13 aprile 2020 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Aprile 13, 2020
Cessate il fuoco, anche dentro casa: c’è il coronavirus. A sessi alterni a Bogotà. La pandemia affosserà le poche conquiste delle donne fatte fino a ora? In Vaticano una nuova commissione di studio sul diaconato femminile. E infine, una bella storia di solidarietà europea (che per una volta funziona)
Coronavirus, allarme Onu sulla violenza domestica
L’allarme è stato lanciato da subito. Fin da quando è cominciata questa pandemia e soprattutto l’isolamento domiciliare che al momento è l’unica risposta che abbiamo contro il contagio del virus, alla serrata, al lockdown scelto da quasi tutti i paesi nel mondo per fermare la diffusione del coronavirus si è unita la preoccupazione, l’orribile angoscia per l’aumento dei casi di violenza domestica. Perché “restate a casa “è una frase possibile per tanti e tante ma è una condanna per chi deve restare in casa chiusa con il proprio maltrattante.
Un allarme così reale da diventare un appello globale lanciato dal segretario generale delleNazioni Unite, Antonio Guterres, per proteggere le donne e le ragazze “a casa”. “La violenza non si limita al campo di battaglia”, dice Guterres in una dichiarazione e in un video in inglese con sottotitoli in francese, arabo, spagnolo, cinese e russo. L’Onu ha chiesto il cessate il fuoco in tutti i teatri di guerra per combattere la malattia. E perché la guerra non può che peggiorare le cose, ancor più in una situazione come quella epocale che stiamo vivendo. Ora Guterres chiede il cessate il fuoco anche nella violenza domestica. “Sfortunatamente, molte donne e ragazze sono particolarmente a rischio di violenza proprio dove dovrebbero essere protette. Nelle loro case. Ecco perché faccio un nuovo appello per la pace nelle abitazioni, in tutto il mondo. Nelle ultime settimane, poiché le pressioni economiche e sociali sono peggiorate e la paura è cresciuta, il mondo ha subito un orribile fiammata di violenze domestiche”, dice il capo delle Nazioni Unite.
“Esorto tutti i governi a prendere misure per prevenire la violenza contro le donne e fornire rimedi per le vittime come parte del loro piano d’azione nazionale contro Covid-19”. Guterres chiede l’istituzione di “sistemi di allarme di emergenza nelle farmacie e nei negozi di alimentari”, gli unici a rimanere aperti in molti paesi. Lo fanno già in Spagna, se ne parla in Francia, per esempio. “Dobbiamo garantire che le donne possano chiedere aiuto in modo sicuro, senza che coloro che le maltrattano se ne accorgano”, dice.
Passi indietro nell’uguaglianza di genere?
Sempre dalle Nazioni Unite arriva un altro allarme: un’economia globale in caduta libera, 1,52 miliardi di studenti e studentesse bloccati a casa, drammatiche ondate di violenza domestica e sistemi sanitari sopraffatti da una sola malattia. La tempesta perfetta, scrive il Guardian, per effetti collaterali pessimi per le donne.
“Non esiste un’unica società in cui abbiamo raggiunto l’uguaglianza tra uomini e donne, e quindi questa pandemia si sta sovrapponendo alle disuguaglianze esistenti, e sta aggravando quelle disuguaglianze”, dice al Guardian Nahla Valji, consulente senior delle Nazioni Unite per il genere presso l’ufficio esecutivo del segretario generale.
L’attuale emergenza per la salute pubblica significherà probabilmente un impatto economico sproporzionato per le donne, che spesso lavorano nei settori dei servizi colpiti duramente da Covid-19. Tendono anche ad assumere la maggior parte dell’assistenza familiare non retribuita a casa, un peso che è diventato ancora più oneroso a causa del distanziamento fisico e dell’isolamento personale.
E, anche se le donne rappresentano il 70% della forza lavoro globale nel settore sanitario, le risorse essenziali di cui hanno bisogno per stare bene – servizi di salute riproduttiva, cure materne – potrebbero finire in secondo piano mentre gli ospedali del mondo si ritrovano in modalità crisi. E questo, a sua volta, potrebbe portare a più mortalità materna, giovani gravidanze e malattie a trasmissione sessuale, secondo un documento programmatico delle Nazioni Unite pubblicato nei giorni scorsi.
A causa della pandemia, il rapporto afferma che “anche i limitati successi ottenuti negli ultimi decenni” verso l’uguaglianza di genere “sono a rischio di non ritorno”.
Argentina
Le donne e chi fa parte della comunità Lgbtq vittime di violenza possono non rispettare la quarantena in Argentina. La disposizione, firmata dalla ministra delle Donne, generi e diversità, Elizabeth Gómez Alcorta, permette a queste persone di uscire di casa, sole o con figli, per denunciare e chiedere aiuto. Si tratta di un’eccezione al decreto firmato dal presidente della repubblica Alberto Fernández sull’isolamento sociale.
Solidarietà europea (che funziona)
Dall’Inghilterra, attraverso l’Europa, 30 pacchi di cibo sono arrivati in Calabria alle famiglie di migranti allo stremo a causa della lockdown. Una raccolta fondi nata dalla storia e dall’idea di Anna Rita Bennato, italiana che vive e lavora in Inghilterra da anni. La raccolta fondi, per i rifugiati che vivono in Calabria, è qui.
“Questi che stiamo vivendo sono giorni difficili dove si spera che questa pandemia presto venga superata, con la scoperta di un vaccino, ridonandoci la nostra quotidianità”, spiega la docente. La Calabria è la regione in Italia con il più basso reddito pro capite ed è anche la regione con il più alto tasso di disoccupazione. “Il blocco della produzione comporta una caduta nella richiesta di lavoro, e quindi il non pagamento dei salari, che per molti significa non essere in grado di avere un pasto al giorno”.
“Avvalendosi della rete di contatti internazionali e delle esperienza di volontariato maturata in diverse altre occasioni”, Anna Rita apre una pagina di raccolta fondi per fornire cibo alle famiglie locali e di migranti che vivono nel territorio dove lei è cresciuta, anche se ormai lasciato da oltre 25 anni.
A sessi alterni
Ne avevamo parlato la settimana scorsa, succede a Panama, in Perù e da oggi anche a Bogotà: la quarantena in Colombia è stata estesa fino al 27 aprile, e gli abitanti di Bogotà, la capitale, dovranno adattarsi a uscire di casa durante la settimana a giorni alterni, a seconda del sesso di appartenenza.
A prendere la decisione è stata la sindaca della Capitale, Claudia Lòpez. Il provvedimento ricalca la decisione delle scorse settimane di Panama e Perù. Secondo gli ultimi dati, in Colombia il coronavirus ha fatto 109 morti, 257 persone sono guarite e 2.776 sono i casi confermati. Da oggi gli uomini possono uscire (sempre per acquisti e questioni urgenti) nei giorni dispari, il lunedì, mercoledì e venerdì, mentre il martedì, giovedì e sabato tocca alle donne. Per prevenire eventuali critiche – e problematiche che stanno di fatto avvenendo negli altri Paesi che hanno optato per la stessa strategia, come segnalato dalle comunità lgbtq – la sindaca (che è peraltro sposata con una donna, una senatrice) ha specificato che le persone lgbtq possono circolare secondo il genere a cui ritengono di appartenere.
In Vaticano una nuova commissione di studio sul diaconato femminile
E cambiamo argomento. Papa Francesco ha deciso di istituire una nuova Commissione di studio sul diaconato femminile, chiamando a presiederla il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila. “La Women’s ordination Conference accoglie con favore l’annuncio della nomina di una nuova commissione vaticana che studia l’ordinazione delle donne diaconesse. Questa notizia arriva 165 giorni dopo le osservazioni di Papa Francesco al termine del Sinodo dei Vescovi sulla regione amazzonica, quando si è impegnato a studiare ulteriormente l’argomento”, commenta l’organizzazione in una nota.
“Nel maggio 2019 – continua la Women’s ordination conference-, Papa Francesco ha consegnato un rapporto della commissione originale ai Superiori generali dell’Unione Internazionale (Uisg), e mentre questa relazione non è mai stata resa pubblica, ha dichiarato all’epoca: ‘Non posso fare un decreto sacramentale – sul diaconato femminile, ndr. – senza un fondamento teologico e storico’. La Women’s Ordination Conference – prosegue – sostiene una commissione aperta al movimento dello Spirito e alla realtà della documentazione storica, non che cerca di giustificare una conclusione preordinata che cementi lo status di seconda classe delle donne nella Chiesa”.
“Le donne sono state protagoniste della storia della nostra fede fin dai tempi dei Vangeli, cosa che ci viene particolarmente ricordata in questa Settimana Santa. Non abbiamo bisogno di dimostrare la nostra sacramentalità. La capacità del nostro corpo di manifestare rivelazioni non è in discussione”.
In copertina Unicef/Albert Gonzalez Farran | Una donna tiene in braccio la figlia più piccola al Wisdom Center in Sud Sudan dopo essere stata picchiata dal marito.
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