21 novembre 2020 – Notiziario Africa
Scritto da Giusy Baioni in data Novembre 21, 2020
Ascolta il podcast
- Uganda: rilasciato Bobi Wine, sale il bilancio delle violenze (copertina).
- Canarie: una nuova Lesbo?
- Sudafrica: proteste contro il razzismo
- Burkina Faso al voto domani
- Zambia in default
Questo e altro nel notiziario Africa, a cura di Giusy Baioni. Musica di Walter Sguazzin
Canarie
Una nuova Lesbo: è questo il timore che aleggia sulle isole Canarie, dopo che gli arrivi di migranti dall’Africa stanno aumentando sempre di più. Come scrive Le Monde, l’arcipelago spagnolo sta conoscendo una brusca accelerazione dell’immigrazione, provocata dalla pandemia e da un’accresciuta sorveglianza dei confini europei nel Mediterraneo. Dall’inizio dell’anno oltre 16.700 migranti sono arrivati sulle coste delle Canarie, dove il porto è stato riadattato in accampamento di fortuna e i nuovi arrivi vengono trasferiti in hotel o ex edifici militari.
Ieri il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, è andato in visita a Rabat, in Marocco, mentre oggi la ministra degli Esteri Arancha Gonzales si recherà in Senegal, per cercare soluzioni. Nel 2020 il numero di arrivi sulle Isole è undici volte superiore al 2019. Secondo il governo regionale delle Canarie, almeno 500 persone sarebbero morte durante i tentativi di traversata degli oltre 100 km che separano le Isole dalla terraferma più vicina.
Uganda
Tensione crescente in Uganda, dopo che il popolarissimo politico ed ex cantante Bobi Wine era stato per l’ennesima volta arrestato mercoledì, e poi – ieri – rilasciato su cauzione.
Uganda's Bobi Wine released on bail as protest death toll rises to 37 https://t.co/y36x0EHhaG
— Reuters Africa (@ReutersAfrica) November 20, 2020
Mentre era detenuto, si sono scatenate immediate proteste di piazza, che sono state represse con violenza tanto da causare 37 morti. Si tratta del maggior numero di morti nell’ultimo decennio, in Uganda. Polizia e militari, dispiegati nella capitale Kampala, hanno usato proiettili reali, gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e hanno arrestato centinaia di persone.
Bobi Wine è candidato alle presidenziali, che si terranno il prossimo 14 gennaio, contro l’inossidabile presidente Yoweri Museveni, a capo del Paese dal 1986 e candidato a succedere a sé stesso per la sesta volta. Bobi Wine era stato arrestato con l’accusa di aver violato, durante i suoi affollati comizi, le normative anti-covid, che prevedono la presenza di un massimo di 200 persone. Noto per aver fondato il movimento dei “berretti rossi”, Wine costituisce una minaccia sempre più concreta per il vecchio presidente.
«Fate sapere a Museveni che noi non siamo schiavi e che non accetteremo di essere schiavi» ha detto Wine.
Parlando alla stampa, il ministro della Sicurezza, il gen. Elly Tumwine, ha messo in guardia i manifestanti: «La polizia ha il diritto di spararti e ucciderti se raggiungi un certo livello di violenza. Ripeto: la polizia ha il diritto di spararti e tu muori per niente».
Domani è atteso un discorso di Yoweri Museveni alla nazione.
Sudafrica
Scontri si sono registrati ieri anche in Sudafrica, con la polizia che ha sparato lacrimogeni e con cannoni ad acqua contro i manifestanti − centinaia − del partito di opposizione Economic Freedom Fighters (EFF) a Cape Town.
Si è trattato dell’ultima di una serie di proteste in atto da quando si è saputo che in ottobre si è tenuta una festa di fine anno per soli bianchi, scatenando rabbia e accuse di razzismo in un paese le cui ferite sono ancora aperte.
https://twitter.com/Xola_Nukani/status/1329726661613531141
Intanto, l’ex presidente sudafricano Jacob Zuma rischia di andare in carcere per aver abbandonato la sessione del processo a cui è sottoposto andandosene senza permesso. L’ex capo di Stato è sotto processo con sedici capi d’imputazione, fra cui corruzione, frode, riciclaggio, in relazione a 783 pagamenti all’azienda francese Thales, produttrice di armi, in relazione a un affare del 1999.
Etiopia
Resta esplosiva la situazione in Etiopia. Ieri le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno fatto appello a un immediato “cessate il fuoco” temporaneo per aprire corridoi umanitari che permettano l’accesso ai civili, dopo due settimane di scontri. L’UNHCR prospetta 200 mila rifugiati etiopi in Sudan nei prossimi sei mesi, se la situazione non muterà.
Intanto, sul terreno prosegue il lancio di razzi: giovedì notte tre razzi sono stati lanciati dal TPLF del Tigray sul capoluogo della confinante regione dell’Amhara. Nessun danno segnalato. Secondo il portavoce locale, l’obiettivo mancato era l’aeroporto.
Secondo l’Unicef, il conflitto in corso ha lasciato 2,3 milioni di bambini nel bisogno di aiuti d’emergenza. Sarebbero circa dodicimila i bambini nei campi sfollati.
Burkina Faso
Una vigilia del voto tesa, quella che si vive a Ouagadougou e in tutto il Burkina Faso. Il Paese domani si recherà alle urne per eleggere il nuovo presidente e i parlamentari. La scelta è fra il presidente uscente Roch Marc Christian Kaboré e altri 12 candidati dell’opposizione. L’opposizione non è riuscita a presentarsi con un candidato unico, decisione che potrebbe favorire il presidente uscente. Venerdì, quest’ultimo ha organizzato la manifestazione elettorale finale nella capitale, con i suoi sostenitori tutti vestiti di arancione.
Anche se la società civile ha denunciato tentativi di voto di scambio con la distribuzione di beni o denaro, la campagna elettorale nel complesso si è svolta con correttezza, fatto non usuale: si è dibattuto pacificamente e senza attacchi personali e colpi bassi, concentrandosi attorno ai temi chiave per il Paese: in particolare, se sia opportuno dialogare coi jihadisti. Sullo sfondo aleggia l’ombra del ritorno dell’ex capo di Stato Blaise Compaoré, rovesciato nel 2015 da enormi manifestazioni di piazza.
Resta tuttavia molto problematica la situazione in altre aree del Paese, a causa dell’insicurezza legata ad attacchi jihadisti: in diverse zone non sarà nemmeno possibile garantire l’accesso ai seggi in sicurezza.
Zimbabwe
Ad Harare, in Zimbabwe, il giornalista Hopewell Chin’ono è stato liberato ieri su cauzione dopo due settimane dall’arresto con l’accusa di ostruzione alla giustizia.
La sua detenzione, come quella di decine di attivisti negli ultimi quattro mesi, ha portato ad accuse nei confronti del governo di Emmerson Mnangagwa di perseguitare gli oppositori.
Chin’ono aveva criticato il governo sui social media ed era stato già arrestato a luglio. La sua colpa – sostiene lui stesso – sarebbe quella di portare alla luce la corruzione del sistema.
Ieri un giudice ha stabilito che Chin’ono poteva uscire su cauzione, ma ha stabilito che non potrà usare il suo account Twitter per postare messaggi che possano ostacolare la giustizia.
Intanto lo Zimbabwe ha rilasciato le licenze per sei nuovi canali tv, uno dei quali è di proprietà del ministro della Difesa. Da tempo la popolazione chiedeva alla Broadcasting Authority of Zimbabwe (BAZ, di proprietà del governo) di concedere licenze indipendenti.
La Zimbabwe Newspapers, che ha come proprietario di maggioranza il governo attraverso un trust e possiede i maggiori quotidiani del Paese e diverse radio, ha anch’essa ricevuto una licenza.
Sierra Leone
La commissione anti-corruzione di Freetown, in Sierra Leone, potrebbe spiccare un mandato d’arresto per l’ex presidente Ernest Bai Koroma. Secondo i suoi avvocati, l’ex presidente non si è presentato giovedì davanti all’agenzia anti-corruzione per timori sulla sua sicurezza. Il commissario dell’anti-corruzione, Francis Ben Kaifala, ha dichiarato a Reuters che sta valutando di emettere un mandato d’arresto.
Si tratta dell’ultimo passo della campagna voluta dal successore di Koroma, il presidente Julius Maada Bio, che ha ordinato indagini sulla precedente amministrazione, che avrebbe – secondo lui – lasciato il Paese sul lastrico, per la malagestione di miniere, costruzioni e contratti d’appalto. L’ex presidente, in carica dal 2007 al 2018, nega le accuse.
Un primo tentativo di interrogatorio di Koroma, in ottobre, era fallito a causa dei sostenitori di quest’ultimo che avevano bloccato la strada e minacciato gli inquirenti.
Mozambico
Secondo il comandante generale della polizia Bernardino Rafael, giovedì oltre mille soldati hanno riconquistato il villaggio settentrionale di Muidumbe, finito nelle mani degli islamisti, uccidendone 16 e distruggendo parte del loro equipaggiamento.
La provincia settentrionale di Cabo Delgado, sede di giacimenti di gas del valore stimato di 60 miliardi di dollari, ha registrato una recrudescenza degli attacchi jihadisti da parte di un gruppo che lo scorso anno si è dichiarato affiliato allo Stato Islamico. Il gruppo, Ahlu Sunnah Wa-Jama, condusse il primo attacco nel 2017. Lo scorso agosto, avevano occupato la città chiave di Mocimboa da Praia, a soli 60 chilometri dai giacimenti di gas.
Botswana
Le associazioni per i diritti umani fanno appello al Botswana affinché abolisca la pena di morte. Con il nuovo presidente Mokgweetsi Masisi, in carica da un anno, le esecuzioni capitali hanno infatti ripreso slancio: quattro le esecuzioni nell’ultimo anno, mentre nel 2018 erano state due.
Sono 33 su 55 i paesi africani che ancora hanno in vigore la pena di morte. Ma il Botswana è uno dei tre soli stati che l’hanno messa in atto di recente. Gli altri due sono paesi in guerra: la Somalia e il Sud Sudan. Il Botswana è invece un paese pacifico e stabilmente democratico.
Zambia
Lo Zambia è tecnicamente in default. La Banca centrale ha dichiarato che il Paese non rimborserà più alcun creditore.
Il pesante deficit si è acuito a causa della pandemia. Lo Zambia è il primo paese africano in default dall’inizio della crisi da coronavirus. Il debito estero è stimato a oltre 10 miliardi di euro.
Martedì l’agenzia di rating Fitch ha abbassato il rating del paese a RD, l’indicatore dei paesi in default. Standard & Poor’s l’aveva già fatto a metà ottobre.
Seychelles
Una missione scientifica esplorativa nelle acque profonde dell’arcipelago ha rivelato l’esistenza di decine di specie sconosciute. Nelle acque dell’atollo Aldabra — sito UNESCO – un sottomarino si è spinto fino a 450 metri sotto il livello del mare, rivelando pesci, coralli e altri organismi mai classificati finora. Scoperte “non inattese”, secondo Paris Stefanoudis, il vice responsabile scientifico della Nekton Foundation: «Ci attendevamo di vedere tante nuove specie perché molte di queste zone non sono mai state esplorate prima». Il presidente delle Seychelles Danny Faure all’inizio dell’anno aveva annunciato che l’arcipelago era riuscito con successo a proteggere circa un terzo delle sue acque, circa 445 mila km quadrati, che rappresentano un’area marina più grande della Germania.
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