28 giugno 2022 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Giugno 28, 2022
Usa, i procuratori di ventidue stati promettono di proteggere il diritto all’aborto. Nel frattempo la California vuole il diritto all’interruzione di gravidanza nella costituzione. E Ocasio-Cortez racconta il suo stupro. Mentre in Cile manca solo un ultimo passaggio per inserire l’aborto nella costituzione, in Israele la Knesset rende più facili le norme sull’ivg. Slovenia: tre donne candidate alle presidenziali. In Francia il ministro Abad è stato denunciato per tentato stupro.
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Stati Uniti
La lettera dei procuratori
Dopo la sentenza della Corte Suprema americana che ha abolito la Roe vs Wade, con cui nel 1973 la stessa corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa, continuano le proteste nel paese. Almeno ventisei stati hanno o stanno per varare leggi che rendono praticamente impossibile abortire anche nei casi più estremi. Una coalizione di ventidue procuratori generali di stati americani ha dichiarato in queste ore con una lettera aperta il proprio impegno a difendere i diritti all’interruzione di gravidanza e a proteggere le donne costrette a spostarsi da uno stato all’altro per ottenere un aborto. «Useremo tutta la forza della legge per sostenervi», si legge nella lettera firmata tra l’altro dai procuratori di New York, New Jersey, California, Michigan e Maryland. «Continueremo a usare tutti gli strumenti legali a nostra disposizione per lottare per i vostri diritti», scrivono.
Louisiana
Un tribunale della Louisiana ha bloccato il divieto di aborto nello Stato dopo la denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l’associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, oggetto della sentenza della Corte Suprema che ha abolito il diritto all’aborto a livello federale. Gli aborti riprenderanno immediatamente e una nuova udienza è stata fissata per l’8 luglio.
In California
E lo stato della California vuole inserire l’aborto nella propria costituzione, con un emendamento che verrà proposto a tutela dei diritti riproduttivi da mettere al voto in novembre. Il governatore californiano Gavin Newsom ha annunciato un accordo con i vicini stati di Washington e dell’Oregon per creare un “muro” a difesa dell’accesso all’aborto. In California quattro elettori su cinque si oppongono all’abolizione della Roe v. Wade.
Il racconto di AOC
A New York, Union Square Park, Alexandria Ocasio-Cortez ha raccontato di essere stata stuprata a vent’anni durante una manifestazione pro-aborto a New York. «Quando avevo circa 22 o 23 anni, sono stata violentata mentre vivevo qui a New York City», ha raccontato la dem. «Ero completamente sola. Mi sentivo completamente sola. Così sola che ho fatto un test di gravidanza in un bagno pubblico nel centro di Manhattan. Quando mi sono seduta lì ad aspettare quale sarebbe stato il risultato, tutto ciò che pensavo era “grazie a Dio ho almeno una scelta”», ha aggiunto Ocasio-Cortez. Il test di gravidanza, alla fine, era risultato negativo, «ma questo non importa. Questa non è una questione di diritti delle donne, è una questione che riguarda tutte e tutti noi».
Cile
Il Cile, da tempo uno dei paesi più conservatori dell’America Latina, si sta invece preparando a inserire il diritto all’aborto nella propria costituzione. Una garanzia per la quale chi sostiene questo diritto, scrive Afp, si batte da tempo. Resta un passaggio fondamentale: la prima costituzione cilena post-dittatura sarà sottoposta a referendum il 4 settembre. Se approvato, il Cile diventerà uno dei pochi paesi al mondo — e il primo a maggioranza cattolica dell’America Latina — a garantire il diritto alla “interruzione volontaria della gravidanza” nella sua legge istitutiva.
Fino al 2017, il Cile aveva un divieto assoluto di interruzione di gravidanza. Oggi la consente solo in caso di stupro o se c’è una minaccia per la vita della donna o del feto. La questione è ancora controversa nel paese, ma sempre di meno giacché, prosegue Afp, il dominio della Chiesa cattolica sulla politica si è indebolito negli ultimi anni.
Un recente sondaggio Ipsos ha rilevato che il 41% dei cileni è favorevole all’aborto elettivo. Un altro 32% lo approva in modo condizionale, come i casi di gravidanza a causa di uno stupro. Il 7% è totalmente contrario.
Il Cile non è l’unico paese dell’America Latina che si sta muovendo nella direzione opposta rispetto agli Stati Uniti sul diritto all’aborto. A febbraio, la Corte costituzionale della Colombia, altra nazione conservatrice, ha depenalizzato l’aborto fino a ventiquattro settimane di gravidanza, unendosi a Uruguay, Cuba, Guyana e Argentina nel consentire la procedura. L’aborto è legale anche a Città del Messico e in altri otto dei trentadue stati del Messico. Le donne statunitensi si erano già rivolte ai servizi in Messico per l’assistenza all’aborto, spesso a causa degli elevati costi sanitari negli Stati Uniti, ma si prevede che la domanda aumenterà alla luce delle nuove restrizioni. La maggior parte dei paesi dell’America Latina consente l’aborto per motivi medici o in caso di stupro, ma resta un divieto assoluto in El Salvador, Honduras, Nicaragua, Repubblica Dominicana e Haiti.
Le relazioni omosessuali tra uomini in Cile sono state criminalizzate fino al 1999 e il divorzio consentito solo nel 2004. Nel 2017, nel momento in cui la Chiesa era gravemente indebolita da una serie di scandali sulla pedofilia, il Cile ha consentito l’aborto per motivi medici e in caso di stupro. Due anni dopo, il paese è esploso in una rabbia contro l’establishment con proteste di massa mortali per chiedere una società più equa, compresi i diritti civili e riproduttivi. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato legalizzato l’anno scorso. A dicembre, i cileni hanno eletto il presidente Gabriel Boric, salito al potere con un programma di sinistra che include la difesa del diritto all’aborto, osteggiato dal suo rivale conservatore.
Israele
Israele ha reso meno stringenti i suoi regolamenti sull’accesso all’aborto in quella che il ministro della Salute del paese ha affermato essere una risposta alla “triste” sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti della scorsa settimana, che ha ribaltato Roe v. Wade. Le nuove regole, scrive Associated Press, approvate da una commissione parlamentare, garantiscono alle donne l’accesso alle pillole abortive attraverso il sistema sanitario universale del paese ed eliminano l’obbligo di lunga data per le donne di presentarsi fisicamente davanti a una commissione speciale prima che sia loro permesso di interrompere una gravidanza.
La decisione è arrivata dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sulle protezioni costituzionali delle donne all’aborto. Il ministro della Salute Nitzan Horowitz, a capo del piccolo partito liberale Meretz, ha affermato che la decisione degli Stati Uniti ha riportato indietro il tempo per i diritti delle donne. «Una donna ha un diritto completo sul suo corpo», spiega. «La decisione della Corte Suprema Usa di negare il diritto di una donna di fare una scelta sul proprio corpo è un triste processo di repressione delle donne, che riporta il paese leader del mondo libero e liberale indietro di cento anni». L’aborto è ampiamente disponibile in Israele e tema molto meno controverso che negli Stati Uniti, ma le donne non hanno ancora automaticamente il diritto alla procedura.
In base alle nuove regole, le donne israeliane avranno ora accesso alle pillole abortive presso le loro cliniche sanitarie locali. Inoltre non avranno più bisogno di presentarsi fisicamente davanti a un comitato di approvazione dell’aborto e il modulo di domanda sarà abbreviato e semplificato. I comitati di approvazione dell’aborto sono stati pesantemente criticati in Israele nel corso degli anni. Sebbene la maggior parte delle richieste sia stata approvata, le donne si sono opposte all’essere soggette alla burocrazia e a un processo umiliante e invadente. Le donne possono anche affrontare lunghi tempi di attesa prima di poter essere viste da un comitato. Al contrario, il processo verrà digitalizzato e l’obbligo di incontrare un assistente sociale diventerà facoltativo. Le nuove norme entreranno in vigore fra tre mesi. «La riforma che abbiamo approvato oggi creerà un processo più semplice, più rispettoso, avanzato e manterrà il diritto delle donne a prendere decisioni sul proprio corpo, un diritto umano fondamentale», dice Horowitz.
Slovenia
In Slovenia il congresso di Movimento Libertà (GS), partito di maggioranza nella coalizione di governo guidata dal premier Robert Golob, ha deciso in vista delle elezioni per la presidenza della Repubblica in programma a novembre di candidare la vicepresidente Marta Kos. È la terza candidatura femminile, dopo quelle dell’avvocata Nataša Pirc Musar e della psicoanalista Nina Krajnik, ed è la prima espressione di un partito politico. La corsa alle presidenziali è quindi, per il momento, tutta tra donne.
Francia
Ne avevamo parlato: in Francia il ministro per le Solidarietà, Damien Abad, è stato accusato di tentato stupro. E ora è arrivata la denuncia: per “tentativo di stupro” appunto, dicono da France Télevisions, l’insieme delle emittenti pubbliche francesi. Il primo a dare notizia delle accuse, un mese fa, era stato il sito di informazioni Mediapart. «Ho appena sporto denuncia per fatti risalenti ai primi sei mesi del 2010», racconta l’avvocata della donna che ha denunciato il ministro. Laetitia, la sua cliente, a quei tempi presiedeva la federazione dei giovani centristi e Abad era appena stato eletto eurodeputato. I presunti tentativi di stupro di Abad ai danni di tre donne — accuse che Abad respinge — sono circolati dopo la sua nomina nel governo guidato da Elisabeth Borne, il 20 maggio scorso.
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