30 maggio 2020 – Notiziario Orientale

Scritto da in data Maggio 30, 2020

  • Hong Kong, stop a status speciale dagli USA
  • Corea del Nord, sostiene la legge sulla sicurezza di Hong Kong
  • Taiwan, l’adulterio non è più un crimine
  • Indonesia, sui social le foto dei trasgressori delle misure per combattere il coronavirus

Questo e altro nel Notiziario Orientale di Radio Bullets a cura di Serena Console

Lo aveva annunciato giovedì: terrò una conferenza stampa sulla Cina. Senza dare ulteriori dettagli o fornire l’orario preciso, il presidente americano Donald Trump ha dato la sua risposta al via libera dell’assemblea nazionale del popolo cinese sulla legge sulla sicurezza di Hong Kong che, ricordiamolo, non è ancora entrata in vigore: nelle prossime settimane ci saranno altri passaggi formali con l’approvazione dal Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, poi il giudizio del Comitato della Basic Law e infine promulgazione di Carrie Lam. Torniamo a Trump. Ieri l’inquilino della casa Bianca ha presentato un lungo elenco di problemi con la Cina, in un discorso molto duro, presentando una serie di provvedimenti. Nel dettaglio, sta studiando cosa fare delle ditte della Repubblica popolare Cinese quotate negli Stati Uniti; inizierà a impedire ad alcuni studenti Cinesi di studiare negli Stati Uniti e ha avviato il processo per eliminare il trattamento speciale per Hong Kong, perché con la stretta di Pechino l’ex colonia britannica “non è più autonoma. Il provvedimento comporta un trattamento equiparato dell’economia e degli abitanti di Hong Kong a quelli della Cina. Gli Stati Uniti prenderebbero anche provvedimenti per sanzionare i funzionari cinesi e di Hong Kong direttamente o indirettamente coinvolti nell’erosione dell’autonomia di Hong Kong, facendo ricorso alla legge federale approvato a novembre, la Hong Kong Human rights act, che richiede una risposta punitiva dal ramo esecutivo nel momento in cui si verifichino violazioni delle libertà nell’ex colonia britannica. 

Gli alti funzionari del governo di Hong Kong non hanno preso bene la decisione di Trump di spogliare la città del suo status speciale per punire la Cina. 

Nella conferenza stampa alla casa Bianca, Trump ha dato il colpo finale all’organizzazione Mondiale della sanità, affermando la fine dei rapporti degli stati uniti con l’Oms aggiungendo che i fondi Usa saranno diretti ad altre organizzazioni nel mondo. Il presidente americano ha sempre giudicato l’organizzazione delle nazioni Unite troppo vicine alle posizioni cinesi e responsabile del ritardo della diffusione delle informazioni del coronavirus. A pagare maggiormente la rottura dei rapporti con l’Oms è Taiwan, che sperava proprio negli Stati Uniti per rientrare come membro osservatore dell’Oms, dopo esser stata estromessa per volontà della Cina nuovamente nel 2016. Il Taipei Act che il congresso americano ha approvato pochi mesi fa avrebbe dovuto aiutare Taiwan ad accedere all’OMS.  Ora questo non accadrà mai.

Il linguaggio usato dal Presidente sembra lasciare un po’ di spazio per i tempi e l’implementazione.  Inoltre, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno esortato la Cina a riflettere sulle “serie preoccupazioni” espresse da molti Paesi circa l’autonomia di Hong Kong, durante una riunione alle Nazioni Unite osteggiata da Pechino. Lo ha riferito l’inviato britannico all’Onu.  L’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Kelly Craft, ha detto che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno chiesto “colloqui di emergenza” dopo l’adozione di Pechino della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. Dura è stata la risposta dell’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite, Zhang Jun: “Qualsiasi tentativo di usare Hong Kong per interferire negli affari interni della Cina è destinato al fallimento”. Londra nel frattempo ha assicurato visti più facili e percorso agevolato verso il passaporto britannico per i cittadini di Hong Kong da parte del Regno Unito.

Corea del Nord

Anche la Corea del Nord ha espresso il suo sostegno alla decisione della Cina di imporre nuove leggi sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, definendola un “passo legittimo” per salvaguardare la sicurezza dello stato. La Corea del Nord ha precedentemente sostenuto Pechino sulle proteste di Hong Kong e sulla politica della Cina “un paese e due sistemi”.

Cina

Il Ministero dell’Agricoltura cinese ha proposto un elenco di 31 animali che gli agricoltori possono allevare per scopi alimentari o commerciali. Il tanto atteso documento è considerato una “lista bianca” ufficiale di animali approvati, in seguito al recente divieto nazionale della Cina di mangiare animali selvatici dopo lo scoppio del coronavirus. Già a febbraio il principale organo legislativo cinese aveva vietato il consumo di animali selvatici, citando preoccupazioni per la salute pubblica. La proposta comprende 18 tipi di bestiame e pollame “tradizionali” (maiali, mucche, bufali d’acqua, yak, pecore, capre, cavalli, asini, cammelli, conigli, galline, anatre, oche, tacchini, piccioni e quaglie). E 13 tipi di bestiame e pollame “speciali” (cervi, renne, alpaca, faraona, fagiani, pernici, struzzi).  Quattro animali di quest’ultimo gruppo – visoni, cani procione e due specie di volpi – possono essere allevati solo a fini commerciali e non quindi consumati come alimenti. La proposta del ministero afferma specificamente che i cani sono “animali da compagnia”. Nel corso degli anni, i mercati neri della carne di cane in Cina hanno suscitato forti critiche da parte di ambientalisti e attivisti per il benessere degli animali.

Filippine

Le Filippine stanno per allentare rigide misure di lockdown imposto dal coronavirus, nonostante un picco record in nuovi casi.  Il paese ha riferito di 539 infezioni giovedì, portando il suo totale a 15.588, con 921 morti. Da lunedì la capitale, Manila, consentirà incontri fino a 10 persone e la libera circolazione dentro e fuori la città purché i viaggiatori indossino mascherine e mantengano le distanze. Riapriranno i luoghi di lavoro, negozi e alcuni mezzi pubblici. Manila ospita 12 milioni di persone ed è il centro dello scoppio della nazione e degli sforzi per combattere il contagio. Il blocco di Manila supererà questo fine settimana la quarantena di 76 giorni di Wuhan, la città in Cina dove è stato rilevato il primo scoppio del coronavirus.  Le restrizioni di Manila hanno colpito i mezzi di sussistenza di milioni di lavoratori e vi è la pressione per alleviare i danni a un’economia che sta affrontando la sua contrazione più profonda in 34 anni. Nonostante il numero dei decessi, il presidente Rodrigo Duterte si dice soddisfatto di come abbia gestito il coronavirus nel paese

Indonesia

Funzionari dell’Indonesia stanno costringendo i trasgressori delle norme per combattere il coronavirus, come il distanziamento sociale, a recitare versetti del Corano, e sottomettersi alla gogna mediatica sui social. L’arcipelago del sud-est asiatico ha iniziato a schierare circa 340.000 truppe in due dozzine di città per sorvegliare l’applicazione di misure volte a fermare la trasmissione della malattia, come indossare maschere in pubblico. Ma i leader provinciali sostengono questi sforzi con le loro campagne non sono sufficienti per combattere il virus. La polizia nella provincia occidentale di Bengkulu ha radunato una squadra di 40 persone per trovare i trasgressori e costringerli a indossare cartelli con la promessa di indossare maschere e mantenere le distanze dagli altri in futuro. Le foto degli autori vengono quindi caricate sui social media per ampliare l’effetto di vergogna.

 

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