Quando il terrorismo rimescola le carte
Scritto da Barbara Schiavulli in data Settembre 19, 2024
Gli attacchi degli ultimi due giorni in Libano e in Siria non hanno precedenti. Migliaia piccole apparecchiature di comunicazione, reperibili ovunque, manomesse in una parte qualsiasi del mondo, vendute, consegnate, rimaste dormienti per chissà quanto tempo e poi esplose colpendo persone al supermercato, a casa, in ufficio, in macchina, sedute ad un bar.
Li tenevano in mano, qualcuno alla cintura, qualcun altro in un taschino. Hanno colpito soprattutto Hezbollah, ma non solo.
Quello che si presume abbia compiuto Israele è un atto terroristico che non solo ha ferito, ucciso e sconvolto due paesi, ma ci riguarda tutti. Perché con la tecnologia ci viviamo, ci dormiamo, ci svegliamo, ci curiamo, andiamo ovunque.
Chi di noi dopo quello che è successo non ha guardato il proprio cellulare e ha pensato “e se per caso o per sbaglio, anche il mio fosse stato manomesso”? Che cosa sarebbe potuto accadere se cinque di quelle persone a cui sono esplosi i fianchi o le dita nelle ultime 24 ore fossero state su un aereo?
Guarderemo mai più il nostro computer, il nostro telefono, perfino il microonde con gli stessi occhi, almeno fino a quando li avremo per farlo? Penso ai pacemaker, agli impianti uditivi o ai carillon sulle culle dei bambini. A tutto quello che, con sufficienti soldi e conoscenze, può essere modificato.
E se un medico che ha ricevuto un cercapersone compromesso fosse in visita in un altro paese? Se fosse in mezzo noi? Questo attacco ci definisce tutti “danni collaterali”. Chi ha voluto farli esplodere ha dichiarato che chiunque può essere colpito.
Diavolerie tecnologiche
Magari molte di queste diavolerie tecnologiche, penso anche alle macchine fotografiche, ai registratori, ai microfoni, non si possono compromettere, ma in questo momento ne siamo certi?
Gli hezbollah comunicavano con i cercapersone proprio perché pensavano sarebbero stati più sicuri dei cellulari, più facilmente manipolabili.
Il terrorismo è questo, se non creare paura, creare ansia. Gli israeliani o chi per loro, non solo hanno attaccato persone in Libano e in Siria ma tutti quanti, dimostrando che se si vuole vivere al passo con la tecnologia, si è costantemente a rischio di un attacco.
Tornando alla dinamica mediorientale, all’evidenza del fatto che Israele ha ogni intenzione di allargare il conflitto a livello regionale cercando di provocare l’Iran fino a questo punto: perché nessuno ha condannato l’attacco del 18 settembre e di ieri con la stessa forza all’indomani dell’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre?
Perché nessuno condanna l’attacco?
Il dovere di condannare l’attacco del 7 ottobre è diventato un imperativo morale per chiunque per essere socialmente accettato in una conversazione, come se ci fosse bisogno di rassicurare che la violenza non è accettabile da qualsiasi parte provenga.
Ma se etici si deve essere, lo si deve essere che si tratti degli attacchi di Hamas o Hezbollah, ma anche forse peggio degli altri due che alla fine sono movimenti politici e militanti, Israele è uno Stato.
Quando i servizi segreti di uno Stato mettono in atto un attacco di matrice terroristica – perché se lo avessero fatto l’Isis o le Farc, così lo avrebbero chiamato – c’è da capire, per chi non lo aveva già capito, che la situazione sta sfuggendo di mano.
E che i rischi che Israele ci mette di fronte, per mano di un primo ministro eletto e che neanche il suo popolo riesce a controllare, ci costringono a affrontare la situazione.
Questo non significa intervenire violentemente, ma costringere ad una de-escalation della situazione. Come dovrebbe avvenire anche per tutti gli altri conflitti, a meno che improvvisamente siamo diventati autodistruttivi e vogliamo vivere in qualche serie distopica.
Ma senza andare troppo lontano, questo attacco coordinato, pensato, voluto, organizzato, da punto vista operativo, è molto interessante.
Perché Hezbollah utilizzava i cercapersone?
All’inizio di quest’anno i leader di Hezbollah avevano detto ai loro operativi, compresi combattenti e medici, di non utilizzare gli smartphone perché li avrebbero esposti ad attacchi informatici da parte di Israele.
“Il telefono che abbiamo in mano è un dispositivo di ascolto”, ha avvertito il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah in un discorso di febbraio.
In seguito ha aggiunto: “Vi dico che il telefono nelle vostre mani, nelle mani di vostra moglie e nelle mani dei vostri figli è un agente. È un agente mortale, non uno semplice”.
“È un agente mortale che fornisce informazioni specifiche e accurate. Pertanto, è richiesta grande serietà quando lo si usa”.
Parlava della stessa cosa che stai usando tu per leggere questo articolo in questo preciso momento.
Ai combattenti è stato detto di usare i cercapersone. I cercapersone funzionano inviando brevi messaggi di testo e notifiche agli utenti.
Funzionano anche su una rete wireless diversa da quella dei telefoni cellulari, il che li rende più resistenti in caso di emergenza: uno dei motivi per cui molti ospedali in tutto il mondo continuano a farvi affidamento.
È evidente che l’impiego di metodi di comunicazione low-tech non ha reso gli agenti di Hezbollah più sicuri.
Da dove vengono i cercapersone?
I cercapersone AR-924 sono stati prodotti dall’azienda ungherese BAC Consulting KFT, ma portano il marchio dell’azienda taiwanese Gold Apollo.
Questo è stato autorizzato, ha affermato Gold Apollo. Il presidente Hsu Ching-kuang ha dichiarato ieri ai giornalisti che la sua azienda ha un accordo di licenza con BAC da tre anni.
Hezbollah ha ordinato i cercapersone da Gold Apollo all’inizio di quest’anno. La polizia è stata vista negli uffici della società a Taiwan ieri.
Il cercapersone AR-924, pubblicizzato come “robusto”, contiene una batteria al litio ricaricabile con una durata di 85 giorni, fondamentale in Libano, dove le interruzioni di corrente sono comuni. I cercapersone possono ricevere messaggi di testo lunghi fino a 100 caratteri.
C’è Israele dietro gli attacchi?
Israele non ha commentato pubblicamente gli attacchi, ma è stato ampiamente riportato che i responsabili sono i suoi servizi segreti e il suo esercito.
Hezbollah ha affermato che il Mossad, l’agenzia di spionaggio israeliana, ha piazzato degli esplosivi all’interno di 5.000 cercapersone, intervenendo “a livello di produzione”.
Una fonte di Hezbollah ha detto alla Reuters che, all’interno di ogni cercapersone, erano nascosti tre grammi di esplosivo.
Sostenevano che i cercapersone fossero truccati in modo da esplodere quando ricevevano un codice specifico.
Un’altra fonte ha dichiarato all’agenzia di stampa che “il Mossad ha iniettato all’interno del dispositivo una scheda contenente materiale esplosivo che riceve un codice”.
Hanno aggiunto: “È molto difficile rilevarlo con qualsiasi mezzo. Anche con qualsiasi dispositivo o scanner”.
Circa 3.000 dei 5.000 cercapersone sono esplosi.
Secondo alcuni resoconti, Israele avrebbe pianificato di far esplodere i cercapersone in un secondo momento, ma alla fine li avrebbe fatti saltare in aria perché temeva che Hezbollah avrebbe presto scoperto il complotto.
Un portavoce di Hezbollah ha affermato che si è trattato della “più grande violazione della sicurezza finora”.
I filmati condivisi sui social media mostrano cercapersone che esplodono nelle tasche delle persone, mentre altre immagini mostrano vittime ferite nelle esplosioni.
L’ambasciatore iraniano è rimasto ferito nell’attacco, ha perso un occhio e ha compromesso l’altro. Due bambini sono morti. Il mondo, per chi sceglie la guerra, è ormai solo un “danno collaterale”.
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