2 giugno 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Giugno 2, 2020

Lgbtq: il coming out del campione. Pixar, ecco il primo cortometraggio con protagonista gay. Addio a Larry Kramer. Zambia: graziati due gay condannati a 15 anni di prigione. Il ‘Coronavirus è come una moglie’: bufera su ministro indonesiano. A 111 anni fa doppia quarantena e guarisce, in Cile. La paura di Covid-19 minaccia i progressi dell’allattamento al seno. Bev Bingle, scomunicata la donna sacerdote. Uno studio rivela la sifilide della madre di Cosimo I de’ Medici

Il coming out del campione

Guillaume Cizeron e il suo compagno/Instagram

Il quattro volte campione del mondo di pattinaggio sul ghiaccio Guillaume Cizeron, ha preso virtualmente nei giorni scorsi carta e penna e ha scritto al giornale francese L’Equipe. “Sono gay, ma non mi basta dirlo: voglio educare la gente”, dice Guillaume, 25 anni. Nel suo coming out racconta in modo intenso tutti i momenti traumatici della sua vita, dalla scuola al mondo dello sport. Fino a quando non ha deciso di dichiarare apertamente la sua omosessualità. Un gesto anticipato il 17 maggio,  giornata internazionale contro l’omofobia, quando lo sportivo aveva pubblicato sul suo account Instagram una foto al fianco del suo compagno, al motto di “Celebriamo l’amore”. Gesti che costituiscono una rarità assoluta nel mondo dello sport, sottolinea il quotidiano L’Equipe.

Sei una femmina o un maschio? mi chiedevano i compagni di classe quando ero piccolo”, racconta l’atleta, campione del mondo a ripetizione con la partner Gabriella Papadakis. “A questo facevano seguito risate e battute. Ero una ragazzina o un ragazzo? La domanda non mi sembrava poi così campata per aria. Fin da molto giovane, mi ricordo di essermi fatto domande sulla mia identità e il mio sesso. Mi ricordo molto chiaramente che chiedevo a mia madre, Mamma, sono una bambina o un bambino?“. E poi la solitudine: Non volevo giocare a pallone con i maschi e certi giorni le mie amichette volevano stare tra femmine. Mi sedevo allora in un angolo, né femmina né maschio, ma qualcosa fra i due, aspettando disperatamente la campana della fine della ricreazione”.

“Ogni essere umano – scrive Cizeron – ha in sé una parte di mascolinità e una di femminilità, che lo voglia o no. Personalmente coltivo e celebro entrambe, sia nella vita sia sulla pista di pattinaggio”. E infine il senso di questa lettera a L’Equipe. “In un mondo ideale nessuno dovrebbe aver bisogno di dover giustificare le sue preferenze sessuali o romantiche…tutti meritano amore e dignità, sia che si identifichino come uomo, donna, o nessuno dei due, non importa che siano attirati da un uomo, da una donna o da tutti e due. Vogliamo soltanto che ci si lasci vivere tranquillamente, con rispetto, amore e con i diritti che meritiamo. Ma in attesa che questo mondo esista, mi piacerebbe che le persone che si riconoscono nella lettura di queste parole sappiano che non sono sole”.

Pixar, primo cortometraggio con protagonista gay

La Pixar fa la storia presentando per la prima volta un corto con protagonista un personaggio gay: Out, di nove minuti. Distribuito sulla piattaforma streaming Disney+, parla di un giovane di nome Greg che ha paura di rivelare ai propri genitori la sua omosessualità. Teme anche che vedano una foto di lui e del fidanzato quando lo aiutano a traslocare. ‘Out’ è scritto e diretto da Steven Clay Hunter (lo stesso di Toy Story 4 e Finding Dory) e fa parte della serie ‘SparkShorts’ che ha l’obiettivo di scoprire nuovi narratori e sperimentare con tecniche diverse. Secondo uno studio del 2018 della Glaad – Gay and Lesbian Alliance Against Defamation – solo il 18,4% dei film mainstream di quell’anno includeva personaggi lgbtq. E ancora nessuna produzione della Disney, tra le altre cose è proprietaria della Pixar.

Usa: addio a Larry Kramer, attivista volto della lotta all’Aids

Addio a Larry Kramer, lo sceneggiatore americano e attivista volto della lotta all’Aids che, con le sua retorica e le sue proteste, ha innescato un cambiamento nella politica sanitaria americana degli anni ’80 e ’90, nel pieno della crisi Hiv. Kramer è morto a 84 anni per polmonite dopo aver trascorso la sua vita alle prese con malattie di vario tipo, dall’Hiv a problemi al fegato che lo hanno portato fino a un trapianto. Nel 1981 ha fondato il Gay Men’s Health Crisis, la prima organizzazione per i positivi all’Hiv. Poi si è lanciato nel gruppo militante Act Up – Aids Coalition to Unleash Power che, con le sue proteste in strada ha chiesto per anni di rafforzare la ricerca per medicinali contro l’Aids e mettere fine alla discriminazione di gay e lesbiche.

Maestro della provocazione, Kramer ha dato dell'”idiota incompetente” e dell’assassino a Anthony Fauci, l’esperto massimo di malattie infettive negli Stati Uniti oggi risalito agli onori delle cronache per il suo ruolo nella lotta al Coronavirus. Con una lettera aperta pubblicata sul The San Francisco Examiner nel 1988 Kramer è riuscito ad attirare l’attenzione di Fauci. “Una volta superata la retorica, si capiva che quello che diceva aveva senso e che Kramer aveva un cuore d’oro”, dice Fauci al New York Times. L’attivista, dice, lo ha aiutato a capire come la burocrazia stava rallentando la ricerca contro l’Aids. E soprattutto ha avuto un ruolo chiave nel mettere a punto l’elaborato trattamento di medicinali per allungare la vita dei malati di Hiv.

Zambia: graziati due gay condannati a 15 anni di prigione

Edgar Lungu, presidente dello Zambia. Wikipedia

Due uomini che lo scorso anno erano stati condannati a 15 anni di prigione in Zambia per aver fatto sesso, sono stati graziati dal presidente Edgar Lungu. Secondo quanto riporta Bbc News la loro condanna aveva innescato una crisi diplomatica che si è conclusa con il richiamo dell’ambasciatore americano. I nomi dei due uomini, Japhet Chataba e Steven Samba, sono tra quelli di quasi 3mila detenuti che hanno ricevuto la grazia presidenziale in occasione dell’Africa Freedom Day, il 25 maggio scorso.

Lo scorso novembre un tribunale di Lusaka, la capitale, aveva condannato i due uomini per “aver compiuto atti contro natura”. L’ambasciatore Usa, Daniel Foote, aveva dichiarato di essere “inorridito” dalla condanna, chiedendo al governo dello Zambia di rivedere il caso e le sue leggi sull’omosessualità. In risposta, il presidente Lungu aveva affermato di non volerlo più nel Paese e il diplomatico era stato richiamato a Washington a dicembre.

Bev Bingle, scomunicata la donna sacerdote

Beverly Bingle/Facebook

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha comunicato alla diocesi di Toledo, negli Stati Uniti, che Beverly Bingle, una donna ordinata diacono nel 2012 e sacerdote nel 2013, è stata scomunicata. L’ordinazione era avvenuta da un movimento (Donne sacerdoti cattoliche romane) non riconosciuto dalla Chiesa. A dare notizia della scomunica, la massima sanzione per la Chiesa, è stato l’arcivescovo di Toledo, monsignor Daniel Thomas, che ha invitato la comunità a non farsi “fuorviare” dalla donna. Bingle ha replicato: “è una minaccia vuota, non possono bruciarmi sul rogo”.

Uno studio rivela la sifilide della madre di Cosimo I de’ Medici

Lo studio dello scheletro di Maria Salviati, madre di Cosimo I de’ Medici, ha rivelato i segni della sifilide venerea nella sua fase terziaria: sono per esempio evidenti le lesioni sifilitiche sull’osso frontale del cranio. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases. Lo studio è in copertina ed è firmato da Antonio Fornaciari, Raffaele Gaeta, Simona Minozzi e Valentina Giuffra, della divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. L’analisi dei resti di Maria Salviati è stata condotta in seguito alla riesumazione dei resti della donna, nel 2012, e di quelli del marito, Giovanni dalle Bande Nere, sepolti nelle Cappelle Medicee di San Lorenzo a Firenze.

Ritratto di Maria Salviati e Giulia de’ Medici realizzato da Pontormo (Jacopo Carucci) nel 1537. Olio su tela. The Walters Art Museum, Baltimore

La diagnosi, si legge in una nota, è una novità assoluta nella storia delle malattie dell’illustre casato: dai documenti del tempo non risulta infatti che Maria soffrisse di sifilide, una malattia ben conosciuta dai medici del Rinascimento, ma che non le fu mai esplicitamente diagnosticata. Sappiamo invece che la stessa nobildonna rifuggiva le visite approfondite dei dottori. Maria probabilmente venne infettata dal marito Giovanni dalle Bande Nere. La scoperta, spiega Antonio Fornaciari, “permette di approfondire l’impatto sociale e culturale della sifilide sulla società rinascimentale. Una malattia che non era considerata con imbarazzo per gli uomini, ma socialmente stigmatizzata per le donne e considerata sintomo di dissolutezza morale”. Se fosse stata diagnosticata, la malattia di Maria Salviati, non avrebbe potuto essere divulgata nel momento storico delicato in cui Cosimo I stava gettando le basi del Granducato di Toscana.

Coronavirus nel mondo

‘Il Coronavirus è come una moglie’, bufera sul ministro indonesiano

Il sessismo non conosce confini, si sa. Nè una pandemia può fermarlo, anzi. È così che il ministro della Sicurezza indonesiano Mohammed Mahfud è finito nella bufera per un paragone sessista: per lui la Covid-19 è infatti come una “moglie ribelle”. “Il Coronavirus è come una moglie: all’inizio provi a controllarla, poi ti rendi conto che non ci riesci e alla fine impari a conviverci”, ha detto questo gentiluomo, peraltro in occasione di un discorso in un’università sull’allentamento del lockdown in Indonesia. “Non possiamo restare chiusi per sempre, dobbiamo adattarci alla situazione e allo stesso tempo continuare a essere attenti alla nostra salute”, ragiona il ministro. Quindi il paragone sessista che, secondo il gruppo di attiviste Solidarietà fra donne, fa uscire allo scoperto anche la leggerezza con cui il governo di Giacarta sta affrontando l’emergenza epidemiologica. L’Indonesia ha una popolazione di 260 milioni di persone e il numero di test effettuati tra i più bassi al mondo.

Su Twitter non si trova molto sulle parole del ministro indonesiano. Ma qualche commento “entusiasta” non manca.

https://twitter.com/IsiUsi/status/1267347415683575810

Cile, a 111 guarisce da Covid-19

Santiago del Cile

Caio Silva/Unsplash

Ha 111 anni ed è una donna la persona più anziana che, contagiata dal Coronavirus, è riuscita a guarire in Cile, sottoponendosi a una doppia quarantena. A raccontare la vicenda è il quotidiano Publimetro. La signora si chiama Juana Zúñiga: ricoverata dal 2014 nell’Ospizio ‘Hogar italiano’ del quartiere di Nunoa di Santiago del Cile, la sua casa di riposo è diventata – come accade nel resto nel mondo . ad aprile un focolaio di Covid-19, con sette dipendenti e 18 anziani contagiati. La donna è stata messa in isolamento in una stanza con assistenza medico-sanitaria, sotto controllo e senza avere alcun contatto con parenti o conoscenti per due quarantene equivalenti a 28 giorni. La sua completa guarigione è avvenuta il 10 maggio, ma la conferma è arrivata solo in questi giorni per espresso desiderio dei medici che hanno voluto mantenere un lungo riserbo, data l’avanzata età della paziente. Juana dal canto suo, si racconta, non ha mai perso il buonumore Juana, e fra due mesi compirà 112 anni. “A volte sto bene e a volte sto male, a causa degli anni che ho”, rha risposto poi ai giornalisti. “Prima il tempo passava veloce perché lavoravo. Comunque qui mi assistono bene”. Secondo l’ultimo censimento del 2017, in Cile vi sono 4.770 persone ultracentenarie: il 66,5% sono donne e il 33,5% uomini.

Per l’Oms la paura minaccia i progressi dell’allattamento al seno

Una operatrice sanitaria aiuta una madre ad allattare al seno il suo neonato in Nepal. C. Black/WHO

La paura di Covid-19 “sta eclissando i progressi per migliorare la diffusione dell’allattamento al seno”. Anche se non esiste prova della trasmissione del virus attraverso il latte materno, sempre più bimbi rischiano di “venire separati alla nascita dalle mamme”. A lanciare l’allarme è un nuovo rapporto dell’Oms, dell’Unicef e dell’International Baby Food Action Network (Ibfan), secondo il quale la pandemia evidenzia “la necessità di una legislazione più forte per proteggere da pratiche di marketing aggressive”. Il latte materno salva la vita dei bambini perché fornisce anticorpi che proteggono da molte malattie infantili. Per questo l’Oms e l’Unicef incoraggiano le donne a continuare ad allattare, anche qualora avessero avuto confermato un contagio da coronavirus. “Le prove attuali – afferma l’Oms – indicano che è improbabile che Covid venga trasmesso attraverso l’allattamento al seno. I numerosi benefici dell’allattamento superano i potenziali rischi di malattia associati al virus”. I

bambini che sono allattati esclusivamente al seno hanno una probabilità 14 volte inferiore di morire rispetto ai bambini che non sono allattati al seno. Tuttavia, solo il 41% di quelli tra 0 e 6 mesi è allattato esclusivamente al seno. Percentuale che rischia di diminuire. La paura della trasmissione del Sars-Cov-2, infatti, afferma Patti Rundall, del Consiglio globale dell’IBFAN, “sta mettendo in secondo piano l’importanza dell’allattamento al seno e in troppi paesi madri e bambini vengono separati alla nascita rendendo l’allattamento al seno e il contatto pelle a pelle difficili, se non impossibili. Tutto sulla base di nessuna prova. Nel frattempo, l’industria alimentare per l’infanzia sta sfruttando i timori dell’infezione”. A questo si aggiunge il problema che molti servizi sanitari per il supporto delle madri nell’allattamento hanno ridotto le attività per via dell’emergenza.

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