Que viva el Che Guevara

Scritto da in data Luglio 16, 2021

La storia di un uomo attraverso la fotografia che lo ha reso vivo per sempre. La storia di una rivoluzione, di un sogno, di un popolo. Valentina Barile su Radio Bullets insieme a Marco Rizzo – giornalista, editor e scrittore – e Lelio Bonaccorso – fumettista e illustratore – con Que viva el Che Guevara, graphic novel pubblicata da Giangiacomo Feltrinelli Editore.

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Punti di vista

Marco Rizzo

Spesso i narratori di storie raccontano qualcosa che è già stato raccontato. Per fortuna, però, le storie hanno quasi sempre dei punti scoperti che permettono di riaprire casi, approfondirli fino a riscrivere intere pagine di fatti mai svelati. Soprattutto quando si tratta di vicende storiche che meritano di essere indagate ancora, come la vita di Ernesto Che Guevara, stavolta raccontata attraverso un fumetto; Marco Rizzo ai microfoni di Radio Bullets: «Lavorare a un qualunque tipo di racconto di Che Guevara è un lavoro complicato perché hai alle spalle veramente una fila di giganti che lo hanno fatto egregiamente e, nel caso del fumetto, c’è la bio di Oesterheld e Breccia, c’è “L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara” di Magnus, quindi, insomma, non è facile. Noi abbiamo provato a raccontare un elemento diverso, cioè il racconto della fotografia del Guerrillero Heroico, di come sia arrivato in Italia. Questo ci ha permesso di dare per scontato alcune cose e, a livello di sceneggiatura, potere saltare da un momento all’altro della vita del Che e raccontare alcuni elementi, in particolare della sua personalità, della sua vita e della rivoluzione, e allo stesso tempo abbiamo omaggiato chi ci ha preceduto, o con delle scelte di stile, o con delle scelte di caratterizzazione dei personaggi, in particolare di Mario Terán, l’uomo che uccise Che Guevara, che è basato sulla versione disegnata da Magnus. Comunque, alla base come sempre, per il lavoro di questo libro c’è una folta documentazione che in buona parte avevo già in casa essendo appassionato della figura del Che e, come spesso accade in questi casi, quello che bisogna fare è provare a sintetizzare il più possibile e anche, come dire, valutare le varie attendibilità delle fonti».

Scrivere e disegnare

Lelio Bonaccorso

Come si lavora in due? Quali sono le tecniche e i metodi? Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso sono una coppia artistica di lunga data. Parole e disegni, colori, toni si fondono come fossero prodotti da una sola mano. Marco Rizzo: «Con Lelio siamo anzitutto amici, oltre che colleghi e collaboratori, quindi lavoriamo con estrema fiducia l’uno del lavoro dell’altro. Inoltre abbiamo ormai ottimizzato un metodo di lavoro che ci permette di avere una traccia da parte del mio soggetto di dove vogliamo andare a finire con il racconto, così io posso mandare a Lelio blocchi di sceneggiatura – blocchi di cinque, dieci pagine – e lui mi risponde con gli schizzi dei layout della tavola su cui ci confrontiamo insieme, magari su delle idee che lui può avere avuto rispetto alla sceneggiatura, in termini di quadratura, di composizione della tavola e così via. Questo, se da un lato accorcia i tempi, perché lui non aspetta che termini la sceneggiatura prima di mettersi a lavorare, dall’altro li allunga perché chiaramente c’è un confronto tavola per tavola, pagina per pagina su quello che andiamo a realizzare. Però, ecco, io credo che un buon fumetto realizzato a quattro mani funziona bene quando c’è sinergia e stima reciproca fra lo sceneggiatore e il disegnatore e, nel nostro caso, ormai da più di dieci anni lavoriamo insieme».

Raccontare il Che, ancora e ancora…

«Gli imperialisti si preparano a reprimere i popoli americani e stanno formando l’internazionale del crimine. Gli Stati Uniti intervengono in America traendo a pretesto la difesa delle libere istituzioni. Verrà il giorno in cui questa Assemblea avrà acquistato una maturità maggiore e chiederà al governo nordamericano di garantire la vita della popolazione negra e latinoamericana che vive in questo paese, e che è in maggioranza nordamericana di origine o d’adozione – come può sostituirsi o definirsi guardiano della libertà chi assassina i propri figli e li discrimina ogni giorno in base al colore della pelle, chi lascia in libertà gli assassini dei negri, e per di più li protegge, mentre punisce la popolazione negra che esige il rispetto dei suoi legittimi diritti di libertà?» – da “Que viva el Che Guevara” (Giangiacomo Feltrinelli Editore).

Lelio Bonaccorso: «Confrontarsi con una figura storica importante come Che Guevara è sempre molto impegnativo ed emozionante. Devo dire che per me è stato un onore, e anche un compito non facile, quello di ridisegnare queste tavole, vuoi perché c’è un coinvolgimento emotivo, vista la stima che io provo appunto per il comandante Che Guevara, vuoi perché si erano già confrontati altri artisti molto più grandi di me prima. Qui ho cercato inoltre un approccio diverso: ci sono infatti tre stili di disegno diversi per momenti narrativi differenti, c’è il bianco e nero, c’è il colore, l’acquerello e c’è il grigio».

Alberto Korda, pseudonimo di Alberto Díaz Gutiérrez, fotografo cubano, scattò la famosa immagine di Ernesto Che Guevara il 5 marzo 1960 a L’Avana, con una Leica. Le fotografie scattate furono due, regalate poi a Giangiacomo Feltrinelli che le pubblicò sia come poster nel 1967, l’anno della morte del Che, sia come copertina per il libro “Diario in Bolivia” nel 1968. Lelio Bonaccorso conclude su Radio Bullets: «Se oggi dovessi dire chi era Che Guevara ai ragazzi, probabilmente mi concentrerei sul fatto che era un argentino, dunque non un cubano, che realmente ha sacrificato la propria vita per aiutare i più deboli e liberarli da una schiavitù. Non era una persona attaccata alle poltrone, tant’è che nel momento in cui lui diventò ministro dell’economia lasciò per dedicarsi a questo ideale. Veramente uno degli ultimi sognatori, veri rivoluzionari. E direi di leggere il suo diario, di leggere le sue frasi – direi loro – perché oggi c’è bisogno di figure come Che Guevara: probabilmente oggi se lui vedesse il mondo in cui stiamo vivendo sono sicuro che non gli piacerebbe, perché questo mondo ha preso una piega un po’ complicata. Ma di certo il suo esempio, la sua storia – che a me emozionano sempre – possono essere d’ispirazione anche per i più giovani».

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