricerca di avanzi. Alla fine ho capito che potevo morire. Ero un po’ orgogliosa e non potevo chiedere aiuto: ho scelto così di mangiare pane preso dalla spazzatura».

Sudan

Il Sudan ha approvato una legge che rende finalmente illegali le mutilazioni genitali femminili, ovvero – si ricorda sulla pagina Facebook Le Tre Ghinee, tutte quelle pratiche di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. Alla base ci sono convinzioni ideologiche, religiose e sociali. Un vero e proprio rito di iniziazione all’età adulta, utile a mantenere la coesione all’interno della comunità, a soggiogare la donna e le sue pulsioni e a ridurre la scabrosità dell’organo riproduttivo femminile, in piena osservanza – secondo chi lo pratica – dei testi religiosi.

Vengono solitamente praticate su ragazze molto giovani, in piena età evolutiva, tra i 4 e i 14 anni spesso senza l’ausilio di alcun anestetico e con mezzi rudimentali.

Le MGF sono praticate prevalentemente nel continente africano ma anche in Indonesia, Malesia, Colombia, Yemen, Iraq, Arabia Saudita, Singapore, India e altrove. In Inghilterra e nel Galles, 137mila donne e ragazze sono state vittima di MGF, mentre 513.000 negli Stati Uniti.

Cosa sono le MGF?#motoodicoE' di ieri la notizia che il Sudan ha approvato una legge che rende finalmente illegali …

Posted by Le Tre Ghinee on Saturday, May 2, 2020

Germania

Infine, dalla Germania, una notizia di profonda ingiustizia Ne ho scritto ieri su Open, ne voglio dare conto anche qui. Giulia Minola stava andando a un concerto, una parata, un evento, un rave, un party: chiamatelo come volete. Era la LoveParade a Duisburg, e quell’anno sarebbe stata l’ultima edizione. Perché Giulia, insieme ad altre 20 persone provenienti da tutto il mondo, non tornerà mai più a casa ma morirà schiacciata in un tunnel in mezzo a una folla in preda al panico. 21 morti e 650 feriti. Di chi è la colpa? Chi doveva vigilare? Chi ha sbagliato? Nessuno, secondo il tribunale di Duisburg, in Germania, che ieri ha archiviato il processo per quel massacro.

Ho parlato con alcune famiglie che hanno perso i loro figli in quella strage. Nadia Zanacchi è la mamma di Giulia. Da quel 24 luglio 2010 non ha mai smesso di lottare. E non smetterà di certo ora, dieci anni e un’archiviazione dopo. Insieme ad altri genitori, nei giorni scorsi ha scritto una lettera di accusa all’intero sistema: il processo sembra una farsa, dicono queste famiglie senza giustizia. «E l’archiviazione ne è la degna conclusione», dice amara. Non esclude, se ci saranno gli estremi per farlo, di ricorrere alla giustizia europea. Per via di come funziona il procedimento penale tedesco non c’era da aspettarsi una sentenza per un caso così grande e con così tante persone coinvolte, spiega amaramente il legale della famiglia di Giulia, Daniel Sellerio.

Non intendono fermarsi neanche Paco Zapater Esteban e Nùria Caminal Janot, genitori di Clara, 22 anni. Un’altra delle vittime rimaste senza giustizia. «Sono stati violati i nostri diritti e pensiamo che non abbiamo avuto un giudizio equo, secondo la Convenzione europea dei diritti Umani: un giudizio che non viene terminato non può mai essere equo, e vogliamo fare appello al Tribunale di Strasburgo». Cercate le foto di questi genitori alle udienze per la strage. I loro sguardi parlano da soli. E sono veramente difficili da sopportare.

In copertina L’ora della rivoluzione trans queer in Marocco/ALL OUT

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