Qui e altrove, intervista con le fondatrici dell’associazione “Sconfinate”
Scritto da Le Funambole in data Dicembre 9, 2020
Questa puntata di Onda Lunga, la rubrica di attualità di Funambole Radio Attive, tiene un piede dentro e uno fuori dall’Italia. O meglio, getta uno sguardo bifocale sul nostro paese e le sue responsabilità spingendosi, allo stesso tempo, oltre confine. Lo fa, appunto, con le “Sconfinate”, un’organizzazione di recente conio che ha già nel nome tutto un programma, sia in termini di raggio d’azione che di orizzonte ideale.
È nata nel 2019 e ha realizzato e messo in cantiere numerosi progetti basati su un approccio politico e culturale che si giova di tecniche multimediali. Ce ne parlano Isabella Peretti, Nadia Pizzuti e Stefania Vulterini, fondatrici e animatrici di “Sconfinate”.
Insieme ripercorriamo alcune tappe importanti dell’associazione come, per esempio, la vicenda coloniale italiana su cui, come dice Isabella, non c’è stata una Norimberga, ovvero una presa di coscienza dei danni procurati e delle loro conseguenze storiche. Isabella ci racconta del patrimonio documentale “nobile” che le “Sconfinate” hanno impiegato, unitamente al materiale reperito nelle cantine e nei solai di famiglie, e che era rimasto inutilizzato.
Parliamo, inoltre, di Algeria e di Iran ma anche di iniziative riguardo al rapporto tra donne e Islam, del diritto di cittadinanza dei migranti e del significato di “Afrofemminismo”, un altro dei temi affrontati da “Sconfinate”.
Le nostre intervistate tengono a sottolineare come le loro iniziative diano sempre voce a una o più protagoniste delle vicende politiche e culturali messe a tema. Descrivono, inoltre, il rapporto che le lega alla Casa Internazionale delle Donne di Roma e la feconda collaborazione con questa struttura e le sue associazioni.
A questo proposito, anticipano un progetto che mette a fuoco la piaga degli stupri di guerra e annunciano l’intenzione di creare un Tribunale delle Donne che si occupi della questione e della violenza di genere che colpisce le migranti.
In copertina: donne migranti fonte UNHCR
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