25 ottobre 2022 – Notiziario in genere

Scritto da in data Ottobre 25, 2022

Aborto: un diritto limitato anche sul web. Iran: continuano le manifestazioni di supporto alle proteste delle donne iraniane. Iraq: aumentano i divorzi, ma lo stigma persiste.

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Aborto

 

Un diritto sotto attacco in diversi paesi del mondo, cui le attiviste hanno spesso cercato di rispondere con azioni illegali o al limite della legalità. Tra le ultime, quella del gruppo “Women on Web“, che ormai da anni si occupa di  rendere accessibile la pillola abortiva (o metodi farmacologici sicuri) nei paesi in cui l’interruzione di gravidanza sia illegale, inizialmente somministrandola in acque internazionali. Nel sito si legge del gruppo come «un’organizzazione senza scopo di lucro che fornisce sostegno per supportare i diritti di accesso all’aborto sicuro per tutte le donne e le persone incinte», «supportato da medici, ricercatrici, attiviste, donne e persone che hanno o non hanno necessariamente avuto un’esperienza personale di interruzione di gravidanza» e «disponibile per tutte le persone che hanno bisogno di aiuto per prevenire e porre fine a gravidanze indesiderate. Ci impegniamo a garantire che tutti e tutte, comprese le persone trans, non binarie e queer possano accedere in sicurezza all’aborto e alla contraccezione senza discriminazioni. Il sito di “Women on Web” è una fonte di informazioni affidabili e una raccolta di esperienze personali. Supporta l’accesso alla contraccezione e ai servizi di aborto sicuro per proteggere la vita e la salute delle donne e delle gestanti».

Tuttavia, oltre al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, spesso la stessa informazione sul tema viene oscurata in molti paesi. Tra questi c’è la Spagna, dove il sito non è stato raggiungibile dal 2020, a meno di non usare una rete VPN (che elude i controlli sugli indirizzi IP). Il sito era stato oscurato dall’Agenzia spagnola per i Medicinali e i prodotti legati alla salute (AEMPS), ma il 6 ottobre una decisione della Corte Suprema ha ordinato che venga reso nuovamente disponibile, anche se la sentenza non è ancora stata resa del tutto operativa.

Iran

In tutto il mondo − solo nello scorso fine settimana, per esempio, a Berlino, Los Angeles e Washington − si susseguono le manifestazioni di solidarietà alle donne iraniane in protesta contro il regime. La mobilitazione, come noto, è iniziata a settembre con l’uccisione di Mahsa Amini per non aver indossato appropriatamente l’hijab, ma ha coinvolto l’assassinio di altre contestatrici, alcune giovanissime, che si erano battute contro le imposizioni sulle donne, tra cui l’imposizione del velo.

Tra i paesi esteri, in particolare a Los Angeles è fortissima la presenza di persone di nazionalità iraniana: la città è infatti la seconda per popolazione iraniana all’estero. Le manifestazioni fuori dal paese seguono quelle che stanno continuando in Iran, tra cui quella di sabato che ha visto, secondo gli organizzatori, almeno duecento vittime, anche tra ragazze adolescenti (gli incidenti dichiarati dalle autorità riportano però numeri molto più bassi). Importantissimo sarebbe in questo momento l’appoggio esterno, che continua al grido di “Donne, vita e libertà”, slogan ripetuto nelle diverse lingue da attiviste e simpatizzanti, oltre che in Farsi.

Iraq

Aumentano i divorzi, ma lo stigma nei confronti delle donne divorziate persiste. Ormai sono decine di migliaia, secondo dati giudiziali, le donne irachene che decidono di lasciare il proprio marito, spesso a causa della forte dipendenza economica dalla famiglia di cui entrano a far parte, ma anche per i matrimoni precoci o l’infedeltà maschile, soprattutto sul web. Sono più di settantatremila i divorzi pronunciati nel 2021 dai tribunali del paese (in cui risiedono quarantadue milioni di persone). Si tratta di una media di poco inferiore a 51.700 all’anno nel periodo dal 2004 al 2014, un decennio che ha visto un matrimonio su cinque finire con il divorzio. Delle donne che hanno divorziato dal 2021, più di quattromila sono adolescenti. Tra i motivi di divorzio, soprattutto in seguito alla pandemia, vi è la violenza domestica. Violenza che però, a volte, può continuare dopo la separazione, soprattutto nel caso delle molestie da parte di altri uomini. Proprio la scusa delle molestie induce molte famiglie di donne divorziate a non permettere loro di uscire di casa o andare a lavoro. Le più fortunate, invece, riescono a incontrare l’accoglienza delle femministe e a ricominciare una vita normale, magari dandosi la possibilità di un nuovo matrimonio. 

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