On her shoulders. Sulle sue spalle
Scritto da Mariangela Matonte in data Giugno 6, 2020
Le schiave del sesso dell’Isis sono più di tremila, donne yazide rapite, seviziate, vendute nel grande mercato della schiavitù jihadista. Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018, è una di loro. Attivista per caso, Nadia Murad ha fatto della sua storia personale la storia di tutte le donne yazide, l’ha portata in giro per il mondo nelle principali capitali europee, negli Stati Uniti, in Canada. Nelle stanze del potere fino alle Nazioni Unite.
On her Shoulders di Alexandria Bombach ripercorre le tappe della campagna internazionale di Nadia Murad per la condanna del genocidio contro la comunità yazida.
Chi è Nadia Murad
Nadia Murad, si legge sulla pagina del premio Nobel, è nata in una famiglia di agricoltori a Kojo, in Iraq. “Appartiene alla minoranza etnica e religiosa yazidi. Quando aveva 19 anni, lo Stato Islamico attaccò il suo villaggio e uccise 600 uomini yazidi, tra cui diversi membri della sua famiglia. Murad e altre giovani donne furono fatte prigioniere e sottoposte a percosse e stupri. È riuscita a scappare, tuttavia, e si dirige verso un campo profughi. Lì le è stata offerta l’opportunità di trasferirsi in Germania, dove ora vive”.
“La violenza sessuale come arma di guerra e conflitti armati costituisce sia un crimine di guerra che una minaccia alla pace e alla sicurezza. Nadia Murad è un membro della minoranza yazide nel nord dell’Iraq e nel 2014 lo Stato islamico (IS) ha lanciato un brutale attacco al suo villaggio natale. Diverse centinaia di persone furono massacrate e ragazze e giovani donne furono rapite e trattenute come schiave sessuali. Mentre prigioniera dell’IS, Nadia Murad è stata ripetutamente sottoposta a stupri e altri abusi. Dopo tre mesi è riuscita a fuggire. Ora lavora per aiutare donne e bambini vittime di abusi e tratta di esseri umani”.
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