Pezzi d’arte
Scritto da Raffaella Quadri in data Settembre 29, 2021
«Chi rompe paga e i cocci sono suoi». Ma ci sono “cocci” di un certo valore e per rimetterli insieme è meglio affidarsi agli esperti.
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Rimettere insieme i pezzi di qualcosa che si è rotto non è mai semplice. Tuttavia quando quel qualcosa è una statua antica, riassemblarne i pezzi è impresa da esperti d’arte e da restauratori. Un notevole aiuto può venire però dalla robotica e dall’informatica.
Il sistema robotico a servizio dell’arte
Di tecnologia applicata all’arte abbiamo avuto modo di parlare in diverse occasioni. Il ricorso a strumentazioni sofisticate e di precisione non solo permette uno studio delle opere d’arte più approfondito e innovativo che in passato, ma consente anche un recupero del patrimonio artistico molto più accurato.
È quanto assicura il sistema progettato e realizzato nell’ambito del progetto RestART, finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Lazio, e promosso da Ma.Co.Rè, una società di restauro che vi partecipa.
Per il progetto sono stati stanziati oltre 600.000 euro.
Si tratta di un sistema robotico, integrato con un laser scanner 3D, con il compito di aiutare i restauratori nella ricomposizione dei frammenti di statue.
Il processo del lavoro di restauro è complesso e spesso lungo e costoso. Il ricorso però alla strumentazione del sistema RestART permette di velocizzare i tempi e di effettuare un lavoro più preciso.
Il suo ideatore è l’architetto Pietro Nardelli che lo ha anche brevettato, mentre ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – lo ha recentemente validato.
Tutto nasce nel 2017 a seguito di un delicato lavoro di restauro di una statua romana in marmo. Le grandi dimensioni della statua e il suo peso, oltre alle condizioni – presentava numerose fessure – ne rendevano difficoltose le operazioni di movimentazione e di recupero.
L’esigenza quindi fu di trovare un metodo che semplificasse il lavoro degli esperti garantendo però il risultato. Questo primo restauro con il nuovo metodo fu eseguito da Nardelli con la società Ma.Co.Rè.
Come funziona il sistema RestART
Il sistema RestART è formato da:
- una macchina a controllo numerico (CNC) dotata di braccio robotico con trapano integrato e specifico kit di punte
- un laser scanner 3D
- un software di movimentazione
- sistemi di sollevamento e movimentazione.
La tecnologia a laser scanner 3D consente di riconoscere con estrema precisione i diversi frammenti, ricostruendone a computer l’esatta collocazione.
Il braccio robotico collocato su un macchinario a controllo numerico (CNC) assicura invece il ricongiungimento preciso dei frammenti. Mentre il trapano integrato sul robot – dotato di uno speciale kit di punte – consente di realizzare con estrema precisione i fori nei quali vengono poi collocati i perni strutturali e che quindi devono essere perfettamente in asse.
Il tutto gestito da un software di movimentazione, che permette di spostare i frammenti e le opere con delicatezza e in piena sicurezza.
Il sistema si avvale naturalmente anche di vari meccanismi di sollevamento e movimentazione, che servono per spostare sia le opere d’arte sia i macchinari utilizzati nel restauro.
La strumentazione del sistema RestART permette quindi di ricollocare con precisione ogni minimo frammento. Non solo, l’accuratezza millimetrica con cui sono eseguiti i fori consente di sacrificare la quantità minima della materia originale di cui la statua è composta.
Persino la polvere non viene dimenticata: vi è anche un sistema di aspirazione che recupera le polveri per poi riutilizzarle nelle operazioni di stuccatura della statua.
Un sistema validato da ENEA
Il sistema RestART è stato recentemente validato da ENEA. L’agenzia nazionale lo ha sottoposto al test di controllo su tavola vibrante presso il Centro Ricerche Casaccia a Roma. Alcuni provini di restauro ottenuti dal ricorso al metodo RestART sono stati sottoposti a vibrazioni che riproducono situazioni limite, come terremoti o trasporti su strade dissestate, o fatti ad alta velocità. Le vibrazioni hanno un’intensità crescente e permettono di verificare la resistenza dei provini e quindi la validità del sistema.
Il ricorso al sistema ideato da Nardelli, dunque, può costituire un progresso effettivo nella conservazione dei beni culturali sotto diversi aspetti. Rende gli interventi più rapidi e precisi, preservando meglio le opere d’arte, ma anche più sicuri per gli operatori. Inoltre riduce i costi connessi a queste operazioni. Non tutto però può essere affidato a computer e robot, come sottolinea lo stesso Nardelli: resta indispensabile la competenza del restauratore.
Oltre alla società Ma.Co.Rè e a ENEA, collaborano al progetto RestART anche il Museo Nazionale Romano e l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. L’ambizione del progetto è però di valicare i confini nostrani e aprire al mercato internazionale questa innovativa modalità di restauro nata in Italia.
Musica: “Overture” (soundtrack “My Fair Lady”) – André Previn
Foto di copertina: Ma.Co.Rè – RestART
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