27 marzo 2020 – notiziario
Scritto da Radio Bullets in data Marzo 27, 2020
Mali
Sarebbe stato rapito da gruppi armati Soumaïla Cissé, candidato per diverse volte alle elezioni presidenziali. Era in campagna elettorale nella circoscrizione di Niafunké, al centro del Paese, nella regione di Timbouctou quando è scomparso. Ieri il governo, ma anche due membri del su entourage, hanno dato conferma del rapimento.
Sudafrica
Si è messo l’uniforme militare che nessun capo di stato aveva mai indossato dalla fine dell’apartheid, il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, per dire a esercito e polizia di essere gentili e rassicuranti nel momento in cui il Paese inizia il blocco totale delle attività, compreso il divieto di uscire per una passeggiata con il proprio cane, e inoltre il divieto di vendita di alcolici. Dalla scorsa mezzanotte in Sudafrica, che ha toccato quasi mille casi di contagio, è in vigore un blocco di tre settimane che le forze di sicurezza dovranno far rispettare. “La nostra gente è terrorizzata in questo momento e non dovremmo fare nulla per peggiorare la loro situazione”, ha detto il presidente Cyril Ramaphosa giovedì scorso alla polizia. “Psicologicamente hanno già paura di poter contrarre il virus, perdere reddito, perdere lavoro, ammalarsi senza medicine” . Siate “forza di gentilezza”, li ha esortati.
Uganda
Dove la polizia non si pone il problema della gentilezza è l’Uganda. Qui, dove è in vigore un blocco di due settimane, la polizia ha inseguito e manganellato la gente che disobbediva agli ordini dati dal presidente. Testimoni parlano anche di spari nella capitale Kampala.
Senegal
Anche in Senegal, dove lunedì è stato decretato lo stato di emergenza, con il coprifuoco dalle 8 di sera alle sei del mattino, la polizia è stata accusata di aver usato violenza nei confronti delle perosne. La denuncia arriva da attivisti in difesa dei diritti umani.
Repubblica democratica del Congo
Inizia invece domani a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, il “confinamento totale intermittente di tre settimane”, così l’ha chiamato il governatore Gentiny Ngobila. Dal 28 al 31 marzo ai dieci milioni di abitanti della città sarà vietato uscire. Poi il primo e il 2 aprile, ha spiegato Ngobila, i cittadini saranno autorizzati a uscire per fare la spesa e quant’altro. Poi di nuovo un periodo di chiusura in casa di altri quattro giorni, e così via per tre settimane. A Kinshasa, secondo il governatore che ha citato i dati dell’Istituto nazionale di ricerca biomedica, ci sono 54 casi positivi e finora 5 decessi. Le attuali misure fanno seguito a quelle già prese dieci giorni fa, con la chiusura di scuole e luoghi di culto, nonché dei locali pubblici.
Aiuti allo sviluppo
In Francia un gruppo molto vasto di organizzazioni laiche ha fatto appello al presidente Macron affinché non venga meno la solidarietà, in termini di impegni economici, verso l’Africa, nel momento in cui la crisi dovuta al virus Covid 19 avanza nel continente. Non si tratta, scrivono, di autare solo in campo sanitario, ma di pensare che è anche il campo educativo quello che verrà toccato dalla prossima crisi. A Macron viene chiesto di rispettare l’impegno preso affinché lo 0,55 del prodotto interno lordo vanga destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo.
Portogallo
Anche il Portogallo ha deciso di ritirare in anticipo i suoi militari dall’Iraq. Si tratta di un piccolo contingente di 33 soldati incaricato dell’addestramento delle truppe irachene nel complesso di Besmayah, che sarebbero dovuto rientrare in patria alla fine di aprile, data stabilita dopo l’assassinio del generale iraniani Soleimani da parte degli Stati Uniti. Ieri il governo ha deciso per il ritiro immediato, stante l’impossibilità di garantire la sicurezza sanitaria dei propri soldati.
Aiuto per le sex worker
Richiesta di misure straordinarie di aiuto per le sex worker messe in condizioni di non poter più lavorare. Con una lettera aperta alla ministra del Lavoro, Ana Mendes Godinho, si avverte della “situazione di totale non protezione che affrontano le persone che fanno sesso e le loro famiglie”, ora che l’epidemia si sta diffondendo, il paese è precipitato in uno stato di emergenza e la sua attività deve persino essere sospesa. E richiede uno straordinario pacchetto di misure.
La lettera porta la firma Rete sul lavoro sessuale, che riunisce diverse associazioni e singole persone che si occupano di diritti. Spiegano che la prostituzione è una attività indformale e come tale non è coperta dalle leggi e dalle garanzie e diritti che hanno i lavoratori di altri settori. In mancanza della possibilità di poter esercitare, e non avendo validi modelli alternativi di lavoro – come il lavoro a distanza o il telelavoro – le sex worker si troveranno in poco tempo in una condizione oggettiva di difficoltà. Da questo ne discendono una serie di problemi che la lettera illustra (la verisone integrale la potete trovare seguendo il link sul nostro sito). Alla ministra viene quindi chiesto di garantire l’aiuto dello Stato in situazioni di particolare crisi come quella attuale. In Portogallo la prostituzione è legale ma non è una attività regolamentata all’interno di un quadro giuridico.
Germania
Anche in Germania le mascherine protettive vengono cucite dai detenuti . Ieri la ministra della Giusitizia della Sassonia, Katja Maier, ha visitato il carcere di Chemnitz dove la scorsa settimana sono state prodotte 15mila maschere protettive. A Torgau, sempre in Sassonia, ne vengono prodotte 2mila al giorno. Non è una novità in Europa: la scorsa settimana il Belgio ha chiesto ai laboratori di cucito delle carceri del regno di produrre 11mila mascherine, dopo che dalla Cina era arrivato il tessuto necessario. Succede anche in Austria, dove per esempio le detenute della prigione di Eisenstadt hanno ricevuto l’incarico di produrre mille mascherine per il locale ospedale cittadino.
Gran Bretagna
Se è vero che in tema di coronavirus il resto d’europa è in ritardo di due settimane in confronto all’Italia, lo è anche nelle sue manifestazioni sociali. Tredici giorni dopo l’iniziativa italiana, anche i britannici si sono messi sui balconi, alle finestre, nei giardini, per applaudire il loro personale sanitario. Lo avevano già fatto gli svizzeri, mentre i tedeschi iniziano – fortunatamente non ovunque – a mandar musica dalle finestre.
Repubblica ceca
Lo slogan “io resto a casa”, declinato nelle diverse lingue europee, non vale per i senza tetto, che una casa non ce l’hanno. Molti Stati stanno cercando di prendere delle misure per garantire che le persone che vivono per strada, già afflitte da altre patologie, non diventino le prime vittime. A Praga il comune ha scelto, come luogo per ospitarli, uno dei padiglioni del vecchio mercato coperto a Holešovice, che però attualmente è occupato da un bordello, lo Showpark. Alla società che lo gestisce, Eroc, sono state date 72 ore per lasciare il posto. Il padiglione non è aperto al pubblico dal 13 marzo, quando è scattata l’ordinanza restrittiva. Il comune lo ha scelto non solo perché è già attrezzato come un hotel, con le sue tante camere da letto in uno spazio di 1700 metri quadri. Il motivo risiede in un contenzioso legale sull’affitto: la Eroc ha subaffittato lo spazio da un’altra società, a cui il comune ha fatto causa vincendola. Eroc però non ha mai fatto un contratto con la città e dunque, secondo il sindaco, occupa illegalmente i locali. Se entro il fine settimana non li restituirà, il sindaco si è detto pronto allo sgombero forzato in ragione della crisi.
Confini
Il confine tra Germania e Repubblica ceca resterà aperto per i pendolari, ma solo per quelli che lavorano nel settore sanitario. L’accordo è stato raggiunto in extremis, dopo che martedì il ministero degli Interno ceco aveva dichiarato che a partire da giovedì 26 non sarebbe stato più possibile il lavoro transfrontaliero. Un colpo per la sanità della Sassonia, la regione di confine, dove si calcola che siano circa 400 gli operatori del settore che ogni giorno fanno la spola.
Risolto questo problema, per la Germania si apre un altro fronte di negoziazione, quello con la Polonia: dalla mezzanotte di venerdì i pendolari polacchi non potranno più entrare e uscire liberamente dal Paese. Ufficialmente non è vietato loro di andare a lavorare in Germania, ma al rientro devono sottostare a 14 giorni di isolamento, cosa che rende appunto impossibile il pendolarismo. Si calcola che nel solo Brandeburgo siano 17mila i lavoratori provenienti dalla Polonia. Sul fronte sanitario è la Sassonia la regione più colpita e il ministro sassone dell’Economia Martin Dulig ha offerto un pacchetto di aiuti economici per chi lavora nella sanità, per indurli a restare in territorio tedesco e continuare il loro lavoro in Germania.
Finlandia
Da oggi chiude la capitale Helsinki e la regione circostante, l’aerea cioè maggiormente interessata dall’infezione da Covid19. Degli 880 contagi registrati nel Paese, più di 500 si concentrano in questa regione. In una conferenza stampa il primo ministro Sanna Martin ha annunciato che a partire da venerdì – oggi appunto– sarà vietato entrare o uscire dalla regione. Sono previste anche qui delle eccezioni, compresa quella di tornare al proprio luogo di residenza. Garantito anche il trasporto delle merci. La regione di Uusimaa conta un milione e settecentomila abitanti, cioè circa un terzo della popolazione finlandese. Le restrizioni rimarranno in vigore fino al 19 aprile.
Francia
Anche i rifugi di animali stanno ormai in situazione di emergenza. Dal 16 marzo le strutture sono chiuse ma aumentano i casi di animali abbandonati o di randagi che non trovano cibo. Il 20 marzo scorso il governo ha deciso che potranno accogliere anche più animali del previsto, in deroga alle norme. In teoria le adozioni son ancora possibili e i volontari o dipendenti delle strutture possono andare a casa delle persone per accompagnare gli animali adottati. Solo che praticamente nessuno sceglie un animale a distanza. E quindi mancano volontari – per esempio quelli che prima portavano a spasso i cani – mancano gli addetti ai canili – tra chi si ammala e chi non può venire per via delle ordinanze – infine, mancano i soldi. Te giorni fa la Confederazione di difesa animali ha lanciato un appello per donazioni.
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Vita da fattorino. Le autorità dicono di restare chiusi in casa, e allora molti scelgono la via delle consegne a domicilio. Così il quotidiano Le monde ha organizzato una interessante intervista collettiva – con domande dei lettori – a un fattorino della società Deliveroo per capire cosa significa far le consegne in un momento in cui lo Stato chiede di restare distanti, ma il lavoro obbliga alla vicinanza.
Pierre, questo il nome con cui è stato indicato il fattorino, ha risposto alle domande dei lettori. Vediamole insieme.
Protezione per sé e per gli altri: disinfettarsi spesso con alcool o gel idroalcolico, è la risposta di Pierre. Deliveroo, racconta, impone la consegna al piano, quindi un maggior uso di superfici toccate e quindi maggiore alcool sulle mani. “Spesso mi sveglio la mattina con il prurito per il troppo alcool”, dice. Ma chi paga i costi della protezione? “Deliveroo rimborsa fino a 25 euro spese dietro presentazione di fattura”, dice il ragazzo. Ma ok per il gel, mentre guanti e maschera sarebbero comunque di difficile utilizzo per il tipo di lavoro.
Gli viene chiesto se, per ragioni di etica, sia peggio ordinare il cibo on line oppure no. “Per me, il problema principale è che la procedura di consegna non è buona e non è sicura”, risponde il ragazzo. “Fino a quando la procedura non sarà rivista, a mio avviso, le consegne dovrebbero essere interrotte. È un servizio di lusso. Se il servizio venisse sospeso, potrei chiedere un risarcimento. Tuttavia, se il servizio viene mantenuto, anche con due o tre ordini, non posso richiedere nulla”. L’età media dei clienti? “Né anziani né persone disabili, ma gente tra i 35 e i 50 anni, che ordina pizza e sushi, e non sempre lascia mance”.
Bonus per i dipendenti per via dei rischi che corrono? Assolutamente no!”, conclude Pierre.
Foto di copertina di VitVit su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0
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