2 settembre – Notiziario in genere
Scritto da Radio Bullets in data Settembre 2, 2019
Dibattito in Portogallo sulle nuove regole sull’identità di genere. In Messico le proteste contro la violenza sulle donne. Chanel sceglie Teddy Quinlivan, la prima modella transgender (in copertina). Prosegue il dibattito sull’incapacità delle istituzioni turche di combattere la violenza di genere. Ma la Turchia non è l’unico paese a fallire.
Tutto questo nel webnotiziario in Genere del Lunedì di Radio Bullets, a cura di Lena Maggiaro e con Barbara Schiavulli al microfono
Gender e Portogallo
Nuove regole sull’identità di genere nelle scuole stanno suscitando scalpore in Portogallo, dove alcuni genitori esprimono preoccupazione per il fatto che i bambini transgender potranno scegliere quale bagno usare. Lo riporta l’Associated Press.
I politici dell’opposizione di destra del centro hanno rimproverato il governo socialista di centrosinistra, e alcuni parlamentari hanno chiesto alla Corte costituzionale di intervenire.
Una direttiva delle scuole, pubblicata la scorsa settimana, afferma che i bambini possono scegliere in base alla loro identità di genere: anche il bagno dove andare, se usare l’uniforme scolastica da ragazzo o da ragazza e possono anche scegliere di usare il loro nuovo nome di genere. Possono cambiare ufficialmente il proprio sesso a 16 anni.
La direttiva stabilisce le procedure amministrative derivanti da una legge approvata dal parlamento l’anno scorso che mira a difendere dalla discriminazione le persone transgender.
La disputa fa eco a un acceso dibattito negli Stati Uniti, dove l’amministrazione Obama si è schierata con gli studenti transgender nella scelta dei bagni della scuola. L’amministrazione Trump ha eliminato questa politica e ha lasciato la decisione alle scuole e agli stati. Secondo il presidente della Commissione giustizia e pace della Conferenza Episcopale “la decisione del governo è incostituzionale. La Chiesa portoghese non è insensibile alle problematiche delle persone in crisi d’identità sessuale ma la risposta non è la teoria del genere”.
In Portogallo, secondo il centro destra, la direttiva potrebbe peggiorare il bullismo scolastico ed equivale a “un’imposizione ideologica da parte della sinistra radicale”: lo hanno scritto in una lettera al governo, citata dal quotidiano Expresso.
Il governo ha sottolineato che la direttiva impone agli insegnanti e ai genitori di ciascuna scuola di elaborare il modo migliore per attuare la politica antidiscriminazione.
Il segretario di stato per l’educazione, Joao Costa, ha osservato che gli studenti non possono dichiarare spontaneamente un cambiamento di genere: i loro genitori devono dare la loro benedizione e lo studente deve subire una transizione di genere.
Lo scopo della direttiva, ha affermato Costa, è proteggere i bambini transgender, sebbene non vi siano statistiche ufficiali su quanti siano nel paese. Che vede una popolazione di 10 milioni di persone.
La direttiva “non è una direttiva per il bagno, è una direttiva sulla protezione dei minori”, ha detto alla radio TSF del Portogallo Costa.
La National Association of School Director ha raccomandato l’adozione graduale della direttiva, anche se dovrebbe entrare in vigore con l’inizio del nuovo anno scolastico.
Chi è Teddy Quinlivan
La bellezza non ha genere, garantisce Chanel Beauty che ha scelto Teddy Quinlivan, la prima modella transgender a rappresentare la divisione make-up e skincare del marchio di Madame Gabrielle. Lo riporta Cosmopolitan. Una scelta, quella del brand, che vuole celebrare l’inclusività e la bellezza che non sottostà più alla divisione uomo – donna ma diventa universale, fluida, inclusiva.
Si tratta di Theodora “Teddy” Quinlivan, modella statunitense di 25 anni scoperta da Nicolas Ghesquière che vanta nel suo portfolio nomi come Moschino, Maison Margiela, Louis Vuitton, Miu Miu e che ha calcato, per ben due volte, le passerelle di Chanel nel suo periodo “in incognito” quando ancora non aveva fatto pubblicamente coming out come transgender.
La modella nel 2017 ha apertamente dichiarato di essere trans.
https://www.instagram.com/p/B1wSOVQJep4/
Messico e proteste
Sandra Aguilar-Gomez ricorda un’atmosfera di festa e sorellanza quando migliaia di donne messicane sono scese in strada per le proteste della “primavera viola” del 2016. Tre anni dopo, le manifestanti sono tornate a chiedere la fine della violenza contro le donne: questa volta in un’atmosfera inasprita, si legge sul Guardian.
“Quello che ho visto per le strade è stato rabbia e disperazione”, spiega Aguilar-Gomez, 28 anni, studentessa postgraduata e attivista femminista, parlando recenti raduni a Città del Messico. “Perché le cose non sono cambiate neanche un po’”.
Aguilar-Gomez è una delle migliaia di donne che si sono unite alla cosiddetta “revolución diamantina” (rivoluzione glitterata) nella capitale del Messico. Il nome del movimento è stato scelto dopo che le manifestanti hanno ricoperto il capo della sicurezza di Città del Messico di glitter rosa durante la loro manifestazione inaugurale il 12 agosto.
La protesta era stata la reazione al presunto stupro di una ragazza adolescente da parte di quattro agenti di polizia ad Azcapotzalco, a nord di Città del Messico, nelle prime ore del 3 agosto.
Le manifestanti, che hanno marciato con cartelli su cui si leggeva: “Tutte le donne contro ogni violenza” e, “Se violate le donne violeremo le vostre leggi”, chiedono anche cambiamenti più ampi in un paese in cui una media di 10 donne vengono uccise ogni giorno e praticamente tutti questi crimini rimangono impuniti.
“È una situazione femmicida insostenibile”, dice Yndira Sandoval, un’attivista il cui gruppo Las Constituyentes, tra quelli che hanno aderito al movimento.
“Ogni giorno le ragazze scompaiono, le donne scompaiono, le donne vengono violate e violentate … e vogliamo una risposta politica che rifletta la portata di questa emergenza nazionale”, aggiunge Sandoval, che racconta di essere stata vittima di un’aggressione sessuale nel 2017.
Quando il presidente di sinistra messicano, Andrés Manuel López Obrador, è entrato in carica lo scorso dicembre promettendo una nuova era di giustizia sociale, molti attivisti, inclusa Sandoval, speravano che finalmente ci sarebbero stato cambiamenti positivi all’orizzonte.
A Mexico City, che ha eletto per la prima volta una sindaca, Claudia Sheinbaum, alleata di López Obrador, le aspettative erano particolarmente alte.
“È difficile cambiare questa confusione in meno di un anno … [Ma] eravamo molto fiduciosi che avere una donna di quel gruppo politico avrebbe portato cambiamenti politici per affrontare la crisi della violenza contro le donne”, spiega Aguilar-Gomez.
Nove mesi dopo, gran parte di quella speranza è evaporata. Le attiviste per i diritti delle donne sono diffidenti nei confronti dell’alleanza di López Obrador con politici evangelici e hanno condannato tagli ingenti al budget, incluso il taglio dei finanziamenti per i rifugi delle donne.
Non solo Turchia
Il recente femminicidio di una donna turca da parte dell’ex marito in pieno giorno ha messo in luce l’incapacità del governo turco di attuare le numerose misure per proteggere le donne dalla violenza. Lo riferisce l’emittente tedesca Deutsche Welle.
Tuttavia, il femminicidio e la violenza contro le donne non sono solo un problema per la Turchia.
La trentottenne Emine Bulut è stata uccisa dal suo ex marito Fedai Baran il 18 agosto nella provincia centrale turca di Kırıkkale. Baran ha pugnalato la sua ex moglie numerose volte di fronte a persone al bar, compresa sua figlia. La coppia aveva divorziato da anni. Un video che mostra le conseguenze del massacro diventato virale poco dopo, ha creato un’immensa protesta pubblica.
Bulut è stata solo una delle diverse centinaia di vittime in Turchia – ogni anno, nota Deutsche Welle. Solo a luglio, almeno 31 donne sono state uccise in Turchia, portando il totale di quest’anno a oltre 250, secondo l’ONG Kadın Cinayetlerini Durduracağız Platformu (We Will Stop Femicide Platform).
Sempre quest’anno, altre 440 donne sono state vittime di violenza. La Turchia – insieme a 47 altri Stati – ha ratificato la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa del 2011, che mira a prevenire e combattere la violenza contro le donne. Ma il Paese non è il solo nella sua incapacità di rispettare la Convenzione.
Quasi 150 donne sono state uccise in un anno dai loro partner o ex partner in Germania, spiega ancora Deutsche Welle, aggiungendo che i rifugi per donne respingono regolarmente le donne in cerca di protezione. Le strutture e i finanziamenti sono inadeguati.
Un terzo di tutte le donne subisce violenze fisiche e / o sessuali, la maggior parte dei quali coinvolge mariti o partner, secondo uno studio a livello UE. Solo un terzo di quelle donne si rivolge alla polizia o a un’organizzazione umanitaria per chiedere aiuto.
In copertina Teddy Quinlivan/Wikipedia
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