Eppur si rinnova

Scritto da in data Luglio 6, 2020

Quanta energia abbiamo consumato durante il lockdown per il coronavirus? Meno, molta meno. Un risparmio di consumo del 10,3 per cento nel mese di maggio, addirittura del 17,2 per cento ad aprile, mese interamente costretto alle misure di isolamento. Il dato fornito da Terna, gestore della rete elettrica di alta tensione nel nostro paese, potrà forse sembrare strano a chi in quei mesi da confinato in casa ha acceso devices ed elettrodomestici ben più del suo normale. Ma a mancare durante la piena emergenza sono stati soprattutto i consumi industriali. Lo conferma il fatto che il calo più marcato è stato registrato soprattutto al nord: -20 per cento in aprile, -11 per cento a  maggio. Complessivamente, nei primi 5 mesi del 2019 l’Italia aveva bruciato un 8 per cento di energia in più rispetto al periodo gennaio – maggio di quest’anno.

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A ben guardare i dati di Terna, la sorpresa è semmai un’altra. Mentre calavano i consumi totali, cresceva la quota di quelli soddisfatti con fonti rinnovabili: ad aprile l’energia prodotta dal vento o dal sole aumentava del 26 per cento, al punto da coprire quasi la metà della domanda totale. A maggio, addirittura, il sorpasso:

51%

È la percentuale del fabbisogno energetico italiano soddisfatto con energie rinnovabili. O quantomeno quella del mese di maggio, quello per il quale sono disponibili i dati più recenti. Rispetto allo stesso mese dell’anno prima, la quota è cresciuta del 41 per cento: secondo Terna, il valore mensile più alto di sempre. Lo si deve in particolare all’energia eolica, a quella idroelettrica e soprattutto a quella fotovoltaica, in aumento di un quarto rispetto al mese precedente.

Un dato sorprendente in positivo, per una volta, ma non isolato. Secondo il Transition Lab di Wartsila, osservatorio istituito  per osservare la variazioni post pandemiche nella produzione energetica, proprio a maggio – in particolare alla fine della terza settimana – il sorpasso delle rinnovabili sulle fossili ha interessato tutta l’Europa occidentale. Del resto, il World Economic Forum prevedeva già all’inizio dell’anno scorso il superamento degli obiettivi 2020 di energia pulita per 11 paesi, tra cui l’Italia, e gli investimenti attratti sul settore avevano raggiunto alla fine dell’anno scorso un livello record su scala mondiale. L’agenzia energetica internazionale asserisce che la media europea delle emissioni atmosferiche indotte dalla produzione energetica è ora la più bassa rispetto alle altre economie più sviluppate: 270 grammi di Co2 per kilowattora, a fronte dei 400 degli Stati Uniti, 600 della Cina, 700 dell’Australia.

Dunque il vecchio continente si è ripulito la coscienza ambientale? Non proprio. Giusto qualche giorno fa l’Agenzia europea dell’Ambiente ha aggiornato l‘impronta ecologica europea: stiamo dentro i limiti per l’uso d’acqua dolce, ma superiamo il cosiddetto “spazio operativo sicuro” tanto per l’azoto che per il fosforo e il cambiamento del sistema terrestre, giusto per citare tre dati. I fridays for future sono ancora tutt’altro che superati.

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