10 novembre 2021 – Notizie dall’Est Europa e dal Caucaso

Scritto da in data Novembre 10, 2021

  • Ucraina, chiude la storica testata Kyiv Post
  • Bielorussia, è ancora crisi migranti al confine con la Polonia
  • Conflict Armament Research: la Russia ha fornito armi ai separatisti nell’Ucraina orientale

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Ucraina

La testata indipendente Kyiv Post, la principale in lingua inglese nel paese, è stata chiusa improvvisamente lunedì 8 novembre, in seguito alla decisione del suo proprietario Adnan Kivan, magnante edile ucraino, e con l’immediato licenziamento di tutta la redazione. 

«[…] Un giorno, speriamo di rilanciare il giornale più grande e migliore», si legge nel comunicato sul sito a firma dello stesso Kivan. Nella nota il fondatore ringrazia anche l’intero team del Kyiv Post e il suo caporedattore storico, Brian Bonner, per il servizio reso all’Ucraina e al giornalismo indipendente negli ultimi 25 anni. Nel comunicato non viene aggiunto altro. 

La redazione ha risposto a strettissimo giro con una dichiarazione congiunta, in cui si legge che i giornalisti erano totalmente all’oscuro dei piani del proprietario sulla chiusura della testata, e che avrebbero scoperto tutto all’arrivo in redazione nella mattinata dell’8 novembre. 

Dal post dei giornalisti si evince che la chiusura improvvisa del Kyiv Post sarebbe dovuta a una controversia tra il magnate edile e la redazione, dopo che Kivan si è presentato con un piano di espansione per la testata, con l’intento di lanciarla in lingua ucraina, «con un caporedattore selezionato con cura per questa nuova sezione».

La redazione ha visto tanti rischi in tale espansione, nonché il tentativo di violare la propria indipendenza editoriale. E interpretano la chiusura della testata e il licenziamento improvviso della squadra come un tentativo di vendetta da parte dell’imprenditore. «Ha annunciato ufficialmente l’intenzione di riorganizzare il Kyiv Post e riavviarlo in un mese con una nuova squadra. Crediamo che in questo modo il proprietario voglia sbarazzarsi dei giornalisti scomodi, onesti e di principio», si legge nel loro messaggio. La notizia ha scosso l’opinione pubblica e si è divulgata velocemente tra i media ucraini nonché nella comunità internazionale.

Sevgil Musayeva, caporedattrice della testata locale Ukrayinska Pravda, ha sostenuto che la decisone di chiudere il Kyiv Post fosse dovuta alla pressione su Adnan Kivan da parte dell’Ufficio del Presidente. Nel post su Facebook della giornalista si legge: «Per capire, il Kyiv Post è la principale fonte di informazioni sull’Ucraina per le ambasciate, le organizzazioni internazionali e gli espatriati. Una fonte che riportava su Wagnergate, sullo scandalo relativo alle offshore, sugli organi anticorruzione e sulle riforme in generale». Secondo Musayeva a qualcuno, probabilmente, questo non piaceva molto e, di conseguenza, sono state fatte pressioni sul proprietario della testata. Il portavoce del Presidente Sergii Nykyforov ha negato accuse. Il Kyiv Post, un periodico storico presente sul mercato mediatico del paese dal 1995, usciva settimanalmente in lingua inglese. Nel 2018 la testata è stata acquistata dal costruttore edile Adnan Kivan, di origine siriana, di base a Odessa. 

Bielorussia – Polonia 

Continua la crisi migratoria al confine tra Bielorussia e Polonia, crisi che va avanti da mesi. Lunedì 8 novembre centinaia di migranti provenienti dal Medio Oriente e non solo (Afghanistan, Iraq, Siria), sono stati ripresi mentre erano diretti al confine bielorusso, vicino al valico di frontiera di Bruzgi, scrive il media dell’opposizione locale charter97.

Il filmato mostra centinaia di migranti che camminano lungo la strada, accompagnati da agenti di sicurezza bielorussi armati. 

Nella stessa giornata il ministero della Difesa polacco ha pubblicato una serie di filmati girati al confine. In uno si vedono migranti irregolari che cercano di rompere, tagliare il filo spinato, mentre un agente di polizia usa uno spray attraverso la recinzione per allontanare gli uomini.

Altri, sempre dall’altra parte del filo spinato, lanciano qualcosa verso le guardie polacche.

https://twitter.com/MON_GOV_PL/status/1457310166211235843?s=20

In un altro filmato, sempre trasmesso dalle autorità, si vede tanta gente dislocata nel bosco dalla parte della Bielorussia. Alcuni di loro prendono d’assalto le guardie con rami d’albero. La parte polacca risponde con getti d’acqua, almeno così sembra dal video.  

Dopo l’assedio di lunedì, la Polonia ha intensificato la protezione delle frontiere mobilitando oltre 12.000 soldati.

Il servizio di frontiera polacco afferma che dall’inizio dell’anno sono stati più di 30.000 i tentativi di attraversare illegalmente il confine con la Bielorussia, 17.300 solo a ottobre, scrive Notes from Poland. Le autorità polacche registrano circa 2.000 migranti e richiedenti asilo nel campo vicino al confine: tra loro molte donne e bambini che soggiornano in tende, stando a quanto scrive Anadolu Agency. 

Dall’agosto del 2021 una serie di paesi confinati con la Bielorussia, in particolare Lituania e Polonia, hanno visto arrivare un afflusso senza precedenti di migranti, provenienti prevalentemente dal Medio Oriente. Viene considerato dalla UE come un attacco ibrido del regime di Lukashenko in reazione alle sanzioni europee alla Bielorussia. Usando «le persone come armi».

Russia

Una recente indagine di Conflict Armament Research dimostra che la Russia fornisce sistematicamente armi all’est dell’Ucraina. Lo scrive The New York Times, citando l’organizzazione. Secondo il report, le armi trovate provengono dagli arsenali militari russi. 

I ricercatori hanno studiato dozzine di tipi di armi, tra cui fucili, lanciagranate, missili antiaerei presi dai separatisti filorussi che sono catturati o uccisi, nonché migliaia di cartucce di munizioni trovate nelle posizioni che avevano occupato. Il rapporto afferma che i militanti sono «più che milizie, armati con armi ereditate dall’ex Unione Sovietica».

Foto in evidenza: Twitter del Ministero della Difesa della Polonia 

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