Sudan, scontri tra civili e militari: a Karthoum barricate e perquisizioni
Scritto da Laura Ghiandoni in data Novembre 1, 2021
Continua la resistenza del popolo sudanese contro il golpe del generale Abdel Fattah al-Burhan. Ieri Abdalla Hamdok – riporta la Cnn – ha detto ad alcuni collaboratori che non si dimetterà mai “volontariamente” dal suo ruolo di primo ministro del Sudan. Da domenica i cittadini sudanesi costruiscono barricate nel sud della capitale Karthoum, continuando la campagna di disobbedienza civile culminata con gli scontri avvenuti durante la manifestazione di sabato 30 ottobre.
Morti e feriti durante la manifestazione nazionale
Alla dimostrazione di sabato hanno partecipato 10mila persone arrivate da tutto il paese, nonostante i mezzi di comunicazione – internet e telefono – siano stati messi parzialmente fuori uso proprio dal nuovo regime per ostacolare i dissidenti. Secondo il Comitato Centrale dei Medici del Sudan, durante la dimostrazione sono stati uccisi tre manifestanti, mentre i feriti sarebbero almeno 100. Il totale delle vittime da lunedì, giorno del golpe, finora salirebbe a 12.
Le barricate e gli scontri con i militari
Sabato sera le proteste si sono diradate sia nella capitale che ad Omdurman, città gemellata con Karthoum, ma domenica i dimostranti erano di nuovo in azione per cercare di bloccare le strade con rocce e ruote. Alcuni gruppi militari e paramilitari, come quello del Rapid Support Forces, in queste ore starebbero perquisendo i passanti, mentre altri starebbero intervenendo sulle barricate. Secondo il Guardian la risposta dell’esercito è quella di agire con la forza per ostacolarne la costruzione. I militari utilizzerebbero armi e bastoni per fermare gli attivisti, intimando di distruggere i muri, ma la resistenza sembra andare avanti. L’opposizione a questo colpo di stato è molto più ampia di quella che c’era sotto il regime di Omar al-Bashir”, spiega un dimostrante al cronista della testata inglese. “Mi trovavo a guardare i manifestanti e mi sono accorto che alla resistenza partecipano anche donne e bambini. Questo tipo di partecipazione in passato durante il regime mancava”.
Il colpo di stato e le reazioni dei paesi
La resistenza sudanese è impegnata da circa una settimana per affermare la propria contrarietà al colpo di stato avvenuto lunedì scorso, quando il generale Abdel Fattah al-Burhan ha dichiarato lo stato di emergenza e arrestato il primo ministro Abdalla Hamdok, di fatto interrompendo il percorso del paese verso la democrazia iniziato nel 2019. In particolare la mossa ha spezzato l’accordo tra militari e civili, impegnati insieme in un governo di transizione.
Il golpe, arrivato all’improvviso – ma allo stesso tempo risultato di una forte divisione interna al governo da parte civile – ha suscitato un’ondata di indignazione di molti paesi di tutto il mondo: paesi che hanno chiesto un passo indietro da parte del generale e un ritorno al dialogo tra le parti. Negli ultimi giorni la Banca Mondiale ha congelato il supporto economico per il Sudan e diversi altri paesi hanno avanzato minacce di interruzione delle relazioni e dei rapporti economici per invitare i militari a un ritorno al percorso democratico.
Il paese, dopo venti anni di regime del colonnello Omar al-Bashir, nel 2019, aveva finalmente destituito la reggenza e creato il governo di transizione che aveva il compito di raggiungere le elezioni democratiche nel 2023.
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