Sonno o son lesto

Scritto da in data Novembre 20, 2019

 

I sistemi indossabili normalmente utilizzati per monitorare i parametri del corpo, posso esserlo anche per scopi di ricerca e dare risultati inaspettati. Ci hanno provato negli Stati Uniti, dove un’intera classe di ingegneria del MIT è stata coinvolta in un esperimento di diversi mesi e i risultati ottenuti dal lungo monitoraggio hanno confermato quanto il sonno sia prezioso.
Raffaella Quadri per Radio Bullets.
Musica: “Guten Abend, gut Nacht” di Johannes Brahms.
Photo credits: MIT

Si dice che il mattino abbia l’oro in bocca, ma solo se la notte si è dormito bene. Ne sa qualcosa chi vi sta parlando, svegliata ben prima dell’alba da una non ben identificata porta che il vento fa sbattere rumorosamente. Al di là dell’istinto omicida per un vicino di casa – non ben identificato, come la porta e che, invece, continua a godersi il sonno – torna immediata alla memoria una ricerca letta qualche tempo fa.

Dormire e studiare

La ricerca coinvolge i dispositivi indossabili, l’utilizzo dei dati che sono in grado di produrre e – soprattutto – le persone. Nella fattispecie due professori del MIT – Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e i loro studenti. Utilizzando dei sistemi Fitbit, i dispositivi indossabili che permettono di monitorare le attività della persona che li porta al polso 24 ore al giorno, i professori Jeffrey Grossman e John Gabrieli hanno monitorato per mesi le reazioni psicofisiche di alcuni loro studenti alla mancanza o meno di sonno. L’esperimento ha coinvolto 100 ragazzi di una classe di ingegneria.
L’intento iniziale della ricerca era di evidenziare la correlazione esistente tra esercizio fisico e rendimento accademico, ma sono state le relazioni tra sonno e capacità di eseguire i test che hanno finito per attirare l’attenzione dei professori.
L’esperimento prevedeva che un quarto degli studenti coinvolti seguisse, unitamente alle attività di studio, una lezione particolarmente intensa di fitness appositamente strutturata per verificare le differenze di rendimento durante un esame tra il gruppo di studenti che eseguiva l’attività sportiva e il resto della classe.
Per quanto lo sport faccia sicuramente bene al corpo e al funzionamento anche del cervello, in realtà, i risultati dei test hanno dimostrato come non ci fosse differenza tra i due gruppi.

Abilità dormienti

Sono stati altri, invece, i risultati emersi dall’analisi della mole di dati che hanno stupito. Gli algoritmi del programma Fitbit, spiegano i ricercatori, hanno rilevato una difficoltà nello svolgimento delle attività in base alla durata e alla qualità del sonno.
Niente di più risaputo – penserete voi – del resto le mamme lo dicono da sempre che non esiste nulla come una buona dormita.
Ma a stupire i professori americani è stata la forte ed evidente relazione tra la qualità media di sonno e il voto ottenuto sugli 11 test che gli studenti hanno dovuto eseguire nel corso dei vari esami del semestre. Qualità media, appunto, perché altra evidenza della ricerca è stata che per assicurare buone prestazioni durante un test, dormire bene la notte prima non è sufficiente; il corpo, per funzionare al meglio a livello intellettivo, ha bisogno di un riposo mediamente costante e che si ottenga, dice il professore Grossman, durante i giorni in cui avviene l’apprendimento. Parlando in cifre, è emerso che i voti complessivi degli studenti con una media di sei ore e mezza di sonno diminuivano del 50% rispetto a coloro che avevano alle spalle solo un’ora in più di sonno.
L’incrocio dei dati raccolti ha dimostrato poi che per essere redditizio il sonno deve essere non solo di un certo numero di ore, ma avere anche una distribuzione costante: è meglio dormire ogni notte lo stesso numero di ore. Inoltre più si ritarda l’ora di andare a dormire e più si abbassa la qualità del riposo, a parità di ore dormite.
Insomma se siete un po’ Pisolo e vi infilate sotto le coperte alle dieci della sera, poco male, sappiate che non siete né pigri né pantofolai, bensì mentalmente guizzanti.

Il lavorio notturno

Sempre in merito alla correlazione tra attività del cervello e sonno, sulla rivista Science è stato pubblicato di recente uno studio effettuato dalla Boston University, da un team guidato dalla professoressa Laura Lewis, che illustra cosa accade nel cervello mentre si dorme. Monitorando il sonno di 13 soggetti attraverso il ricorso a cuffie EEG (elettroencefalografia), in grado di misurare le onde cerebrali – ovvero le onde elettriche provocate dall’attività nei neuroni –, è stato scoperto che mentre i neuroni si godono il meritato riposo, il liquido cerebrospinale o CSF, con la complicità del flusso sanguigno e delle onde cerebrali dà il via a un’intensa attività da netturbino. In pratica pulisce il cervello dalle scorie che l’attività durante la veglia ha formato, per lo più accumuli di proteine tossiche che, con l’andar del tempo, potrebbero essere tra le cause del declino di alcune capacità del cervello, come quelle mnemoniche.
Lo studio effettuato a Boston dovrà essere ulteriormente approfondito, ma potrebbe rappresentare un primo passo per comprendere e affrontare meglio i disturbi neurologici che sono spesso associati ai disturbi del sonno, come l’autismo e il morbo di Alzheimer, o più semplicemente dovuti all’età.

Intanto l’alba per me è ancora lontana, il vento non fa cenno a placarsi, il vicino a svegliarsi e la porta, ahimè, a smettere di sbattere.

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