Lavori in orbita
Scritto da Raffaella Quadri in data Dicembre 11, 2019
Il 17 dicembre 2019 il satellite europeo Cheops sarà lanciato in orbita per iniziare la prima missione dell’ESA dedicata alla caratterizzazione degli esopianeti, al fine di scoprire come sono composti, come si sono formati e come evolvono. Intanto sempre l’Agenzia spaziale europea ha individuato in ClearSpace il fornitore che realizzerà i primi minisatelliti spazzini dello spazio.
Raffaella Quadri per Radio Bullets. Musica: Star Wars.
Photo credits: ESA/ATG medialab
Tutto pronto per il decollo il prossimo 17 dicembre del satellite europeo Cheops, ideato per la caratterizzazione degli esopianeti ovvero i pianeti che si trovano fuori dal nostro sistema solare e che hanno una loro stella. A riferirlo è Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) che racconta come il satellite prenderà posto sul lanciatore Soyuz in partenza da Kourou, nella Guyana francese.
L’occhio di Cheope
Il suo compito, una volta giunto in orbita, a una distanza di 700 chilometri dalla Terra, sarà di osservare lo spazio, scrutando in particolare alcune stelle già conosciute per avere un proprio sistema di pianeti orbitanti. Cheops dovrà stabilire le dimensioni di questi pianeti, misurando le variazioni di luminosità determinate dal passaggio di questi davanti alla propria stella ospite. Queste misurazioni insieme alle informazioni già note sulla massa dei pianeti serviranno a calcolarne la densità e determinare così di cosa siano composti e se possano o meno ospitare dell’acqua.
Il lancio di inizio
Quella di Cheops è la prima missione che ESA (Agenzia spaziale europea) dedica interamente allo studio degli esopianeti e che prevede l’uso della fotometria ad altissima precisione – una tecnica che misura l’intensità della radiazione elettromagnetica di un oggetto astronomico, in pratica ne misura la luminosità.
Ma la missione europea segna solo il primo step di un progetto sulla caratterizzazione dei pianeti extrasolari che ha uno scopo di più largo spettro: capire come si sono formati e quale è stata e sarà la loro evoluzione. Insomma guardare loro per capire noi. Entro i prossimi dieci anni l’Agenzia spaziale europea conta di mandare in orbita altri satelliti simili a Cheops attraverso due nuove missioni: Plato e Ariel.
Netturbini in orbita
Ma lo spazio non è certo vuoto, è impregnato anche di quanto noi produciamo e gettiamo via o dimentichiamo. Stando a quanto dice l’azienda svizzera ClearSpace, ad oggi attorno al nostro pianeta ruotano oltre 34 mila oggetti artificiali con un diametro di oltre 10 centimetri. Oggetti che non sono lì per caso, si tratta in genere di strumentazione in disuso, spesso parti di satelliti che sono stati abbandonati o si sono persi nel cosmo, e che non è certo semplice recuperare.
A questo scopo ClearSpace – spin-off del Politecnico Federale di Losanna – progetta satelliti che sono proprio in grado di trovare, catturare e rimuovere questi oggetti, insomma degli abilissimi spazzini spaziali.
La missione denominata ClearSpace-1 ADR è finanziata dall’ESA e rientra nell’ambito del programma Adrios (Active Debris Removal/ In-Orbit Servicing) per la rimozione dei detriti e la loro manutenzione in orbita dell’Agenzia spaziale europea, che ha appena individuato in ClearSpace il fornitore per la tecnologia che, come spiega Inaf, entrerà in opera nel 2025.
Identificare, agganciare, eliminare
Gli oggetti da recuperare vengono individuati da Terra attraverso telescopi e radar grazie ai quali si calcolano anche le orbite di tali oggetti, per poi stabilire dove e come recuperarli.
La missione è stata pensata, precisamente, per recupera l’adattatore Vespa (Vega Secondary Payload Adapter), un componente di un razzo Vega lanciato dall’ESA nel 2013. Per farlo il microsatellite ClearSpace-1 vaglierà la zona in cui si ipotizza sia presente il detrito attraverso diversi sensori e, una volta individuato e identificato, procederà in automatico alle operazioni di approccio e recupero.
Bisogna considerare che Vespa non è stato progettato per essere recuperato, quindi è privo di GPS, di sensori o di altra strumentazione che gli permetta di comunicare, il che rende il recupero ancora più difficile, in quanto si tratta di approcciare un oggetto che si muove libero e completamente fuori controllo.
Una volta catturato attraverso le lunghe braccia robotiche a tenaglia del microsatellite di recupero, Vespa resterà fissato al corpo del ClearSpace-1 e, in questo modo, rientrerà verso la Terra con un tragitto controllato nei minimi dettagli, per poi disgregarsi al rientro nell’atmosfera terrestre.

ClearSpace-1
Spazio al riciclo nello spazio
L’operazione di recupero di Vespa aprirà la strada alla cattura di oggetti più piccoli che saranno più difficili da individuare e da avvicinare. L’obiettivo futuro non sarà solo ripulire lo spazio dagli oggetti che orbitano liberi e inutilizzati attorno alla Terra, ma anche recuperare e quindi riutilizzare il più possibile questi stessi oggetti. In una parola votarsi al riciclo, anche spaziale.
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