Il disegnatore di robot

Scritto da in data Gennaio 5, 2023

Ci sono cose che fanno ritornare in un attimo a un passato ormai lontano, strappandoci un sorriso condito da un po’ di nostalgia. Cose che, come questa sigla, tradiscono la nostra epoca.

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La robotica nelle nostre vite

A “Technomondo” abbiamo parlato spesso di robotica: che sia per produrre, per trasportare, per giocare, per servire e, addirittura, per curarci, occorre dire che ogni invenzione che la riguardi esercita sempre un grande fascino.
I robot possono avere aspetti tanto vari quante sono le loro funzioni. Possono essere di grandi dimensioni, come quelli utilizzati nei settori industriali per svolgere operazioni gravose o nelle quali occorre un’estrema precisione. Oppure possono essere infinitamente piccoli, tanto da essere addirittura ingoiati, come nel caso di quelli studiati per il trasporto di medicinali all’interno del corpo umano. E ancora, possono diventare una parte del corpo, soprattutto quando questo – per diverse ragioni – non può svolgere le sue normali attività, come farci camminare, afferrare oggetti o anche solo parlare.
Tuttavia, al di là delle capacità tecniche e scientifiche che negli anni si sono sviluppate, i robot hanno forse iniziato a entrare nel nostro immaginario prima che nelle nostre vite.

Il sogno dei robot nei cartoni animati giapponesi

Certamente i robot che ci assomigliano sono quelli che ci intrigano maggiormente. La loro umanizzazione, in effetti, ha un misto di inquietante e fascino, lo stesso provato – forse per la prima volta – davanti allo schermo della tv quando si cresceva al ritmo dei cartoni animati Made in Japan. Ed è proprio una notizia di questi primi giorni dell’anno ad avermi ricordato quanto il primo approccio alla robotica sia passato proprio per la fantasia di uno scrittore e fumettista giapponese, Go Nagai, e per il tratto di un suo stretto collaboratore, il disegnatore Gosaku Ota. Il primo inventò i personaggi di Mazinga Z, di Goldrake e di Jeeg robot d’acciaio, il secondo li rese vivi con la sua matita. È stata la notizia della morte di quest’ultimo ad avere aperto uno squarcio sui ricordi d’infanzia. Gosaku Ota si è spento a dicembre – sebbene la notizia sia stata resa nota solo all’inizio di gennaio – all’età di settantaquattro anni, a causa di una polmonite e per complicazioni legate al Covid.

Fantasia che stimola la realtà

I robot dei cartoon giapponesi certamente non trasportavano farmaci, non lavoravano nelle fabbriche né aiutavano a superare disabilità fisiche. Erano potenti, guerrieri e umani quasi perfetti con corpi d’acciaio. Forse non sono stati propriamente un compendio di pedagogia, dato che parlavano di guerre, ammazzamenti e sopraffazioni, ma per noi bambini del tempo che fu sono stati divertenti. Non a caso, non esiste nessuno che, come me, abbia compiuto dieci anni a ripetizione, che non si ricordi di quella loro attrattiva e che – per inciso – non ne ricordi ancora oggi le canzoni delle sigle.

Insomma, questa prima puntata di “Technomondo” del 2023 è più un tributo al bel tempo che fu che non una vera immersione nel mondo della tecnologia; a pensarci bene, però, non vi si discosta poi completamente. Come accaduto spesso nella storia dell’umanità, idee nate anche solo per gioco hanno finito per dare impulso alla creazione di qualcosa di più importante e utile.
Sarà anche il caso dei fumetti di Gosaku Ota? Non lo so, ma la bambina che c’è in me aspetta che prima o poi qualcuno le lanci i componenti.

Musica: “Jeeg Robot” – Roberto Fogu (Fogus) e Michiaki Watanabe.

 

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