Prima o poi ci riabbracceremo – Ep. 5
Scritto da Radio Bullets in data Maggio 18, 2021
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Di Federica Centamore.
Avete mai sentito parlare di «Wuhan shake»? Se non sapete come salutarvi in tempi di Covid, questo semplice tocco con il piede a cui ha dato il via il presidente della Tanzania è solo una delle tante alternative di saluto a prova di Covid. E se vi dicessi che è stato inventato anche il “saluto del porcospino”? Basta tenersi a distanza, girare il palmo della mano verso l’altro e avvicinare la mano al cuore, il tutto guardandosi negli occhi. In questo episodio del podcast “Comunicazione-19”, Federica Centamore rifletterà sul linguaggio non verbale nell’era del coronavirus.
Negli episodi precedenti, infatti, ci si è concentrati sull’impatto che la pandemia ha avuto sulle parole e sul modo in cui hanno influenzato la società. Non si può però ignorare che il corpo è stato il fulcro di questa vera e propria “rivoluzione comunicativa”. Per questo, protagonista dell’episodio “Prima o poi ci riabbracceremo” sarà proprio il linguaggio non verbale.
Il tono di voce che si alza, gli occhi che parlano e gli abbracci proibiti. Un’analisi dell’impatto della pandemia e del distanziamento nel modo di comunicare delle masse; una riflessione sulle conseguenze fisiche e psicologiche e sul modo, a volte curioso, con cui l’uomo si è adattato alla situazione.
Nel podcast “Comunicazione-19”, quattro studentesse − Eleonora Di Chiara, Simona Kaldas, Federica Centamore e Rossana Di Renzo − affrontano in chiave critica il tema della trasformazione del linguaggio causato dalla pandemia. E lo fanno anche grazie al confronto con professionisti quali la sociolinguista Vera Gheno, l’esperto di comunicazione e infodemia Gianluca Comin, lo psicoterapeuta ed esperto di linguaggio paraverbale Marco Pacori, ma anche Vanessa Del Bello, infermiera che lavora nel reparto di terapia intensiva di un Covid-hospital, nonché Luisa Pilo e Alessandra Gasperini, formatrici di “ScuolaCoop” che hanno curato una pubblicazione che raccoglie le voci di quanti hanno lavorato nei supermercati nei giorni del lockdown.
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