Iraq: cosa succede dopo la guerra?
Scritto da Radio Bullets in data Agosto 21, 2019
A quasi due anni dalla fine della battaglia per la liberazione della città di Mosul, e nonostante la fine delle operazioni militari, la città irachena rimane l’epicentro di una profonda crisi umanitaria. Lo riporta Emergency in una nota stampa. Oltre due milioni di sfollati hanno bisogno di assistenza e la popolazione ancora presente nelle aree maggiormente colpite dal conflitto – come Mosul e le zone circostanti il Governatorato di Ninive – richiede supporto medico e assistenza sanitaria.
Mine antiuomo
Il nord dell’Iraq è infestato da mine antiuomo. Secondo le Nazioni Unite sono circa un milione e 700 mila gli ordigni presenti: eredità degli otto anni di guerra tra Iraq e Iran e parte della strategia dell’ultimo conflitto, in corso tra il 2014 e il 2017.
L’alto numero di persone ferite come conseguenza delle operazioni militari di Mosul, rischia di diventare la nuova ‘fascia vulnerabile’ della comunità irachena, dice Emergency. “Questo tipo di ordigni, infatti, era impiegato – e lo è stato anche durante il conflitto di Mosul – per compromettere le capacità di ripresa di un Paese: una popolazione menomata, non autosufficiente e bisognosa di sostegno economico e sanitario è un’ipoteca per uno Stato che esce da una guerra. In molti casi il paziente non è in grado di provvedere a sé stesso e alla propria famiglia, con il rischio di essere emarginato all’interno della propria comunità”.
Per far fronte a questa situazione e alla mancanza di accesso alle cure, da aprile 2019 Emergency porta avanti il progetto “Access to post – conflict rehabilitation health care to Iraqi IDPs amputees in Ninewa Governorate”. L’Unione Europea ha finanziato il progetto “con lo scopo di garantire continuità nei servizi di assistenza sanitaria, di qualità e gratuita, alle vittime del recente conflitto”. Il progetto ha un duplice intento: offrire cure riabilitative ai pazienti provenienti da Mosul e garantire la continuità dei servizi di riabilitazione anche ai pazienti amputati delle aree più colpite del Governatorato di Ninive.
Daham era un radiologo dell’ospedale pubblico di #Mosul. Oggi è un paziente del nostro Centro di #Sulaimaniya e non vede l'ora di poter finire la riabilitazione per tornare a fare lavorare e dare una mano al suo popolo, martoriato da tanti anni di guerra. Forza Daham #laguerraè pic.twitter.com/xTGHYXr8r8
— EMERGENCY (@emergency_ong) March 3, 2018
La riabilitazione
Le attività sono implementate in stretta collaborazione con il Centro di riabilitazione di Mosul, con il Dipartimento della sanità pubblica di Ninive e con l’Ong locale EHAO, responsabile del trasferimento dei pazienti presso il Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Emergency a Sulaimaniya. Nel Centro di riabilitazione di Emergency i pazienti vengono assistiti attraverso la costruzione gratuita di protesi di alto livello e percorsi dedicati di fisioterapia.
Nei primi due mesi di progetto, ha ricevuto 43 pazienti da Mosul, vittime di mine antiuomo e ordigni esplosivi e sono state svolte 226 sessioni di fisioterapia. “Questo progetto nasce per rispondere alle lacune sanitarie sorte a seguito della grave crisi umanitaria causata dal conflitto di Mosul e mira a combinare risultati a breve termine (fornire cure immediate) con risultati a lungo termine (la formazione del personale sanitario) così da garantire la sostenibilità dell’azione, in vista di un passaggio di consegne alle autorità locali”, dice la ong.
In copertina Emergency
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