4 agosto 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Agosto 4, 2020

Usa 2020: Bass e Rice in pole per il ticket con Joe Biden. Corea del Nord: donne detenute sottoposte ad abusi e tortura, dicono le Nazioni Unite. Una statua sulle donne di conforto in Corea del Sud fa infuriare il Giappone. Repubblica Democratica del Congo: secondo HRW, 170 persone sono state rapite in tre anni, più della metà sono donne vittime di stupro. Siria: violenze sessuali contro gay, trans ed etero. Le vittime, fuggite in Libano, non hanno trovato sostegno.

Stati Uniti

Karen Bass/Wikipedia

Karen Bass ha 66 anni, è californiana e afroamericana. Si batte fin dagli anni ’70 contro gli abusi della polizia. L’altro nome è quello di Susan Rice, ex consigliera per la sicurezza nazionale di Barack Obama. Sono i due nomi che si fanno per il ticket presidenziale con Joe Biden. Ci sarebbe anche un altro nome, quello della senatrice Kamala Harris, meno quotato. Joe Biden scioglierà le riserve a breve,  in settimana, certamente prima dell’inizio della convention democratica di Milwaukee, prevista fra il 17 e il 20 agosto.

Corea del Nord

Secondo un report dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha raccolto la testimonianza di oltre 100 donne, in Corea del Nord si finisce in prigione per aver provato a scappare dal paese e le donne recluse nelle prigioni sono sistematicamente sottoposte a violenze, torture e costrette alla fame. Le donne intervistate sono state ascoltate da personale ONU a Seul, dopo il loro rilascio ed essere riuscite ad abbandonare la Corea del Nord. Hanno raccontato di essere state private di cibo, sonno, luce del giorno e aria durante la loro reclusione in centri di detenzione e campi di prigionia. “Queste testimonianze dimostrano ancora una volta la natura sistemica delle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Popolare Democratica di Corea e la necessità di continuare a cercare modi per costringere i responsabili a renderne conto”, dice Michelle Bachelet, Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Bachelet

Michelle Bachelet. DFID – UK Department for International Development/Flickr

Molte di loro hanno riferito che le condizioni di detenzione erano così dure da aver provocato loro l’interruzione del ciclo mestruale, altre hanno raccontato di aver provato a suicidarsi pur di sfuggire alle torture. Altre, infine, hanno raccontato di essere state violentate dalle guardie carcerarie, che in alcuni casi hanno cercato di far abortire le detenute, picchiandole e sottoponendole a lavori forzati. Secondo le Nazioni Unite chi prova a scappare dalla Corea del Nord viene condannato a pene detentive senza alcuna altra forma di processo, o in base a procedimenti che non soddisfano gli standard internazionali del processo equo. In particolare, chi tenta di raggiungere la Corea del Sud e contattare gruppi cristiani, viene etichettato come ‘traditore’, punito sistematicamente e sottoposto a molte violazioni dei diritti umani.

Corea del Sud

Le donne di conforto erano donne e ragazze costrette a far parte di gruppi di schiave prostitute creati dall’Impero del Giappone. E proprio il Giappone ha avvertito la Corea del Sud che una scultura eretta in memoria delle ‘donne di conforto’ abusate dalle truppe di occupazione giapponese durante il dominio nipponico sulla penisola potrebbe danneggiare le relazioni bilaterali. Motivo: la statua, che si trova a Pyeongchang, rappresenta un uomo che si inchina a chiedere perdono di fronte ad una ragazza e che somiglia un po’ troppo al premier nipponico, Shinzo Abe.  Le due statue si trovano nel Korea Botanic Garden, un giardino privato di Pyeongchang. La questione delle donne costrette a prostituirsi dagli invasori giapponesi – coreane, ma anche filippine, vietnamite, thailandesi e malesi – è da sempre origine di forte tensione tra Giappone e Corea, tra richieste di scuse e di compensazioni economiche, nonché accordi per chiudere la vicenda mai andati in porto. Il Giappone ha esercitato il suo dominio coloniale sulla penisola coreana dal 1910 al 1945.

Kim Chang-ryeol, direttore del giardino botanico, ha detto a The Japan Times che la scultura non è stata creata pensando al leader giapponese e non ha finalità politiche. “L’uomo potrebbe rappresentare qualsiasi uomo che deve chiedere scusa a quella ragazza”, ha affermato. Ma i media sudcoreani hanno sottolineato che la statua si ispira ad Abe, citando lo scultore locale che l’ha realizzata. “La scultura mostra che il perdono è possibile solo se il Giappone continua a chiedere scusa, fino a quando la Corea accetterà le scuse”, avrebbe detto. Statue simili, con la sola ragazza seduta e senza l’uomo inchinato, che intendono ricordare le donne di conforto, sono state erette in diversi luoghi della Corea, tra cui un’area antistante l’ambasciata giapponese.

Repubblica Democratica del Congo

Almeno 170 persone sono state rapite con l’obiettivo di un riscatto, tra aprile 2017 e marzo 2020, da gruppi armati nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. A dirlo è Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato sul sito web dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani. Più della metà delle persone rapite è costituita da donne e la maggior parte di queste è violentata, anche più volte al giorno.

I rapimenti avvengono vicino al Parco nazionale dei Virunga e alcune famiglie hanno venduto la loro terra per pagare i riscatti. Oltre alle violenze sessuali riguardanti ragazze e donne, le vittime di rapimento sono picchiate, torturate e spesso uccise in assenza di riscatto.

Siria

© 2020 Brian Stauffer for Human Rights Watch

Membri delle istituzioni governative siriane e di gruppi armati anti-governativi hanno commesso abusi e crimini sessuali nei confronti di uomini, ragazzi, donne trans, uomini eterosessuali, nel contesto del conflitto armato in corso da nove anni. È un’altra denuncia, sempre di HRW, che ha condotto interviste nel vicino Libano con decine di vittime di questi abusi avvenuti in Siria a partire dal 2011. I dettagli dei racconti delle violenze subite sono contenuti in un documento di circa 80 pagine diffuso da HRW, elaborato in seguito a un’inchiesta condotta negli ultimi mesi.

“Uomini gay e bisessuali, così come donne trans sono stati oggetto di violenze sessuali nella Siria in guerra, perché percepiti come più vulnerabili”, dice Zeinep Pinar Erdem, ricercatrice di Human Rights Watch. La ricerca ha coinvolto anche uomini eterosessuali vittime di violenze in Siria. I crimini descritti dagli intervistati ricadono, secondo HRW, nelle categorie di violenza sessuale, violenza contro i genitali, minaccia di stupro, nudità forzata, abuso sessuale. Il documento di Human Rights Watch si concentra anche sul fatto che, una volta fuggite in Libano, le vittime non hanno trovato nel vicino paese le strutture mediche, sanitarie e sociali adeguate alla cura di malattie, contratte a causa delle violenze, e appropriate per il recupero psicologico.

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