Serie TV e Pandemia
Scritto da Teresa Soldani in data Ottobre 6, 2020
Serie TV e Pandemia
Benvenuti nella nuova rubrica “Terevisione” dedicata alle serie televisive, a cura di Teresa Soldani.
Da oggi, da sola o in compagnia dei miei colleghi, irromperò su Radio Bullets per parlarvi del meglio e del peggio della serialità, un mercato in continua espansione che ha ormai qualitativamente raggiunto, se non a volte anche superato, quello del cinema.
Invece di leggere, ascolta il podcast per un esperienza più coinvolgente
In questa rubrica non ci limiteremo a parlavi di nuovi e vecchi show televisivi e a consigliarvi o raccomandarvi di tenervi alla larga da alcuni titoli, ma cercheremo anche di svelarvi i dietro le quinte delle serie TV, raccontandovi come sono ideate, scritte e prodotte e accompagnandovi in un universo che è ormai entrato nelle nostre case e alimenta discussioni futili e a volte sorprendentemente profonde, coinvolgendo un vastissimo pubblico senza barriere e pregiudizi.
E quale migliore esempio della capacità di una serie televisiva di renderci migliori e farci riflettere, se non uno stralcio del secondo episodio della prima stagione di Sens8, in cui Nomi parla dei pregiudizi che ha dovuto subire per tutta la vita e del perché sia tanto importante per lei prendere parte al Gay Pride, per tutti coloro che non possono marciare come lei?
Un periodo particolare
Ci troviamo in un periodo storico davvero particolare: la pandemia ha costretto milioni di persone a rimanere chiuse in casa e cambiare le proprie abitudini e, in tutto questo sconvolgimento, le serie televisive hanno avuto un ruolo sorprendentemente importante. Accendere la televisione, infatti, ha acquisito oggi un significato e un valore diverso da quello che aveva solo qualche mese fa, diventando l’occasione per aprire un’agognata finestra sul mondo, una via di fuga e una distrazione di cui molti sentivano il bisogno.
Come ogni mercato, anche il business dell’intrattenimento ha subito un arresto traumatico a causa della pandemia. La maggior parte delle produzioni televisive che arrivano sui nostri schermi, che sono sensibilmente aumentate negli anni grazie anche al proliferare dei servizi streaming che hanno attinto dal mercato locale in cui sono approdati, hanno sede negli Stati Uniti. Lì, tutte le produzioni televisive sono state bruscamente interrotte a marzo del 2020, con un effetto su molte serie che si sono viste limare il numero degli episodi e hanno dovuto chiudere le stagioni in corso con imprevisti finali, quelli che in gergo televisivo sono chiamati “cliffhanger”, cioè “finali in sospeso”.
I grandi network americani
I “big five” – i 5 grandi network americani: ABC, CBS, Fox (che, come forse alcuni di voi sapranno, è stata acquisita da poco dalla Disney), NBC e The CW – sono dovuti correre ai ripari, centellinando la messa in onda degli episodi che erano stati già prodotti e cercando contemporaneamente di salvare la stagione televisiva 2020-2021.
Inutile sottolineare che, rispetto al normale, i tempi sono già completamente sballati.
Le produzioni televisive americane, dopo una pausa che comincia solitamente a maggio, ritornano infatti sui set a inizio luglio, con la programmazione che riprende poi tra settembre e ottobre.
La pandemia ha completamente cambiato le regole in gioco e i network hanno dovuto inventare un nuovo inizio di stagione a fine anno o inizio 2021, fatto per lo più di reality e programmi registrati in studio, rimandando il debutto degli “scripted show”, le serie cioè che sono basate su un copione… Covid-19 permettendo.
A fare eccezione, coraggiosamente o incoscientemente, sono per ora ABC e NBC, che hanno indicato novembre come mese in cui riprenderanno la maggior parte delle loro produzioni, tra cui spiccano This is Us, Law & Order SVU, tutto il franchise di Chicago, The Good Doctor, Station 19 e l’intramontabile Grey’s Anatomy.
The CW, invece, quasi da subito ha rinunciato a qualsiasi velleità di sfidare la sorte, posticipando il debutto del parterre dei suoi show di supereroi ispirati ai personaggi della DC Comics a gennaio del 2021. E va sottolineato, peraltro, che proprio questo network gira le sue serie in Canada, nella British Columbia a Vancouver, dove la situazione sanitaria è comunque meno precaria che negli Stati Uniti.
Ma cosa hanno fatto i network durante la pandemia, oltre a centellinare la distribuzione di ciò che avevano in mano al momento dello stop forzato?
Qualcuno, come gli autori di All Rise della CBS, che è stato recentemente rinnovato per la seconda stagione nonostante ascolti non esattamente stellari (e anche questo è un altro dei tanti effetti della pandemia), si sono per esempio divertiti a girare un finale di stagione completamente da remoto con i protagonisti, costretti in casa dal lockdown proprio come noi comuni mortali, che cercavano di vivere le loro vite personali e professionali, tra una connessione traballante e un tentativo di processo virtuale.
Netflix, oltre a rilasciare documentari e film a tema “pandemia”, ha invece prodotto una serie antologica intitolata “Homemade” in cui – in 17 cortometraggi – ha raccontato la vita durante la quarantena di registi di fama mondiale, tra cui c’è anche il nostro Paolo Sorrentino.
Per quanto riguarda le altre serie, i cui autori nelle “writers room” sono già al lavoro da un po’ per preparare i copioni delle stagioni che vedremo in TV, sappiamo già che la pandemia entrerà prepotentemente e comprensibilmente nelle diverse trame che verranno trattate, con alcuni di quelli che ci piace definire “gli show ospedalieri”, come Grey’s Anatomy, The Good Doctor e il più recente New Amsterdam, che affronteranno questo argomento.
Ma se volete sapere quanto complicato sarà girare una serie televisiva, come la pandemia abbia cambiato la vita sui set televisivi, quali protocolli siano stati adottati per la sicurezza dei lavoratori dello spettacolo, seguiteci nella prossima puntata e vi sveleremo qualche altra curiosità sul mondo delle serie TV.
Foto copertina: AMC
Ti potrebbe interessare anche:
- Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale dai conflitti
- Lastesis, donne e lotta sociale in Cile di Valentina Barile
- Bambini ucraini tra guerra e pandemia di Julia Kalashnyk
- Kuwait: per la prima volta nominate otto giudici donne
- Mali: dopo 4 anni in ostaggio liberata operatrice umanitaria francese
- Vietnam: arrestata scrittrice e attivista per i diritti umani
- “Servizi” orbitanti
- Mali: liberati padre Maccalli e Nicola Chiacchio, rapiti due anni fa
- Promemoria: Viva la Costituzione!
- Schermi e salute
- Il tempo rubato dagli schermi
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici