L’insostenibile leggerezza del linguaggio discriminatorio – Ep. 3

Scritto da in data Maggio 6, 2021

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di Jessica Panizza.
Identità di genere, sesso e genere: trovare una definizione condivisa all’unanimità per queste parole sembra essere quasi impossibile. Ecco perché in tanti, in questi giorni, si dividono sulla proposta di legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo calendarizzato al Senato, e per boicottarlo si appellano a un problema interpretativo del ddl Zan che nascerebbe dallo scontro su questi concetti.
C’è proprio il linguaggio, quindi, al centro di una delle controversie più importanti in tema di diritti in Italia, e a proposito di una legge che consentirebbe di introdurre delle aggravanti specifiche per i crimini d’odio e le discriminazioni contro le persone LGBTQ+ e i disabili. Il linguaggio non è mai, quindi, una questione irrilevante, anche se spesso se ne sottovaluta l’importanza.
Nel terzo episodio del podcast “Chiedilo a l*i. Dal linguaggio alla discriminazione è un attimo. A caccia di domande giuste sull’identità di genere, Jessica Panizza intervista la sociolinguista Vera Gheno. Nota a livello mediatico per aver proposto l’uso dello schwa per rendere il linguaggio più inclusivo, è una docente universitaria che si definisce una “femminista intersezionale”. Ma che cosa significa davvero? E soprattutto: perché in Italia, anche all’interno del mondo del femminismo, si continua a parlare di identità di genere come se i poli in questione fossero sempre soltanto due? Come dovremmo aggiornare le riflessioni sull’identità di genere, gli stereotipi e il linguaggio?
«Ci sono delle femministe che ritengono che prima occorra risolvere i problemi delle donne e poi passare a risolvere quelli delle altre fattispecie di genere. Io non sono di questo avviso e quindi è una posizione che non condivido, come non condivido ovviamente la posizione terf, cioè delle femministe radicali e trans escludenti» spiega in maniera schietta nel terzo episodio del podcast. E aggiunge: «La riflessione sull’identità di genere deve tenere conto del fatto che oggi essa è percepita sempre più come fluida, come un continuum in cui il maschile e femminile non sono nemmeno necessariamente i due poli. È una galassia di identità e nel fare femminismo intersezionale la mia idea, quella condivisa anche da tante persone che la pensano come me, è quella di difendere i diritti di tutte queste fattispecie, di certo non solo delle donne».
Il podcast “Chiedilo a l*i” adotta l’approccio del femminismo intersezionale per raccontare in maniera trasversale i problemi legati all’identità di genere di tutt*; da quelli che riguardano le donne a quelli delle persone non binary, concentrandosi sugli aspetti linguistici, sociolinguistici e connessi agli studi di genere.
Dall’importanza dei pronomi all’uso discriminatorio del linguaggio, “Chiedilo a l*i” intende guidare il pubblico verso la scoperta di un linguaggio più inclusivo. Ad arricchire le riflessioni di Martina Zimpi, Jessica Panizza, Lucrezia Fasano, Alice Petri e Fabiola Perotti − studentesse che hanno dato vita al podcast all’interno del laboratorio sperimentale di Lingua, Linguistica e giornalismo tenuto da Angela Zurzolo presso la SSML San Domenico di Roma − ci saranno: la sociolinguista Vera Gheno che ha proposto l’uso dello schwa per rendere inclusivo il linguaggio; Alessandro Fusacchia, deputato che ha presentato un Ddl per promuovere la parità di genere nei testi scolastici; Arianna Rogialli, consulente in materia di sessuologia ed educazione sessuale; le testimonianze di due giovani che hanno subito episodi di discriminazione, le voci di coloro che hanno partecipato al minisondaggio “Una società paritaria per un giorno”, etc…

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