Senegal: ricorso al Tribunale Penale Internazionale contro Macky Sall

Scritto da in data Giugno 30, 2023

Gli scontri del 2 giugno in tutto il Senegal, dopo la decisione del Tribunale di Dakar di condannare Ousmane Sonko, leader del partito Pastef e principale avversario del presidente Macky Sall, a due anni per il reato di corruzione di minore, hanno portato gli sguardi del mondo sul Paese africano.

Ma le manifestazioni, le violenze, gli scontri, i feriti, gli arresti e i morti hanno una storia molto più lunga e non sono solo la conseguenza di una manifestazione avvenuta a inizio giugno. Il Senegal vive da anni in uno stato di tensione politica, accentuatasi negli ultimi mesi a causa dell’avvicinarsi delle elezioni presidenziali di febbraio 2024, per le quali ancora oggi non si conoscono i nomi dei candidati. Ciò che infiamma maggiormente la scena politica è la volontà di Macky Sall di presentarsi per la terza volta alle elezioni politiche per la carica di presidente, possibilità non ammessa dalla Costituzione senegalese, che nell’articolo 27 vieta chiaramente a qualsiasi Presidente delle Repubblica di servire per più di due mandati consecutivi. 

Le munizioni di Macky Sall

Macky Sall è stato eletto presidente a marzo 2012, vincendo le elezioni al ballottaggio contro il presidente in carica Abdoulaye Wade. Nel 2019 viene confermato al primo turno delle elezioni presidenziali con il 58,27% dei voti. Dal 2012 a oggi viene registrato un sistema governativo basato sulla paura e sull’ingiustizia verso il popolo senegalese: strategie di nomina, promozione e sanzione di persone affidabili all’interno delle forze di polizia e della magistratura al fine di garantire l’obbedienza della polizia e la mobilitazione dell’apparato governativo; firma di contratti di armi; organizzazione e finanziamento di teppisti al di fuori di ogni quadro legale; mobilitazione, sotto il titolo di «mantenimento dell’ordine», di armi letali e da guerra contro la popolazione senegalese da parte delle forze di sicurezza e di difesa, con conseguente sparo di proiettili veri contro folle pacifiche; infine, la strumentalizzazione dei procedimenti giudiziari e la sistematica appropriazione indebita del quadro normativo.

Il ripetersi di questi atti criminali, la loro portata e gravità, il modus operandi comune, il prendere di mira le popolazioni a causa delle loro idee e l’impunità organizzata di cui hanno beneficiato consentono di stabilire, ai sensi dello Statuto di Roma, l’esistenza di un attacco sistematico e diffuso contro una popolazione civile, vale a dire cittadini senegalesi che cercano di difendere i propri diritti e la propria rappresentanza democratica e partecipano a organizzazioni militanti pacifiche e manifestazioni di opposizione popolare, in particolare attivisti Pastef e la coalizione Yewwi Askan Wi.

Sui contratti di armi, in particolare, Macky Sall ha fatto arrivare a ottobre 2022 centoventi pallet di munizioni a «uso esclusivo del palazzo presidenziale» imbarcati sulla nave Litsa il 30/09/2022 in partenza da San Pietroburgo in Russia con destinazione finale Avenue Leopold Sedar Senghor a Dakar, dove si trova il palazzo presidenziale. Valore del carico: 471.928.240 CFA, che corrispondono a 718.092,38 €.

Crimini contro l’umanità

Chi più di altri agisce sulla scena politica contro Macky Sall è Ousmane Sonko, sindaco di Zuiguinchor e leader del movimento politico Pastef-Les Patriotes (Patriotes du Sénégal pour l’Ethique, le Travail et la Fraternité) dall’anno della sua creazione nel 2014, partito inserito nella coalizione di opposizione Yewwi Askan Wi. Al suo seguito, migliaia di giovani senegalesi che come Sonko chiedono che Macky Sall non si presenti al terzo mandato.

Sonko è vittima di denunce e procedimenti giudiziari messi in atto con il solo scopo di estrometterlo dalla scena politica e di non ammettere la sua candidatura alle presidenziali del 2024. Prova ne è l’ultima sentenza del tribunale di Dakar del 2 giugno, quella che ha scatenato manifestazioni in tutto il Senegal: Sonko è stato assolto dall’accusa di stupro e minacce di morte verso Adji Sarr, la ragazza che lavorava nel centro massaggi e che l’aveva denunciato, ma è stato condannato a due anni per corruzione di minore. Una sentenza che da più voci viene definita «politica e strumentale» e che mette a rischio la sua candidatura alle prossime elezioni.

Da marzo 2021 il governo di Macky Sall ha ordinato, supervisionato e giustiziato, in modo organizzato, pianificato, metodico e in maniera massiccia, violenze a fini politici contro manifestanti, attivisti, giornalisti, avvocati e comuni cittadini, in particolar modo se connessi al partito Pastef e alla coalizione Yewwi Askan Wi.

Dal 3 marzo 2021 − giorno dell’arresto di Sonko accusato di disturbo dell’ordine pubblico e partecipazione a una manifestazione non autorizzata − a oggi, il governo di Macky Sall ha continuamente usato forme di repressione violenta che hanno causato centinaia di morti, arresti arbitrari, violenze, minacce, intimidazioni, soprusi.

L’avvocato Juan Branco, della corte di Parigi e uno degli avvocati di Ousmane Sonko, il 22 giugno 2023 ha depositato un ricorso alla Corte Penale Internazionale contro Macky Sall, Antoine Felix Dome, ministro dell’Interno, Moussa Fall, alto comandante della Gendarmeria Nazionale, e altre 109 persone, per crimini contro l’umanità

Nel testo presentato alla Corte Penale si legge che «oltre a uccidere e ferire manifestanti, attraverso munizioni vere contro popolazioni disarmate, l’attacco sistematico e diffuso attuato dal sig. Sall, i suoi esecutori il sig. Diome e il sig. Fall e i loro associati contro la popolazione civile che ha cercato di far rispettare la propria sovranità e di vedersi rappresentata democraticamente la forma di detenzioni arbitrarie che hanno colpito diverse migliaia di persone, tra cui quella dei principali leader dell’opposizione, atti di tortura contro manifestanti e oppositori; violazione dei diritti fondamentali di molti di loro, suscettibili di costituire atti di persecuzione, in particolare attraverso procedimenti abusivi, violazioni del diritto alla difesa e al giusto processo, ma anche atti intimidatori, procedimenti disciplinari, licenziamenti per adesione a idee politiche di dipendenti pubblici, avvocati, medici; sospette sparizioni forzate, in particolare nell’ambito di gendarmi che hanno preso parte a indagini che minacciano il potere; infine, atti di tortura nell’ambito di detti arresti e detenzioni, siano essi giudiziali o extragiudiziali».

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