Arrestato un capo delle torture di Sednaya
Scritto da Radio Bullets in data Dicembre 27, 2024
DAMASCO – Sono stati giorni turbolenti gli ultimi in Siria, in particolare nella provincia di Tartus, roccaforte degli ex del deposto presidente Bashar Al Assad, ma anche ad Hama e in particolare ad Homs.
Ora è tornata la calma, una calma tesa che ha prevalso dopo l’istituzione di posti di blocco in tutta la terza città più grande del Paese, la cui popolazione è mista di musulmani sunniti e sciiti, alawiti e cristiani. Anche la capitale non è stata risparmiata, concentrando in un solo posto tutte le idiosincrasie della Siria.
Le forze di sicurezza controllate dall’ex gruppo armato Hayat Tahrir al-Sham, che ha guidato l’attacco che ha detronizzato l’ex presidente Bashar al-Assad, erano in missione.
Casa per casa
Non si trovavano a Tartous per caso, andavano a caccia degli ex del regime e in particolare, cercavano un funzionario della giustizia militare del governo, accusato di aver emesso migliaia di condanne, anche a morte, nella famigerata prigione di Sednaya.
Scontri mortali sono scoppiati nella regione costiera di Tartous, roccaforte di Assad e della setta alawita, mentre uomini armati cercavano di proteggerlo.
Lo hanno preso, ma poco prima, le forze di sicurezza sono state attaccate in un’imboscata dai lealisti pro-Assad mentre tentavano di arrestare il signor Hassan. Gli scontri hanno ucciso 14 soldati del ministero dell’Interno e ne hanno feriti altri 10.
Questi scontri hanno rappresentato la sfida più mortale finora affrontata dai nuovi leader siriani del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che dovrebbero proteggere il Paese multireligioso e multietnico dall’instabilità.
Con 500.000 morti nella guerra e più di 100.000 ancora dispersi, le autorità guidate da HTS hanno anche promesso giustizia per le vittime di abusi perpetrati sotto il dittatore deposto.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, Mohammed Kanjo Hassan è stato arrestato nella provincia costiera di Tartus, insieme a 20 membri del suo entourage.
Mohammed Kanjo Hassan è l’ufficiale di più alto grado ad essere arrestato da quando l’offensiva dei ribelli ha rovesciato Bashar al-Assad e il suo regime dittatoriale l’8 dicembre.
A circa 40 km da Damasco, il complesso di Sednaya è stato teatro di esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate, incarnando le atrocità commesse contro gli oppositori di Assad.
Migliaia di sentenze
Per Diab Serriya, co-fondatore dell’Associazione dei detenuti e delle persone scomparse della prigione di Sednaya , Kanjo Hassan ha diretto il tribunale militare siriano dal 2011 al 2014, i primi tre anni della guerra iniziata con la repressione da parte di Assad delle proteste democratiche ispirate dalla Primavera araba.
In seguito è stato promosso a capo della giustizia militare a livello nazionale, ha affermato Serriya, aggiungendo che il l’alto funzionario ha condannato a morte “migliaia di persone”, spesso in “processi durati pochi minuti”.
Il gruppo di Serriya stima che Kanjo Hassan abbia guadagnato 150 milioni di dollari provenienti dalle tangenti pagate dai parenti dei detenuti, disperati e in cerca di informazioni sui loro cari. La gente pagava e poi non ricevevano niente in cambio.
La Coalizione nazionale siriana in esilio, composta da forze di opposizione, ha accolto con favore l’arresto, descrivendolo come “un passo importante sulla strada della giustizia e del perseguimento di coloro che hanno commesso crimini contro il popolo siriano”.
L’Associazione dei detenuti e delle persone scomparse del carcere di Sednaya stima che dal 2011 siano state trattenute nella struttura 30.000 persone, mentre solo circa 6.000 sono state rilasciate. Gli altri risultano ancora dispersi.
Il destino di decine di migliaia di prigionieri e di persone scomparse è una delle eredità più strazianti della guerra.
Le organizzazioni internazionali hanno ripetutamente chiesto l’istituzione di meccanismi di giustizia e di accertamento delle responsabilità in Siria. Anche per timore che il desiderio di giustizia si trasformi in vendetta.
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