Elezioni in Russia: vince il partito di Putin. Segnalate numerose violazioni

Scritto da in data Settembre 27, 2021

I risultati delle elezioni parlamentari sono stati ufficialmente annunciati in Russia: il partito di Vladimir Putin Russia Unita ha ottenuto la maggioranza. Dopo il conteggio di tutti i voti, cinque partiti entreranno nella camera bassa del parlamento, tra cui Russia Unita con il 49,82% dei voti, il Partito Comunista della Federazione Russa con il 18,93% e il Partito Liberal Democratico con il 7,55%. Tuttavia osservatori indipendenti hanno segnalato numerose violazioni in tutto il paese durante i tre giorni di voto, e a fare da sfondo alle elezioni sono le repressioni dell’opposizione e della stampa indipendente, nonché gli attacchi al sistema Smart Voting dell’oppositore Alexei Navalny, ora in prigione. 

Russia Unita ottiene la maggioranza

I cittadini russi hanno votato a partire da venerdì 17 settembre fino a domenica 19 settembre per tre giorni consecutivi, per rinnovare i 450 seggi della Duma, ovvero la camera bassa del Parlamento.

Dopo il conteggio dei voti, il partito di governo Russia Unita ha ottenuto 324 mandati: nei collegi uninominali ha vinto 198 e 126 seggi – per le liste del partito. Così il partito di governo riceve la maggioranza costituzionale – due terzi dei 450 seggi. In presenza di tale vantaggio, il partito può approvare le leggi in modo indipendente, scrive Novaya Gazeta. Segue il Partito Comunista con 57 mandati, Russia Giusta 27, il Partito Liberal Democratico con 21 e Nuova Gente con 13 mandati, all’esordio in parlamento. Secondo i dati della Commissione elettorale centrale (CEC), l’affluenza è stata di quasi il 52%.

Falsificazioni 

Politici, osservatori e media indipendenti hanno segnalato una serie di irregolarità nel corso dei tre giorni di votazioni. Pile di schede aggiunte, tentativi di rimuovere gli osservatori dai seggi elettorali, il voto a domicilio effettuato su tavoli pieghevoli e ceppi vicino a negozi o, semplicemente, su panchine; persone che andavano votare più volte in seggi diversi, telecamere a circuito coperte e così via. 

Mentre i social spopolavano di testimonianze, la capa della Commissione elettorale Ella Pamfilova riportava che le violazioni elettorali sono diminuite rispetto agli anni precedenti e definiva il sistema elettorale russo come «uno dei più, se non il più trasparente del mondo».

A destare molti dubbi sono anche i risultati anormali del voto online, paragonati a quelli ottenuti dai candidati di ogni colore politico presso i seggi elettorali. Fino alla tarda notte di domenica 19 settembre, secondo i dati offline, i candidati della lista dello “Smart Voting” erano in testa in molti distretti di Mosca. Dopo la comparsa dei dati del voto elettronico, i risultati delle elezioni nella capitale russa sono cambiati radicalmente. Di conseguenza, nessun candidato delle liste presentate del team di Navalny è passato in parlamento. E il ritardo di 14 ore nella pubblicazione dei dati sul voto elettronico a Mosca ha solo contribuito a fomentare i dubbi sulla trasparenza delle elezioni. 

L’opposizione non sistemica fuori gioco 

Il Cremlino ha studiato una strategia veramente efficace per assicurarsi la vittoria. Molti candidati dell’opposizione non sistemica non hanno potuto partecipare alle elezioni: non sono stati ammessi dalla Commissione elettorale centrale (CEC) a causa delle firme degli elettori non validate. Alcuni, invece, stati respinti perché legati alla Fondazione anticorruzione (FBK) dell’oppositore Alexei Navalny, riconosciuta in precedenza dalle autorità russe come organizzazione “estremista”. Tra i candidati “indesiderati”: Ilya Yashin, Lev Schlosberg, Oleg Stepanov, Violetta Grudina – solo per citarne alcuni. Per non parlare di quegli oppositori che restano in carcere, come Alexei Navalny, o che si trovano in esilio, come i suoi principali collaboratori. 

Ne ha risentito anche lo “Smart Voting” di Navalny – la strategia del “voto intelligente”. Il sistema funziona in questo modo: si vota il candidato che ha le migliori possibilità di battere i politici allineati al Cremlino nei distretti elettorali del paese, a prescindere dal suo colore politico. La logica della strategia è chiara: va bene chiunque, purché i consensi di Russia Unita di Putin diminuiscano.

Siccome lo “Smart Voting” funziona tramite un’App che mostra agli utenti quali candidati dovrebbero votare, le autorità russe hanno costretto Apple e Google a rimuovere l’app “Navalny” e “Smart Voting” dall’App Store e da Google Play, minacciando  procedimenti penali: il rifiuto di rimuovere le app sarebbe stato considerato come «interferenza nelle elezioni russe». E i due colossi della tecnologia si sono piegati alle pressioni del Cremlino, suscitando scontento tra l’opposizione e coloro che dissentono dalla retorica delle autorità. 

Si è “auto-censurato” anche il fondatore di Telegram Pavel Durov, bloccando il bot di “Smart Voting” durante le elezioni e affermando che la sua rimozione era dovuta al divieto nel paese di fare campagna elettorale durante il voto.

Telegram stesso ha resistito alla censura in passato: è rimasto bloccato in Russia per due anni, e all’epoca Navalny aveva partecipato alla manifestazione a sostegno di Messenger. 

Donbas: elettori ucraini portati a votare in Russia

Inoltre, i residenti delle cosiddette “repubbliche autoproclamate” nel Donbas in Ucraina − ai quali alla vigilia delle elezioni la Russia ha rilasciato la propria cittadinanza − sono stati portati in massa ai seggi elettorali nella regione di Rostov. La notizia è stata riportata da molti media, inclusa la TV russa Dozhd.

Questa è la prima volta che il Cremlino ha condotto una campagna elettorale nell’Ucraina orientale sul territorio controllato dai separatisti sostenuti dalla Russia, scrive Reuters.

Come risposta, l’Ucraina imporrà sanzioni contro tutti coloro che sono stati coinvolti nelle elezioni parlamentari russe nei territori occupati del Donbas e della Crimea. A dichiararlo durante un briefing è il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Oleksiy Danylov, il 17 settembre, riporta Ukrainska Pravda. Danylov ha anche notato che la “passaportizzazione” russa della popolazione nell’Ucraina orientale è una «situazione molto delicata», quindi le autorità ucraine stanno affrontando questo problema con molta cautela.

La reazione internazionale 

Stando a quanto ha detto il portavoce della UE Peter Stano in una conferenza stampa a Bruxelles a fine settembre, l’Unione Europea non riconoscerà mai i risultati delle elezioni russe in Crimea, che fa parte dell’Ucraina, riporta l’agenzia ucraina Ukrinform. In più, in un comunicato della UE si nota che la decisione della Russia di coinvolgere nelle elezioni parlamentari i residenti dei territori delle regioni di Donets’k e Luhansk non controllati dal governo ucraino «contraddice lo spirito e gli obiettivi degli accordi di Minsk».

Sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti appoggiano la decisione di non riconoscere le elezioni in Crimea, sostenendo l’integrità territoriale dell’Ucraina.

OSCE

Per la prima volta dal 1993, l’OSCE non ha osservato le elezioni in Russia, a causa di “gravi limitazioni” imposte dalle autorità russe. Questo in seguito alla decisione delle autorità russe di limitare il numero di osservatori a causa della pandemia di coronavirus: da 500 osservatori si è passati a 60. La Russia ha definito il rifiuto dell’OSCE di inviare osservatori come “arbitrario”.

Immagine in evidenza: Valery Tenevoy su Unsplash

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