L’intelligenza al dito

Scritto da in data Dicembre 24, 2020

La tecnologia per prevenire la diffusione del coronavirus è fatta di algoritmi e dispositivi indossabili. Grazie a un anello a sensori finlandese, già in commercio, e allo studio condotto da università americane si potranno rilevare i primissimi segnali della presenza nell’organismo di un’infezione.
Musica: “Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello”, colonna sonora di Howard Shore
Photo credits: Oura Ring

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«Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio… misurargli la temperatura».
Se solo J.R.R. Tolkien avesse saputo per tempo del Covid-19 e fosse stato pratico di ingegneria, la sua saga sarebbe stata ben diversa. Meno male che non è accaduto, o meglio che non è accaduto a lui ma a un gruppo di ricercatori fortunatamente sì.

Lotta al coronavirus con i sensori

Siamo nel campo dei dispositivi indossabili e in quello della prevenzione.
Una parola fondamentale di questi tempi, perché una delle poche armi che abbiamo a disposizione per contrastare la diffusione del coronavirus è fare prevenzione e intervenire tempestivamente. Ancora una volta una svolta interessante arriva dall’incontro tra ricerca e tecnologia. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto la tecnologia in questione – per altro già in commercio – è quella di Ōura, una startup finlandese che ha ideato un anello intelligente: Ōura ring. L’innovativo smart ring è dotato di sensori che servono per monitorare i parametri fisiologici:

  • frequenza cardiaca
  • respirazione
  • qualità del sonno
  • attività fisica
  • consumo di calorie
  • temperatura corporea.

I sensori sono posti nella parte interna dell’anello, a contatto diretto con il dito. Una pratica fedina super tech, utilizzabile sia di notte che durante il giorno, che non inficia i movimenti ed è facile da portare. Proprio dall’uso di questa tecnologia i ricercatori delle Università della California di San Diego e di San Francisco, e del MIT Lincoln Lab, in Massachusetts, si sono fatti venire l’idea di analizzare i parametri che l’anello è in grado di raccogliere e di utilizzarli con specifiche finalità.

Dallo studio dei dati all’algoritmo

Il primo passo della ricerca è stato raccogliere i dati e incrociarli. Attraverso il progetto di studio chiamato TemPredict – iniziato a marzo 2020 e i cui primi risultati sono stati pubblicati a dicembre sulla rivista Scientific Reports – i ricercatori hanno analizzato i dati fisiologici acquisiti con il dispositivo della startup europea.
Sono stati studiati i parametri raccolti da oltre 65 mila persone che avevano fatto uso del dispositivo. Di 50 soggetti che avevano poi manifestato i sintomi del Covid-19 sono stati analizzati i dati precedentemente raccolti.
La scoperta ha avvalorato l’ipotesi di una correlazione esistente tra uno stato febbrile e la presenza del virus. I dispositivi di questi soggetti avevano indicato un aumento della temperatura corporea qualche giorno prima del manifestarsi dei primi sintomi della malattia.
Questo primo passo ha permesso, quindi, di comprovare la stretta correlazione tra i due fenomeni: l’insorgere della febbre e il manifestarsi del Covid-19 qualche giorno dopo.
Che lo stato di alterazione della temperatura sia un primissimo segnale della presenza del virus nell’organismo – ovvero un biomarcatore dell’infezione – è stato più volte verificato in questi mesi. Lo studio condotto da ricercatori americani ha documentato ulteriormente questo dato.
Ma la cosa interessante è l’avere verificato quanto il ricorso a un dispositivo indossabile possa essere utile a individuare i primissimi segnali della presenza del virus. In sostanza, utile per fare prevenzione.

Dal monitoraggio all’algoritmo

L’idea dei ricercatori americani è quindi di sviluppare un algoritmo che, abbinato ai sensori di dispositivi indossabili, permetta di sviluppare capacità di monitoraggio della febbre su larga scala, tutelando così la salute collettiva.
Non solo, essendo l’anello facilmente indossabile e poco ingombrante, è possibile monitorare la temperatura in maniera costante su lunghi periodi di tempo. Solo in questo modo sono rilevabili quelle differenze che sono indicative della presenza di un’infezione.
La precoce individuazione dell’alterazione della temperatura e di altri sintomi legati alla respirazione o all’affaticamento permetterebbe così ai soggetti di isolarsi immediatamente, e di verificare subito la presenza del Sars-Cov-2 attraverso il tampone.
Per chi poi fosse preoccupato che i propri dati siano monitorati e analizzati, nessuna paura. Perché uno degli elementi fondamentali a cui i ricercatori stanno lavorando è proprio la tutela della privacy. Tutte le informazioni personali raccolte sono protette, e dei soggetti monitorati è conosciuto solo un numero di identificazione che è abbinato in maniera casuale.
Anche se l’urgenza oggi è di combattere il Covid-19, dispostivi indossabili – come l’anello finlandese – abbinati ad algoritmi di monitoraggio e analisi dei dati si dimostrano una soluzione tecnologica utilizzabile in futuro per fare prevenzione anche su altre malattie infettive.

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