28 aprile 2020 – Notiziario in Genere
Scritto da Angela Gennaro in data Aprile 28, 2020
In Tunisia trascritto per la prima volta il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Barbra Streisand ospite d’eccezione per la raccolta fondi Lgbtq contro la pandemia di Coronavirus. In Uganda c’è il pericolo che si usi l’emergenza Covid-19 per perseguitare le persone Lgbtq. India: ecco come è aumentata la violenza di genere con il lockdown. In Giappone il sindaco consiglia agli uomini di andare a fare la spesa al posto delle donne, perché “sono più lente”.
Tunisia
La Tunisia riconosce per la prima volta un matrimonio tra due persone omosessuali. “Si tratta di una prima assoluta nel Paese e nel mondo arabo”, annuncia su Facebook l’associazione ‘Shams’ per la depenalizzazione dell’omosessualità. La notizia è arrivata nel primo giorno del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. “Il contratto di matrimonio tra un cittadino francese di 31 anni ed un 26enne tunisino, sancito in Francia, è stato riconosciuto in Tunisia che l’ha annotato all’anagrafe”, raccontano da Shams. Un fatto che va nella giusta direzione”.
Non sono però mancate le polemiche, con le frange tradizionaliste che hanno criticato la notizia e hanno messo in dubbio la veridicità dell’informazione, invitando l’associazione a pubblicare i documenti per comprovarlo.
Shams si è sempre distinta per i suoi comportamenti a difesa di cittadini condannati alla pena della reclusione da tribunali tunisini per ‘omosessualità’ e si batte per l’abolizione dell’art. 230 del codice penale che la bolla come reato: “l’atto omosessuale maschile (liwat) e femminile (mousahaqa) è punito con la
reclusione fino a tre anni”, si legge nell’articolo. Le condanne ogni anno in Tunisia sono decine.
Ad eccezione del Libano, il Paese arabo più tollerante in materia, per l’omosessualità è prevista la pena capitale in Paesi del Golfo come Arabia Saudita e Emirati Arabi. Ed è reato in Iran e Siria. Così come in una trentina di Paesi africani.
Tra i commenti al post di Shams viene specificato che la Francia è il solo paese al mondo che ha degli accordi di trascrizione dello stato civile con la Tunisia. Matrimoni o divorzi avvenuti in Francia vengono automaticamente trascritti sullo stato civile in Tunisia per i cittadini e le cittadine del paese. “La Tunisia ha riconosciuto i matrimoni gay. Ha trascritto”.
هي الأولى في تونس و في العالم العربي ، بعد زواجهما ، فرنسي و تونسي ، يتم الاعتراف بعقد زواجهما ( الذي تم خسب القوانين…
Posted by Shams – Pour la dépénalisation de l'homosexualité en Tunisie on Friday, April 24, 2020
Barbra Streisand all’evento Glaad
Ospite d’eccezione all’evento di domenica scorsa, Together In Pride: You Are Not Alone, ideato dalla GLAAD, Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, organizzazione no-profit di attivismo LGBT che ha deciso di dar vita a un evento benefico per le persone LGBT in difficoltà in tempi di pandemia, è stata Barbra Streisand. ‘Ciao a tutti, sono Barbra Streisand e sono così elettrizzata che l’evento di GLAAD Together in Pride: You Are Not Alone stasera si svolgerà per raccogliere i fondi necessari per supportare i centri locali LGBTQ in tutto il paese che sono gravemente colpiti da COVID-19”, ha detto la cantante 78enne, vera e propria storica icona gay.
“Se questi centri comunitari dovessero chiudere le loro porte, ciò significa che le persone LGBTQ fin dalla più giovane età potrebbero non avere un pasto, significa che potrebbero non avere un posto dove andare e significa anche che non avranno il supporto di queste strutture a trovare un lavoro e avere successo “. Il livestream ha raccolto fondi per CenterLink, che raggruppa oltre 250 centri LGBTQ in 45 Stati d’America, Porto Rico, Distretto di Columbia, nonché Canada, Cina, Messico e Australia.
Uganda
Gli esperti delle Nazioni Unite sono allarmati dal fatto che l’Uganda potrebbe utilizzare le leggi contro l’emergenza da COVID-19 per colpire persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender e ha esortato il governo a limitare rigorosamente l’uso del potere di emergenza a problemi di salute pubblica.
https://twitter.com/UN_SPExperts/status/1254792547588804608
“Siamo profondamente preoccupati per un raid su un rifugio LGBT a Kyengera il 29 marzo e per l’arresto e la detenzione di 19 persone ritenute persone LGBT”, hanno affermato gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Il gruppo di esperti ha affermato di essere stato informato del fatto che le autorità locali abbiano fatto irruzione nel rifugio in base all’orientamento sessuale percepito o all’identità di genere dei residenti, che sono stati poi accusati di presunta disobbedienza alle norme sul coronavirus in materia di distanze fisiche. Si teme che le autorità non stiano usando le misure COVID-19 esclusivamente per la protezione della salute pubblica, dice una nota delle Nazioni Unite
Qualsiasi risposta di emergenza collegata a COVID-19 deve essere proporzionata, necessaria e non discriminatoria, commentano dalle Nazioni Unite “Quando le autorità usano poteri di emergenza per scopi diversi, agiscono in modo arbitrario. In questo caso, siamo preoccupati per una possibile violazione del divieto di detenzione arbitraria “.
L’uso di poteri di emergenza COVID-19 per altri scopi, come il colpire determinati gruppi con il pretesto di proteggere la salute, mette a repentaglio l’intero sistema di risposta. Gli abusi devono essere prevenuti, indagati e puniti per salvaguardare il bene comune, dicono dalle Nazioni Unite.
Gli esperti hanno anche messo in evidenza le preoccupazioni secondo cui i detenuti in questo caso presumibilmente non hanno accesso al loro avvocato a causa delle misure COVID-19 e sono esposti a un maggior rischio di violenza e discriminazione a causa del loro orientamento sessuale o identità sessuale effettiva o percepita.
“Il diritto di accesso all’assistenza legale è un diritto umano fondamentale concesso a tutti”, hanno sottolineato gli esperti delle Nazioni Unite, che hanno invitato l’Uganda a includere queste persone fermate nel rilascio previsto di circa 2.000 detenuti per prevenire lo scoppio di casi COVID-19 nelle carceri.
“Raccomandiamo vivamente alle autorità ugandesi di rispettare i diritti e la dignità delle persone durante la crisi e di limitare rigorosamente l’esercizio del potere di emergenza alla protezione della salute pubblica nel contesto della pandemia di COVID-19”, ribadiscono dalle Nazioni Unite.
Giappone
Sessismo in tempi di pandemia. Per il sindaco di Osaka, sono gli uomini che dovrebbero fare la spesa durante la pandemia, giacché a suo avviso le donne sono troppo lente. E così il primo cittadino della terza città giapponese è stato sommerso di accuse di sessismo sui social. Da quando nel paese è stato dichiarato lo stato d’emergenza per il coronavirus, le autorità raccomandano agli abitanti di fare la spesa meno frequentemente e di evitare di andare in molti, per limitare il più possibile i contatti stretti. Nei giorni scorsi il sindaco di Osaka Ichiro Matsui ha detto che le donne “si prendono del tempo guardando i prodotti e esitano nello scegliere”.
Sexist #Osaka Mayor Ichiro Matsui says women are slow shoppers so men should go to a supermarket to mitigate congestion in shops due to #coronavirus epidemic. https://t.co/hJBvVrEhdn
— Thulium (@t_thulium) April 23, 2020
Mentre “gli uomini vanno a cercare gli oggetti che sono stati loro richiesti (chiosa: richiesti? Ma come, non sono in grado di fare la lista della spesa da soli?) e se ne vanno, prosegue il sindaco. Quindi penso che sarebbe una buona cosa per loro fare acquisti, per evitare il contatto umano”. Certo, ha ammesso, la sua valutazione poteva sembrare obsoleta ma è quanto osservava per esempio all’interno della sua famiglia. Il Giappone, dove la donna viene considerata principalmente responsabile dei compiti domestici e dell’educazione dei bambini, anche quando lavora, è stato classificato al 121esimo posto su 153 paesi nell’indice di disuguaglianza di genere al Forum economico mondiale 2020.
India
La violenza di genere, lo abbiamo detto, non solo non si ferma in tempi di coronavirus a anzi, a causa del lockdown è ancora già pericolosa, con le donne isolate e che incontrano ancora più difficoltà a chiedere aiuto. Accade anche in India, dove la violenza di genere è un problema sistematico che raggiunge picchi di cronaca di vero orrore. Secondo i numeri forniti dalla National Commission of Women (NCW) a metà aprile, i casi di violenza domestica erano raddoppiati durante il blocco rispetto ai giorni di pre-blocco. In 25 giorni tra il 23 marzo e il 16 aprile, la commissione ha ricevuto 239 reclami, principalmente tramite e-mail e WhatsApp. È quasi il doppio del numero di reclami (123) ricevuti nei 25 giorni precedenti, dal 27 febbraio al 22 marzo. Il primo blocco dal 25 marzo al 14 aprile è stato infine esteso al 3 maggio.
“In precedenza, ricevevamo 900-1000 chiamate al giorno di violenza domestica e molestie. Da quando è cominciato il blocco riceviamo circa 1000-1200 chiamate al giorno, principalmente di violenza domestica”, si legge su IndiaToday.
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