12 dicembre 2020 – Notiziario Africa
Scritto da Giusy Baioni in data Dicembre 12, 2020
Ascolta il podcast
- Rd-Congo: i deputati votano il licenziamento della presidente dell’Assemblea nazionale, dopo giorni di caos in parlamento (copertina).
- Unione Africana: al via il toto nomine in vista del rinnovo delle cariche.
- Marocco-Repubblica Sahrawi: non si placano le polemiche per la decisione di Trump.
- Nigeria: la Corte Penale Internazionale chiede l’avvio di un’indagine sulla violazione dei diritti umani nel nord della Nigeria da parte di Boko Haram
- Etiopia: nuovo accordo per l’accesso umanitario al Tigray
Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguzzin
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
Jeanine Mabunda non è più la presidente dell’Assemblea nazionale congolese. La maggioranza dei deputati ha votato a favore del suo licenziamento. Ciò avviene dopo che il 6 dicembre il presidente Félix Tshisekedi, con un discorso alla nazione in diretta tv, ha formalizzato la rottura dell’alleanza che lo legava al predecessore, Joseph Kabila.
Si tratta di un punto di svolta nel quinquennio di Tshisekedi. Nell’Assemblea nazionale, dove la coalizione pro-Kabila FCC (Front Commun pour le Congo) godeva di larga maggioranza, i deputati hanno votato giovedì scorso per dimissionare tutto l’ufficio guidato da Jeanine Mabunda, fedelissima di Kabila. La seduta si è svolta in un clima tesissimo, dopo giorni di violente discussioni e anche di scontri fisici, tanto che alcuni deputati hanno vandalizzato gli ambienti del parlamento e addirittura introdotto armi da taglio e oggetti contundenti, provocando diversi feriti come documentato da diversi video sui social. Ciò nonostante, 281 dei 484 deputati presenti (su 500) hanno votato “sì” per la dimissione.
#RDC: La tension est vive à l'instant au Palais du Peuple entre pro Tshisekedi et pro Kabila. "il y a déjà quelques blessés", dit un député. Il ajoute que, "si la police n'intervient pas, il risque d'avoir mort d'homme" pic.twitter.com/jR7qFW96hN
— Stanis Bujakera Tshiamala (@StanysBujakera) December 8, 2020
Questo risultato segna dunque la nascita di una nuova maggioranza pro-Tshisekedi.
La caduta dell’ufficio di Jeanine Mabunda è una battuta d’arresto per la FCC, in quanto il presidente della camera bassa, seconda personalità dello Stato in ordine di protocollo, ha svolto un ruolo chiave nel sistema di Kabila. La petizione approvata giovedì ha criticato Mabunda in particolare per la “gestione opaca” del fondo dell’Assemblea. I firmatari hanno inoltre accusato la Presidente dell’Assemblea Nazionale di «essersi distinta per iniziative conflittuali e partigiane».
Ora Tshisekedi nominerà un informatore che avrà trenta giorni − rinnovabili una sola volta − per individuare una nuova maggioranza e formare un nuovo governo.
UNIONE AFRICANA
Ormai è confermato: Moussa Faki Mahamat è l’unico candidato a succedere a sé stesso alla presidenza della Commissione dell’UA. La sua e le altre cariche sono infatti in scadenza e verranno rinnovate il prossimo febbraio.
La presidenza di turno dell’Unione, invece, spetterà proprio al congolese Félix Tshisekedi.
Se dunque la rielezione del ciadiano Moussa Faki Mahamat, per un secondo mandato a capo della Commissione dell’Unione Africana (UA), è ormai solo una formalità, è invece scontro aperto per designare il candidato alla vicepresidenza: il Rwanda ha nominato l’economista Monique Nsanzabaganwa, vice governatrice della Banca nazionale del Rwanda, data per favorita, che se la vedrà con l’ex ministro gibutiano Hasna Barkat Daoud, l’accademica ugandese Pamela Kasabiiti Mbabazi, la diplomatica ghanese Martha Ama Akyaa Pobee e l’ex vicepresidente del Gambia Fatoumata Jallow-Tambajang.
MAROCCO-SAHRAWI
Non si placano le polemiche all’indomani della decisione del presidente uscente Donald Trump di riconoscere la sovranità del Marocco sui territori Sahrawi. Moneta di scambio, la firma di un accordo per la normalizzazione delle relazioni del Marocco con Israele. Un evento che Trump presenta come “storico”.
«Il Marocco ha riconosciuto gli Stati Uniti nel 1777. È quindi necessario riconoscere la sua sovranità sul Sahara Occidentale», ha twittato Donald Trump, per poi aggiungere in un secondo tweet: «Oggi ho firmato un proclama che riconosce la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. La proposta di autonomia seria, credibile e realistica del Marocco è l’UNICA base per una soluzione giusta e duratura per una pace e una prosperità durature!».
Today, I signed a proclamation recognizing Moroccan sovereignty over the Western Sahara. Morocco's serious, credible, and realistic autonomy proposal is the ONLY basis for a just and lasting solution for enduring peace and prosperity!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 10, 2020
La normalizzare delle relazioni fra Marocco e Israele segue quelle di altri tre paesi arabi: Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan. Se per gli israeliani questa è una svolta “storica” nelle parole del primo ministro Benyamin Netanyahu, al contrario, per i palestinesi è un altro giorno “buio”.
«Corruzione e ricatto da parte dell’amministrazione Trump» che cerca di agire prima che Biden prenda il sopravvento, analizza Hanan Ashrawi, da poco dimessosi dal comitato centrale dell’OLP.
Per il momento nessuna reazione ufficiale dell’Autorità palestinese, ma il re del Marocco Mohammed VI ha parlato con il presidente palestinese Abbas per assicurargli che «non rinuncerà mai al suo ruolo di difesa dei legittimi diritti del popolo palestinese».
Furiosa la reazione del Fronte Polisario, il cui portavoce ha dichiarato alla BBC: «La sovranità sul Sahara Occidentale è una decisione che dovrebbe essere presa esclusivamente dal popolo sahrawi» e «non appartiene agli Stati Uniti» o a qualsiasi altra potenza.
Ricordiamo che l’Unione Africana riconosce la Repubblica Araba Democratica Sahrawi dal 1984 e proprio per questo il Marocco è stato per 33 anni fuori dall’UA, rientrandovi solo nel 2017. I sahrawi attendono dal 1991 lo svolgimento di un referendum per l’autodeterminazione.
L’annuncio del presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump arriva settimane dopo la ripresa delle ostilità tra le forze marocchine e quelle del Polisario, interrompendo quasi tre decenni di “cessate il fuoco”.
NIGERIA
Il procuratore della Corte Penale Internazionale ha chiesto l’avvio di un’indagine formale sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità in Nigeria, dopo un’indagine decennale sulla violenza nel nord-est che ha coinvolto militanti di Boko Haram.
La procuratrice Fatou Bensouda ha affermato che la stragrande maggioranza dei crimini è stata commessa da “attori non statali”, ma che anche le forze di sicurezza nigeriane sono state indagate.
Il conflitto ha ucciso oltre 30.000 persone e sfollato più di due milioni di persone.
L’esame preliminare della Corte Penale Internazionale, iniziato nel 2010, ha ora concluso che «i criteri per avviare un’indagine sulla situazione in Nigeria sono stati rispettati».
Amnesty International ha accolto con favore l’importante decisione, che renderebbe possibile la «richiesta di giustizia per le vittime».
Bensouda ha fatto un lungo elenco di atti imputati a Boko Haram che costituiscono crimini contro l’umanità e crimini di guerra: omicidio, stupro, schiavitù sessuale, tortura, persecuzione, presa di ostaggi e arruolamento di bambini di età inferiore ai 15 anni in gruppi armati.
Bensouda ha affermato che era sua convinzione che questi crimini dovessero essere perseguiti dal sistema giudiziario nigeriano ma, sebbene fossero stati compiuti alcuni sforzi, non avevano perseguito i sospetti che la Corte Penale Internazionale riteneva dovessero essere processati.
Intanto, numerosi attivisti e celebrità internazionali hanno scritto al presidente nigeriano Muhammadu Buhari per chiedere giustizia per i dimostranti incarcerati per aver manifestato contro la brutalità della polizia in Nigeria, lo scorso ottobre.
La lettera, firmata da figure di spicco tra cui l’attivista Greta Thunberg e la cantante Alicia Keys, chiede al presidente nigeriano di rilasciare i manifestanti, indagare sulle forze armate e garantire il diritto alla protesta pacifica.
Affermano che come sostenitori del movimento “Black Lives Matter”, non possono rimanere in silenzio quando le atrocità vengono commesse dai paesi africani.
A ottobre le proteste contro la brutalità della polizia in Nigeria sono sfociate in violenza quando i soldati hanno aperto il fuoco sui manifestanti nel centro commerciale di Lagos.
Da allora gli attivisti coinvolti nelle proteste affermano di essere stati presi di mira dalle autorità.
Ad alcuni di loro sono stati congelati i conti bancari dalla Banca centrale nigeriana e altri sono stati arrestati senza accusa, prima di essere finalmente rilasciati
ETIOPIA
Dopo il fallimento dell’accordo tra le Nazioni Unite e Addis Abeba la scorsa settimana, mercoledì è stato raggiunto un nuovo accordo umanitario. Il Segretario generale delle Nazioni Unite annuncia l’istituzione di missioni congiunte di valutazione dei bisogni.
Secondo Antonio Guterres, questo secondo accordo consentirà «di garantire il pieno accesso a tutto il territorio e la piena capacità di avviare operazioni umanitarie».
Cosa tutt’altro che scontata: domenica, in base ai termini del primo accordo tra l’ONU e l’Etiopia, una squadra umanitaria è stata colpita e arrestata dai soldati, mentre cercava di accedere al campo profughi eritreo di Shimelba.
L’International Rescue Committee (IRC) ha invece annunciato la morte di un membro del personale in un campo profughi in Etiopia, senza altri dettagli, che faticano ad arrivare data l’impossibilità di comunicare nella regione.
Da parte sua, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha dichiarato che «la situazione in Etiopia è incontrollabile e con terribili ripercussioni sui civili». Ha riferito di «attacchi indiscriminati contro civili, obiettivi civili, saccheggi, rapimenti e violenze sessuali contro donne e ragazze». E anche del «reclutamento forzato dei tigrini per combattere contro la propria comunità».
REPUBBLICA POPOLARE DEL CONGO
Il presidente della Repubblica Popolare del Congo, Denis Sassou Nguesso, uno dei leader più longevi del mondo, correrà per un quarto mandato alle elezioni previste per il prossimo marzo: lo ha annunciato giovedì la coalizione di governo.
Il 77enne guida il paese, detto anche Congo-Brazzaville, da quando è diventato presidente per la prima volta nel 1979. Ovvero, da 36 anni.
L’annuncio ufficiale potrebbe giungere durante il discorso alla Nazione previsto per il 19 dicembre, quando potrebbe anche fissare la data del voto, previsto per marzo 2021.
Il paese aveva tenuto un referendum nel 2015 per rimuovere il limite di età di 70 anni e il divieto per i presidenti di ottemperare a più di due mandati, permettendo a Sassou Nguesso di farsi rieleggere nel 2016. Non senza spargimento di sangue durante le proteste.
Il Congo Brazzaville è un paese ricco di petrolio ma impoverito, nella morsa di una profonda crisi economica, innescata dal crollo dei prezzi del petrolio e peggiorata dal debito di lunga data e dall’impatto della pandemia di coronavirus.
GHANA
Il candidato presidenziale dell’opposizione ghanese, John Mahama, contesta il risultato delle elezioni appena svoltesi, nonostante la commissione elettorale abbia dichiarato il presidente in carica Nana Akufo-Addo vincitore delle elezioni con il 51,59% dei voti totali espressi.
Mahama ha guidato il Ghana tra il 2012 e il 2017. Si è candidato di nuovo alle elezioni presidenziali di questo mese, ma è arrivato secondo con il 47,36% dei voti, secondo il corpo elettorale.
Ha anche accusato i militari di interferire nelle elezioni e ha detto ai giornalisti, «prenderemo tutte le misure legittime per invertire questa tragedia della giustizia».
Mahama ha detto che il processo di verifica non è stato seguito, rendendo il voto “illegale”.
SUDAN
Continua il braccio di ferro tra il generale Burhan, capo del Consiglio Sovrano, e parte della società civile e dei partiti politici. All’inizio di dicembre, l’ufficiale ha firmato un decreto che istituisce il Transitional Partners Council. Questo nuovo organismo di transizione è visto come una minaccia da molti sudanesi che lo leggono come uno strumento per rafforzare il potere dei militari e indebolire la rivoluzione.
L’obiettivo ufficiale del TPC è guidare la transizione riunendo i punti di vista tra le istituzioni. Sarà composto da 29 membri, di cui 6 soldati, il Primo Ministro, 13 membri del movimento civile FFC e 9 ex ribelli SRF.
L’annuncio ha scatenato un putiferio. Abdel Fatah al-Burhan è accusato di voler concentrare il potere nelle mani del TPC per indebolire la rivoluzione a vantaggio dei militari.
Il Partito comunista ha parlato apertamente di “tentato colpo di Stato”.
Un altro punto di contesa è la presenza nel TPC del tenente generale Abdelrahim Hamdan Dagalo, fratello di Hemetti, ex leader della milizia sospettato di numerosi crimini.
TOGO
Continua a suscitare scalpore l’arresto di Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson e Gérard Djossou, incriminati per associazione a delinquere e attacco alla sicurezza interna dello Stato. Mercoledì, durante una conferenza stampa, diversi partiti politici e associazioni della società civile sono intervenuti chiedendo la liberazione dei due oppositori.
Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson, nuova coordinatrice della Dynamique Mgr Kpodrzo (DMK), e Gérard Djossou, incaricato degli affari sociali e dei diritti umani, sarebbero vittime di detenzione abusiva, secondo le opposizioni, che parlano di una pratica «che risale all’era sovietica, di utilizzare la giustizia», un pretesto «per decapitare i movimenti di protesta».
«C’è un procedimento penale in corso e il governo non vuole fare nessuna dichiarazione», è stato il solo commento di Akodah Ayewouadan, ministro delle Comunicazioni e dei Media, portavoce del governo.
CORONAVIRUS
L’Uganda ha richiesto più di due milioni di dosi di vaccini Covid-19 poiché il numero di casi nella nazione dell’Africa orientale supera i 25.000. «Il ministero ha quantificato e richiesto il vaccino AstraZeneca Covid-19 attraverso l’Alleanza globale per i vaccini e l’immunizzazione (Gavi) e il processo è in una fase avanzata», ha affermato il direttore generale dei servizi sanitari, Henry Mwebesa. «Questo vaccino ha ricevuto l’autorizzazione e l’approvazione dell’Organizzazione mondiale della sanità… È importante notare che solo i vaccini approvati dal Ministero della Salute e dall’OMS possono essere somministrati alla popolazione dell’Uganda» ha aggiunto il dottor Mwebesa. L’Uganda prevede di ricevere due milioni di dosi gratuite da Gavi all’inizio del 2021 ma «sta mettendo da parte un budget per procurarne di più per l’intera popolazione».
C’è stato un aumento del numero di infezioni quotidiane in un momento in cui il paese si prepara a tenere le elezioni generali il 14 gennaio 2021 e alcuni politici sono stati accusati di non aver aderito alle linee guida sanitarie stabilite durante le campagne.
Sudafrica: il presidente della Corte Suprema del Sudafrica, Mogoeng Mogoeng, ha provocato scalpore dopo essere stato filmato mentre prega contro i “vaccini del diavolo” per il Covid-19. In un video ampiamente condiviso sui social, si vede il capo della giustizia pregare contro i vaccini Covid-19 che “corromperanno il DNA”. Il suo ufficio ha confermato ai media locali che il film è stato girato in un evento pubblico. Un video della preghiera è stato condiviso dal giornalista Abongile Dumako.
WATCH:Chief Justice Mogoeng Mogoeng closes his address through a prayer for the country. He's at Tembisa Hospital today. #SABCNews pic.twitter.com/lpVeRgu9xi
— Abongile Dumako (@AbongileDumako) December 10, 2020
GUINEA EQUATORIALE
La Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia ha stabilito che la Francia aveva il diritto di sequestrare una villa parigina di proprietà del figlio del presidente della Guinea equatoriale, Teodorin Obiang, a seguito della sua condanna del 2017 per riciclaggio di denaro.
La Guinea Equatoriale aveva affermato che l’edificio era soggetto a immunità diplomatica.
Nonostante le ricchezze di petrolio e gas, il 76% degli 1,5 milioni di abitanti della Guinea Equatoriale vive in povertà, secondo l’ONU e la Banca mondiale.
Il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo governa il paese da 41 anni.
Suo figlio, che è anche vicepresidente, ha recentemente fatto notizia per aver condiviso su Instagram filmati delle sue sontuose vacanze. Secondo il giornalista investigativo Emmanuel Freudenthal, il signor Obiang aveva soggiornato in un hotel su un’isola privata delle Maldive al costo di $ 50.000 a notte.
KENYA
Un “giudizio storico”: quattro donne vittime di violenza sessuale in seguito alle contestate elezioni del 2007 in Kenya riceveranno un risarcimento. Il giudice ha stabilito che lo Stato ha violato i loro diritti quando non ha indagato sui loro casi e il governo kenyota è stato pertanto condannato a pagare $ 36.000 a ciascuna delle vittime.
Potrebbe essere un precedente per centinaia di altre persone che hanno subito abusi sulla scia delle elezioni, quando oltre mille persone persero la vita e 500.000 furono sfollate a causa della violenza interetnica scoppiata alla fine di dicembre 2007.
Intanto, l’Alta Corte del Kenya ha ordinato a tutti i parlamentari del paese di rimborsare la loro indennità di alloggio. I 416 deputati devono rimborsare 1,2 miliardi di scellini.
Ogni legislatore sarà tenuto a rimborsare 2,8 milioni di scellini al governo nel prossimo anno.
I parlamentari kenioti sono tra i più pagati al mondo e sono stati spesso accusati da organizzazioni non governative di frodare i contribuenti.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA
Nella Repubblica Centrafricana, come in molti altri paesi in via di sviluppo, molti bambini non hanno un certificato di nascita perché non sono stati registrati dai genitori, perché il conflitto ha sfollato molti centrafricani, perché i documenti sono andati distrutti… questi bambini per lo stato non esistono, sono dei fantasmi. Per ottenere a posteriori l’atto di nascita è richiesta una sentenza supplementare dai tribunali, con procedure redditizie e complicate.
Per facilitare queste procedure, organizzazioni come Avocats sans frontières o l’UNHCR lavorano in collaborazione con il sistema giudiziario, per portare la giustizia più vicino ai cittadini, durante le operazioni a Bouar, Berbérati. Recentemente, quattro magistrati sono stati così mobilitati per due intere settimane sul campo per occuparsi di casi di minori nel 3° distretto di Bangui, con una sorta di “tribunale mobile”. Un modo semplice per andare incontro alle esigenze reali delle persone e risolvere un problema annoso e dalle molteplici conseguenze.
UGANDA-STATI UNITI
Per la prima volta, la Disney collaborerà con disegnatori e autori africani per creare una serie animata ambientata nel continente.
Tutto nasce dalla sfrontatezza di un animatore ugandese, Hamid Ibrahim, in seguito a un’affermazione fatta alla BBC due anni fa, secondo cui il suo team avrebbe «preso a calci in culo la Disney». Due anni dopo la Disney, invece di combattere Ibrahim e i suoi colleghi, ha annunciato una collaborazione.
Iwájú sarà una lunga serie “intrisa di fantascienza” basata in una futuristica Lagos, in Nigeria, dice Disney.
Ibrahim, insieme ai nigeriani Ziki Nelson e Tolu Olowofoyeku, aveva creato la compagnia Kugali per raccontare «storie ispirate alla cultura africana usando fumetti, arte e realtà aumentata», secondo il loro sito web.
«Questo spettacolo combinerà la magia e l’esperienza di animazione della Disney con il fuoco e l’autenticità della narrazione di Kugali», ha detto Nelson.
Ha affermato la direttrice creativa dei Walt Disney Animation Studios, Jennifer Lee: «C’erano tre talentuosi disegnatori di fumetti. Il loro sogno era portare le storie africane create da artisti africani nel mondo, mettendo in evidenza la diversità di culture, storie e voci in tutto il continente. Il loro talento come narratori ci ha sconvolti».
Secondo Disney, non solo questa sarà la prima volta che uno dei suoi progetti sarà ambientato in un’Africa «immaginata e raccontata dai registi della regione», ma sarà anche la prima collaborazione con un’altra società creativa «per portare un progetto a buon fine».
Iwájú uscirà sul canale Disney+ nel 2022.
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