1 novembre 2021 – Notiziario

Scritto da in data Novembre 1, 2021

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  • Afghanistan: torna a farsi vedere il leader supremo dei talebani. Abbandonati dagli USA: alcune ex spie e soldati afghani super addestrati si uniscono all’ISIS-K.
  • Detenuto torturato a Guantanamo racconta la sua storia per la prima volta a una giuria.
  • Messico: giornalista muore per le ferite, il secondo in una settimana.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli

Afghanistan

Il misterioso “leader supremo” dei talebani, il mullah Haibatullah Akhundzada, la cui apparizione pubblica non era mai stata ufficializzata dalla sua nomina nel 2016, ha preso parte a una cerimonia due sere fa a Kandahar, nell’Afghanistan meridionale. «È apparso in un grande raduno presso la famosa madrassa Hakimiya e ha parlato per dieci minuti con i valorosi soldati e discepoli», ha dichiarato oggi il governo talebano con un messaggio audio a sostegno. Nella clip audio si sente il mullah recitare preghiere e benedizioni indistinte. Secondo una fonte locale, Akhundzada è arrivato in questa scuola coranica a Kandahar con un convoglio di due auto sotto massima sicurezza, e non sono state autorizzate fotografie. Dopo essere rimasti a lungo in silenzio su dove si trovasse, i talebani hanno annunciato a settembre che Akhundzada aveva vissuto «fin dall’inizio» a Kandahar e che sarebbe apparso «presto in pubblico». Dopo essere salito al potere, il mullah Akhundzada ha rapidamente conquistato la lealtà dell’egiziano Ayman al-Zawahiri, il leader di al-Qaida, che lo ha definito un “emiro dei credenti”, rafforzando così la sua credibilità nel mondo jihadista e nell’universo sunnita. Nella sua funzione di “leader supremo”, Akhundzada è responsabile del mantenimento dell’unità all’interno del movimento islamista, una missione complessa poiché le lotte interne che hanno fratturato per anni il movimento jihadista persistono dal loro ritorno al potere a metà agosto.

Alcuni ex membri dei servizi segreti afghani addestrati dagli USA e unità militari d’élite —ora abbandonate dai loro protettori americani e braccati dai talebani — si sono arruolati nell’unica forza che attualmente sfida i nuovi governanti del paese: lo Stato Islamico. Il numero di disertori che si uniscono al gruppo terroristico è relativamente piccolo ma in crescita, secondo le persone che conoscono questi uomini, per gli ex funzionari della sicurezza afghana e per i talebani. È importante sottolineare che queste nuove reclute apportano allo Stato Islamico competenze critiche nelle tecniche di raccolta di informazioni e di guerra, rafforzando potenzialmente la capacità dell’organizzazione estremista di contestare la supremazia dei talebani.

Che cosa è l’ISIS-K?

Uomini armati su una motocicletta hanno brandito armi di piccolo calibro e hanno sparato su un giornalista televisivo nella sua auto nella capitale afghana di Kabul, ferendolo leggermente. Ali Reza Sharifi, giornalista per la radiodiffusione della Repubblica Islamica dell’Iran, è sopravvissuto all’attacco di venerdì sera, ha detto ad Associated Press il vice portavoce dei talebani Bilal Karimi. «Stiamo indagando per trovare l’autore», ha dichiarato. Nessuno ha finora rivendicato l’attentato. L’assalto arriva pochi giorni dopo che un watchdog dei media afghani ha segnalato più di 30 casi di violenza e minacce contro giornalisti afghani negli ultimi due mesi, con quasi il 90% di questi opera dei talebani.

Arrestate due persone armate in relazione a un attacco nella provincia di Nangarhar durante un matrimonio. Ci sarebbero diverse vittime e molti feriti. I testimoni hanno raccontato che i talebani hanno sparato alla gente perché durante la cerimonia c’era la musica.

Il primo ministro dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, domenica ha dichiarato che Pakistan e Afghanistan sono “disturbati” dai talebani, ma se il gruppo di insorti si spostasse verso l’India, «un attacco aereo è pronto». Si rivolgeva al Samajik Pratinidhi Sammelan che ha lanciato un attacco ai suoi oppositori politici nello stato. «Oggi, sotto la guida del primo ministro Narendra Modi, siamo potenti e nessun paese può osare alzare gli occhi verso l’India. Oggi Pakistan e Afghanistan si sentono turbati a causa dei talebani. Ma i talebani sanno che se si muovono verso l’India, è pronto un attacco aereo», ha detto.

Yemen

Un attacco missilistico balistico houthi contro una moschea e una scuola religiosa ha ucciso 29 civili, tra cui donne e bambini, nella provincia yemenita di Marib: lo ha detto lunedì il ministro dell’Informazione del paese Moammar Al Eyrani su Twitter. I combattimenti tra le forze governative e gli houthi si sono intensificati negli ultimi mesi. L’ONU ha riferito che circa 10.000 persone sono sfollate da settembre a causa dei combattimenti a Marib, l’ultima roccaforte del nord riconosciuta a livello internazionale. Si chiede un corridoio umanitario per gli aiuti.

Sudan

I manifestanti sudanesi, che protestano contro i militari che hanno attuato un colpo di Stato, hanno eretto barricate con pietre e pneumatici in mezzo a diverse strade di Khartoum, all’indomani della violenta repressione delle manifestazioni avvenuta ieri che hanno visto decine di migliaia di persone scendere in piazza in tutto il paese. Almeno tre persone sono state uccise e oltre cento ferite nelle dimostrazioni, secondo fonti mediche: le persone uccise sono state colpite da proiettili, hanno precisato. Dall’inizio delle proteste sono almeno undici le persone morte negli scontri. I militari negano di aver sparato.

Sudan, il colpo di stato non cancella la speranza

Italia

«Non passeremo alle energie rinnovabili dal giorno alla notte, intanto smetteremo di finanziare il carbone». Lo ha detto il presidente americano Joe Biden nella conferenza stampa in chiusura del G20. «Non è realistico smettere di usare benzina e gas all’improvviso, ma arriveremo a “emissioni zero” entro il 2050», ha detto ancora il presidente.

«Un G20 privo di ambizione e incapace di offrire un piano d’azione concreto». Lo ha detto Jörn Kalinski, Senior Advisor di Oxfam, al termine del summit di Roma, sottolineando che «questo vertice avrebbe dovuto dare risposte efficaci, innovative ed eque a un mondo che faticosamente si avvia verso la fase post-pandemica, ma i leader non sono stati all’altezza delle sfide epocali in corso». Sul clima timidi ma insufficienti passi in avanti, sottolinea Oxfam in un comunicato, fallimento sulla riduzione del debito dei paesi in via di sviluppo e misure poco ambiziose per il sostegno a una ripresa economica globale più equa. «Confermare l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi era un requisito minimo. Se questo impegno non è accompagnato da una revisione dei piani nazionali che permetta di riallinearsi su questo obiettivo, ben poco potrà cambiare. Il pianeta è in fiamme e siamo fuori tempo massimo. È fondamentale che la COP26 richieda nuovamente ora, e non tra cinque anni, la revisione dei piani nazionali per centrare l’obiettivo», ha aggiunto Kalinski. Per quanto riguarda i vaccini, nonostante il G20 si sia impegnato a contribuire al target di vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, non ha chiarito quali siano il piano, le tempistiche, le strategie e gli strumenti per aumentare la disponibilità di vaccini nei paesi in via di sviluppo, rimuovendo gli attuali vincoli di approvvigionamento e finanziamento.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che si aspetta un cambio di direzione da parte degli Usa rispetto al sostegno americano alle forze curde nel nord della Siria. «Da ora in poi credo che non continueranno a farlo», ha affermato il capo di Stato turco durante la conferenza conclusiva del G20 di Roma. La scorsa settimana Erdogan aveva manifestato l’intenzione di aprire una nuova fase nelle operazioni militari di Ankara contro i militanti curdi nel nord della Siria e il leader turco ha affrontato la questione durante un colloquio a Roma con il presidente americano Joe Biden in cui ha manifestato disappunto per il sostegno americano alle forze curdo siriane.

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) MahmoudAbbas sarà da oggi a Roma in una visita ufficiale nella quale incontrerà papa Francesco, il presidente Sergio Mattarella e il premier Mario Draghi. Lo ha detto l’ambasciatore palestinese in Italia Abeer Odeh in un’intervista alla radio Voice of Palestine citata dall’agenzia Maan. La visita − che durerà 4 giorni − si incentrerà sugli ultimi sviluppi politici

Macedonia del Nord

Il primo ministro della Macedonia del Nord, Zoran Zaev, ha annunciato ieri le sue dimissioni a seguito del pessimo risultato del suo partito alle elezioni comunali nel fine settimana. L’annuncio shock segue mesi di popolarità in calo per il primo ministro mentre lottava per mantenere l’economia del paese in carreggiata, tra i venti contrari della pandemia e i colloqui sulla possibile adesione all’Unione Europea quasi in stallo. «Mi assumo la responsabilità dei risultati di queste elezioni. Mi dimetto da primo ministro», ha detto Zaev durante una conferenza stampa. «Ho portato libertà e democrazia, e democrazia significa assumersi la responsabilità», ha aggiunto.

Regno Unito

La 26° Conferenza sui cambiamenti climatici, meglio nota come COP26, ha preso ieri il via a Glasgow, in Scozia, e durerà fino al 12 novembre. La COP26 è un momento importante nella diplomazia climatica internazionale e l’incontro sul cambiamento climatico più significativo da quando è stato raggiunto l’accordo di Parigi nel 2015. Secondo i termini dell’accordo di Parigi, i paesi dovevano riunirsi ogni cinque anni. E questi incontri dovrebbero essere momenti in cui i paesi intensificano le loro ambizioni e intraprendono ulteriori azioni per limitare il riscaldamento globale «ben al di sotto dei 2 gradi Celsius» rispetto ai livelli preindustriali, entro il 2030.

Stati Uniti

Il cittadino pakistano Majid Khan ha detto a una giuria di essere stato violentato, picchiato e sottoposto aprigionieri pakistano a guantanamo waterboarding durante gli interrogatori della CIA, nel primo resoconto pubblico di tortura da parte di un detenuto dopo gli attacchi dell’11 settembre. Sette alti ufficiali dell’esercito americano, che la scorsa settimana hanno condannato un detenuto di Guantanamo Bay a 26 anni di carcere, hanno lanciato un appello alla clemenza nel suo caso, definendo la sua tortura da parte della CIA una “macchia” sugli Stati Uniti in una lettera pubblicata domenica. Khan è stato condannato nella base navale statunitense a Cuba il 29 ottobre, dopo essersi dichiarato colpevole di aver contribuito ai complotti di Al-Qaida nel 2002. Ma in una lettera scritta a mano pubblicata per la prima volta da The New York Times, sette degli otto ufficiali della giuria di condanna hanno denunciato il suo trattamento come «una macchia sulla fibra morale dell’America». La lettera è stata confermata ad AFP come autentica dalle commissioni militari di Guantanamo Bay. Khan è stato autorizzato a raccontare la sua storia dopo aver accettato di non divulgare informazioni riservate. Ha descritto in una dichiarazione di 39 pagine di essere stato torturato in Pakistan, Afghanistan e in un paese terzo dopo la sua cattura a Karachi nel marzo 2003.

Messico

Il fotoreporter Alfredo Cardoso è morto in un ospedale domenica, due giorni dopo essere stato colpito da un colpo di arma da fuoco ad Acapulco: è il secondo giornalista messicano ucciso durante la settimana. Jan Albert Hootsen, rappresentante del Messico per il Comitato per la protezione dei giornalisti, ha riferito della morte di Cardoso affermando di aver avuto conferma diretta dalla sua famiglia.
I pubblici ministeri di Acapulco hanno detto venerdì che Cardoso, che lavorava per un portale di notizie, è stato trovato seduto in una strada cittadina con ferite da arma da fuoco ed è stato portato in ospedale. Secondo la National Union of Press Editors e le informazioni della famiglia trasmesse dal CPJ, Cardoso era stato prelevato dalla sua casa venerdì scorso da uomini armati. Giovedì il giornalista Fredy López Arévalo, che ha collaborato con diversi media locali, nazionali e stranieri, è stato colpito a morte quando è arrivato nella sua casa di San Cristobal de las Casas, nello stato del Chiapas. Durante i primi tre anni di amministrazione del presidente Andrés Manuel López Obrador, in Messico sono stati uccisi 47 giornalisti e 94 difensori dei diritti umani, secondo i dati forniti all’inizio di ottobre dal sottosegretario ai diritti umani, popolazione e migrazione, Alejandro Encinas. Il Messico è il paese più violento dell’emisfero occidentale nei confronti dei giornalisti secondo CPJ, un gruppo di protezione della stampa con sede a New York.

Brasile

Nove vigili del fuoco sono morti ieri nello stato brasiliano di San Paolo dopo il crollo del tetto di una grotta in cui si stavano allenando: lo hanno riferito le autorità. «Ci sono stati nove morti e una persona salvata. Non ci sono più vittime sul sito», hanno scritto su Twitter i vigili del fuoco di San Paolo. L’incidente è avvenuto mentre un gruppo di 26 vigili del fuoco era impegnato in un’esercitazione in una grotta vicino alla città di Altinopolis, hanno riportato su Twitter i vigili del fuoco di San Paolo.

Giappone

Un uomo vestito da “Joker” e che brandiva un coltello su un treno di pendolari a Tokyo domenica scorsa, ha pugnalato diversi passeggeri prima di appiccare un incendio che ha spinto le persone a scappare e a saltare dai finestrini: lo hanno riferito polizia e testimoni. I vigili del fuoco di Tokyo hanno dichiarato che diciassette passeggeri sono rimasti feriti, di cui tre in modo grave. Non tutti sono stati accoltellati e la maggior parte delle altre ferite non erano gravi, ha detto l’agenzia. L’aggressore, identificato come un uomo di 24 anni, è stato arrestato sul posto ed è indagato con l’accusa di tentato omicidio, ha riferito NHK. Il movente non è chiaro. Nippon Television ha detto che il sospettato ha dichiarato alla polizia che voleva uccidere e ottenere la pena di morte, e che ha usato un precedente caso di accoltellamento di un treno come esempio. Funzionari della polizia di Tokyo hanno riferito che l’attacco è avvenuto all’interno del treno Keio, vicino alla stazione di Kokuryo.

La coalizione di governo giapponese si avvia alla vittoria, secondo le proiezioni dei media che però indicano anche una forte perdita di seggi per i partiti che la compongono. La tv pubblica Nhk prevede che il partito Liberaldemocratico e gli alleati del Komeito si aggiudicheranno tra i 239 e i 288 seggi (ne avevano 305) sui 465 del Parlamento nipponico. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida oggi si  prepara ad affrontare importanti decisioni politiche, incluso il tentativo di approvare un budget extra, dopo aver guidato il suo partito al governo a una vittoria elettorale inaspettatamente forte per consolidare il suo status in un partito inquieto.

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