27 gennaio 2020 – notiziario di genere

Scritto da in data Gennaio 27, 2020

Honduras, a 65 anni dal diritto di voto le donne lottano ancora; Perù, elezioni, un patto di genere contro la violenza; Jersey, nell’isola britannica autonoma si abrogherà la legge che vieta alle donne di parlare di tasse con il governo; Stati Uniti, Trump alla Marcia per la vita, ma i sondaggi dicono che la maggioranza della popolazione difende il diritto all’aborto.

Questo e molto altro nel webnotiziario di genere di Radio Bullets, un podcast di notizie dal mondo oggi a cura di Paola Mirenda. Musiche di Walter Sguazzin.

foto di copertina: Garry Walsh / Trócaire su licenza CC

Honduras

Sessantacinque anni fa le donne honduregne ottennero il diritto di voto: il 25 gennaio del 1955 il Parlamento approvò il decreto numero 29 che allargava la platea dei votanti. La prima elezione a suffragio universale fu nel 1957, con le presidenziali.

Ma votare non basta per cambiare la cultura di un Paese. Anche qui il femminicidio fa stragi silenziose: 390 donne sono state assassinate nel 2019, quasi una ogni 18 ore. In una intervista con l’agenzia di stampa Efe Bertha Zúñiga, figlia della leader ambientalista Berta Cáceres, assassinata il 2 marzo del 2016, ha ricordato come la violenza di genere sia “la conseguenza di una violenza strutturale, della mancanza di sanzioni e di una prevenzione adeguata”. Il 90 per cento dei femminicidi, secondo uno studio della Corte interamericana per i diritti umani, resta impunito. Diseguaglianza e violenza, ha aggiunto, “colpiscono sempre più le donne indigene. Se non si sradicano dal nostro territorio, saremo noi ad andar via in massa”.

Sempre a Efe parla anche la deputata Doris Gutiérrez, stavolta raccontando come la violenza machista “sia forte anche nel mondo del lavoro perché manca la volontà politica di far cessare queste violenze”, considerate sciocchezze “in una società patriarcale e machista dove le donne sono viste come oggetto e non persona” titolare di diritti. Guadagnano meno a parità di lavoro, in parlamento sono appena il 21 per cento nonostante siano il 51 per cento della popolazione. Gutiérrez è candidata per il suo partito alla presidenza della repubblica nelle elezioni che si terranno a novembre del prossimo anno.

Sabato una mobilitazione indetta dal collettivo Tribuna de Mujeres ha attraversato le strade della capitale Tegucigalpa.

 

Argentina

Quali sono i compiti di una persona che si assume la cura della famiglia?

La giornalista argentina Cecilia Toledo ha fatto una checklist che può essere applicata ovunque.

Si comincia con la pulizia della casa, lavare e sistemare i panni, preparare il pranzo e la cena, fare la spesa, avere cura ed eventualmente riparare i piccoli elettrodomestici di uso quotidiano, prendersi cura dei bambini soprattutto quando sono malati, prendersi cura degli adulti non autosufficienti, aiutare a fare i compiti, portarli e andarli a riprendere da scuola, coprare il cibo per gli animali di compagnia, ecc. ecc. Il problema è che in Argentina il 90 per cento delle volte questo tipo di lavoro tocca a una donna, che abbia o meno un impiego fuori casa. Si chiama lavoro non pagato, e non conosce orari di entrata e di uscita. A metà gennaio Elizabeth Gómez Alcorta, ministro delle donne, del genere e della diversità – è entrata in carica l’8 gennaio 2020 – ha costituito un gruppo di esperti sul tema, con il compito di realizzare una mappa nazionale su tutti i servizi di sostegno che esistono al di fuori della rete familiare. A guidare il gruppo l’economista femminista Lucía Cirmi Obón. L’ultimo studio fatto sulla gestione della famiglia risale al 2013 . Dall’Enquesta sobre Trabajo No Remunerado y Uso del Tiempo risultava che una donna con un impiego dedicava più tempo alla casa ( 5 ore e mezzo) che un uomo disoccupato, che si limita a 4,1 ora. Ora si attende il nuovo studio, incentrato proprio sull’uso del tempo nella conduzione familiare per far emergere la quantità di lavoro non retribuito svolto dalle donne e trovare il modo di pagarlo, sia in servizi sia in sostegno economico.

Perù

Si sono svolte ieri le elezioni in Perù, dove la violenza contro le donne è stato uno dei temi della campagna elettorale, in un Paese dove lo scoros anno ci sono stati 168 femminicidi e il 65 per cento delle donne dichiara di aver subito nel corso della propria vita una violenza fisica, psicologica o sessuale. Si parla di cifre molto alte: 16mila reati denunciati, di cui il 44 per cento stupri. Cosa che ha fatto dire a Gloria Montenegro, ministra delle Donne, che il Perù è un Paese di violentatori. Lo spoglio dei voti è ancora in corso mentre vi parliamo, ma una nota positiva si è registrata già in campagna elettorale, con una sporta di patto tra le candidate di schieramenti diversi, la cosidetta Agenda Mujeres : se elette, lavorare insieme a una legge che punisca i reati contro le donne.

Le elezioni anticipate in Perù porteranno all’elezione di 130 parlamentari. Tra le candidate, anche Arlette Contreras, avvocata, femminista, vittima cinque anni fa di violenza e fondatrice del movimento NiUnaMenos in Perù.

Germania

Il 2 febbraio, sabato prossimo, si vota a Lipsia per l’elezione del sindaco. Una elezione diretta con ballottaggio a cui partecipano 8 tra candidati e candidate. Tra loro anche il sindaco uscente Burkhard Jung, del Spd, che ha governato questa città della Sassonia per 14 anni. Metà delle candidature sono di donne e provengono tutte da partiti di sinistra: per Die Linke è candidata Franziska Riekewald, per i Verdi Katharina Krefft, per il Piraten Ute Elisabeth Gabelmann e per Die Partei Katharina Subat.

Non c’è altrettanta parità in consiglio comunale: nelle elezioni che si sono svolte a settembre sono state elette 23 donne e 47 uomini, con il peggior risultato, in quanto a parità di genere, ad Alternative für Deutschland: solo una donna tra gli undici eletti. E nonostante Grünen e Linke siano rispettivamente primo e secondo partito a Lipsia, l’ultimo sondaggio dice che la partita si dovrebbe giocare tra due uomini: Jung, candidato Spd e Gemkow, della Cdu. Se così fosse, ci sarebbe molto da riflettere.

Gran Bretagna

Gran Bretagna, il prossimo mese il governo dell’isola autonoma di jersey discuterà dell’abrogazione di una norma che prevede che le donne sposate possono occuparsi delle tasse solo con il consenso del marito. Detto così sembra impossibile, eppure la legge esiste e viene applicata. Per operare da sole, devono scegliere al momento del matrimonio la valutazione separata. Se questo non avviene, è in automatico il marito a presentare le dichiarazioni fiscali, a meno che non comunichi al dipartimento che la moglie è autorizzata a farlo.

Lo spiega la ministra del Tesoro

Scrive il Guardian che prima del 2003, le donne sposate non potevano essere valutate separatamente. Dal 2013, i moduli per l’imposta sul reddito hanno incluso una casella che i mariti potevano selezionare per dare alle loro mogli il permesso di gestire i propri affari fiscali.

 

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