Lo definiscono “Terrorista”, i miliziani arrivano in difesa dell’ex comandante
Scritto da Barbara Schiavulli in data Maggio 19, 2020
I visi trasfigurati dalla rabbia, i cappellini con la visiera per difendersi dal sole accecante, le fotografie del loro leader sventolate come se potesse riprender vita.
Decine di sostenitori della milizia irachena Hashd Al-Shaabi – nota anche come Fronte di Mobilitazione Popolare – hanno assaltato l’ufficio di Baghdad in Iraq del canale televisivo di proprietà saudita MBC dopo una trasmissione in cui l’ex leader Abu Mahdi Al-Muhandis, ucciso dagli americani i primi di gennaio, viene definito “terrorista”. L’emittente stava parlando dell’attentato nel 1981 all’ambasciata irachena a Beirut che vede implicato Al-Muhandis e definisce appunto, terrorista l’ex leader della milizia, in realtà un raggruppamento di milizie tutte vicine al parlamento iracheno e sostenute in gran parte dall’Iran.
Una parola e si innesca la miccia della rivolta, la folla si dirige a Al Waziriya, dove sorge la palazzina del canale a nord est di Baghdad. Vogliono una sola cosa, che chiudano. Assaltano l’entrata, salgono sul tetto. I miliziani, molti dei quali armati, posizionano un cartello sul cancello dell’edificio con la scritta: “Chiuso – per ordine del popolo”.
قناة mbc في بغداد#لنا_الواقع_والمواقع #أبناء_المهندس pic.twitter.com/IqNPw78L3H
— جاسم الكعبي (@Jasim_Alkaaby) May 18, 2020
Riescono ad entrare negli uffici, a fronte di giornalisti e impiegati, spaventanti, danneggiano le attrezzature e scarabocchiato slogan a sostegno di Al-Muhandis sui muri prima che che arrivi la polizia e se li porta via.
Al Muhandis nel mirino degli americani
Al-Muhandis è stato ucciso insieme a Qasem Soleimani, comandante della forza iraniana di Quds in un attacco aereo americano all’aeroporto di Baghdad il gennaio scorso. Radio Bullets era la sola testata giornalistica italiana presente sul posto. Il leader della milizia, il cui vero nome era Jamal Jaafar Al-Ibrahimi, ha trascorso la vita a formare gruppi militanti filo-iraniani in Iraq.
Dopo l’invasione americana dell’Iraq nel 2003, creò i Kataeb Hezbollah, una fazione sostenuta dall’Iran, nota anche come Hezbollah iracheno, che ha sempre preso di mira le truppe americane. Nel 2009 gli americani li hanno inseriti nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. E tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 una serie di lanci di razzi contro basi irachene dove erano presenti i soldati americani e l’assalto all’ambasciata americana di Baghdad, aveva portato gli americani a un tale livello di irritazione da lanciare un omicidio mirato in terra alleata per uccidere Al Muhandis e Soleimaini che era appena atterrato nella capitale.
Al Mohandis era stato nominato vicecomandante del Fronte popolare di Mobilitazione, ma de facto era il comandante. Il Fronte è una rete di milizie a maggioranza sciita che aveva combattuto il gruppo dello Stato Islamico in Iraq. Era stato così possibile dargli una sorta di ufficialità da parte del parlamento iracheno, per poi successivamente venire assorbiti dalle forze di sicurezza irachene per fare i lavori sporchi, quelli che dettano legge perfino alla polizia, quelli che vanno a caccia dei manifestanti e spesso li hanno uccisi. Quelli le cui regole di ingaggio sono molto flessibili.
Con l’arrivo della polizia l’emittente ha detto che la questione è ora nella mani delle autorità che dovranno proteggerli: “Il gruppo MBC spera di ricevere i dettagli completi delle circostanze dell’attacco al più presto e di collaborare con le autorità per ritenere responsabili gli autori, nonché per consegnarli alla giustizia, al fine di prevenire simili attacchi in futuro”, si legge in una dichiarazione.
Ti potrebbe anche interessare:
- Separati in spiaggia di Raffaella Quadri per la rubrica Technomondo
- Cecenia, medici licenziati dopo le proteste di Julia Kalashnyk
- Di tennis, di politica e di anni 70 di Giuliano Terenzi
- Manifestazioni in Albania: intervista al regista Edmond Budina, di Cecilia Ferrara
- Un’italiana contro la deforestazione in Amazzonia, di Valentina Barile
- Quel bisognino in RFID
- Il coronavirus e le sfide alla MacGyver
- Protetti da una bolla
- L’economia di baci e abbracci di Massimo Sollazzini per la rubrica Approfondimenti
- Aborto: la Polonia tra diritto e restrizioni di Alice Corte
- Cara Silvia, lettera a Silvia Romano di Barbara Schiavulli per la rubrica Parole scompigliate
- A San Juan Chamula c’è un posto di Valentina Ruozi per la rubrica Vieni via con me
- Onda Lunga – La rassegna stampa delle Funambole, LeFunambole per la rubrica Le storie di Clarissa
- Coronavirus e la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
- Il notiziario di oggi
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici