“L’ultimo compagno”, una biografia sentimentale

Scritto da in data Settembre 24, 2021

La vita di un uomo, di un’epoca. Emanuele Macaluso, l’ultimo compagno di sinistra, di quell’ideale che oggi è sparito nel mare calmo del politically correct. Valentina Barile su Radio Bullets con Concetto Vecchio – giornalista de la Repubblica – e il suo ultimo libro “L’ultimo compagno”, pubblicato da Chiarelettere.

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Cos’è la sinistra?

«Affiora nella penombra, il corpo affossato nella poltrona, lo sguardo rivolto alla finestra, i piedi sul pouf. “Ciao” dice, e alza la mano destra, senza guardarmi. “Ciao Emanuele” rispondo, e gliela stringo. L’esile mano di un uomo quasi centenario che ha attraversato la Storia. “Come stai?” gli chiedo. “Eh” fa lui». – da “L’ultimo compagno” (Chiarelettere).

Concetto Vecchio: «Quella Sicilia era poverissima, era quasi medievale, per certi versi, e la generazione di Macaluso, di Pio La Torre, di Girolamo Li Causi ha letteralmente cambiato il destino di migliaia e migliaia di uomini attraverso lotte per l’assegnazione delle terre, nelle miniere di zolfo, ai cantieri navali di Palermo e ha, quindi, praticato un riformismo intelligente che ha modificato le esistenze e i rapporti di forza di quella società. E da questo punto di vista è una grande lezione anche per la sinistra oggi, cioè che anche adesso le diseguaglianze non sono cessate, esistono tuttora, ci sono enormi contraddizioni nell’economia, in questa società nella quale siamo immersi, e sarebbe compito della sinistra risolverle queste contraddizioni, comunque ridurre il divario… e non lo fa più».

Memoria…

Concetto Vecchio, giornalista de “la Repubblica”

Cosa vuol dire farsi raccontare la Storia da chi l’ha vissuta? “Ribaltare il mondo”, come dice Macaluso. Ricercare documenti, passare giorni dietro alle informazioni sparse o viverli con chi può offrirti il suo passato, la sua vita, è un dono; l’enorme dono della memoria storica che si racconta attraverso sospiri, pause, parole. Concetto Vecchio: «Quando ho proposto a Emanuele Macaluso di fare questo libro, gli ho detto: “Guarda, io voglio fare una biografia sentimentale”. Lui mi ha detto: “Sentimentale?”. Gli ho detto: “Sì, meno comunismo e più Emanuele”, nel senso che mi interessava l’uomo, mi interessava la figura umana che, secondo me, è straordinaria dentro un libro di avventure. Questo aspetto qui era molto più interessante, a un certo punto, delle vicende politiche di Macaluso, che sono comunque interessantissime, però attraverso – come dire – i fatti di costume di cui Macaluso è stato protagonista, le sue vicende private, umanissime: l’arresto per adulterio, il figlio che viene arrestato nel Sessantotto, la figliastra che rimane in carcere per sette anni per terrorismo – solo per fare tre di questi esempi – si capisce veramente cosa è stato il Novecento. Poi si pone la domanda su come fare una biografia. E allora le biografie si possono raccontare in tanti modi, quello che io non volevo fare era una biografia tradizionale, cioè una biografia politica, mi interessava il romanzesco che c’è nella vita di Macaluso che è tantissimo».

Storia!

«Emanuele Macaluso si è sempre reputato un sindacalista. Era il suo modo di stare al mondo. Il sindacato epico nella Sicilia povera dei nostri padri, quando il rappresentante dei lavoratori era l’apostolo dei diseredati, costituì per lui una sorta di università. Ne parlava spesso, con dovizia di aneddoti, come un rito di iniziazione, alla stregua di un fachiro che si è buttato nel cerchio del fuoco e ne è fuoriuscito senza bruciarsi le ali. “È nel rapporto col mondo del lavoro che si definisce l’uomo di sinistra” ripeteva». da “L’ultimo compagno” (Chiarelettere).

Concetto Vecchio conclude su Radio Bullets: «Io ho voluto chiamare questo libro, “L’ultimo compagno”, perché davvero Macaluso fino all’ultimo ha creduto nelle ragioni della sinistra, nelle ragioni del socialismo. Macaluso è stato l’ultimo socialista, nel senso che fino all’ultimo le sue battaglie, i suoi ragionamenti vertevano sulle contraddizioni del mondo del lavoro. Lui dice: “Se la sinistra non mantiene un rapporto con il mondo del lavoro non ha nessuna ragion d’esistere altrimenti”. E questa sua lucidità nel capire che le diseguaglianze esistono anche adesso, e che vanno risolte, e che quindi lì c’è lo spazio per la sinistra è stata la cosa che ha reso Macaluso a un certo punto anche una rockstar, cioè la sua popolarità negli ultimi anni era enorme proprio perché da un lato si percepiva una grande intelligenza, ma anche dei principi molto radicati, molto forti, e dall’altro lato si capiva che dietro c’era una visione della società che oggi manca, che è intrecciata con la cultura. E quindi una identità, che è quello che oggi esattamente manca alla sinistra, cioè sapere dove stare e per quale ragione rimanere al mondo».

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