Proteggi l’ambiente, rifiuta il nazi

Scritto da in data Novembre 2, 2019

A Dresda passa in consiglio comunale una mozione di Die Partei che invita l’amministrazione a combattere efficacemente contro la violenza nazista, a partire da scuole e società civile. Una dichiarazione solo di principio, che però non incontra il favore della Cdu. E Alternative für Deutschland prova a riscrivere il testo, parlando di “violenza di qualsiasi tipo”.

di Paola Mirenda da Lipsia 

Su una cosa Die Partei, il partito satirico tedesco, non scherza: il proprio antifascismo. Nessuna equidistanza e nessuna ambiguità. La lotta contro il razzismo e il nazismo fa parte del programma elettorale del movimento, viene costantemente ricordata sui volantini, viene vissuta in prima persona nei cortei. Non per caso uno dei manifesti delle recenti elezioni che si sono svolte in Sassonia mostrava proprio una demo contro i neonazi e lo slogan “metterci la faccia”. E la faccia, nonché la firma sotto la mozione presentata in consiglio comunale, ce l’ha messa pure Max Aschenbach, consigliere Die Partei a Dresda, capoluogo della Sassonia. Quello che probabilmente non si aspettava è che la sua risoluzione – che conteneva la proposta di dichiarare la città contraria al nazismo e impegnata a lottare contro chi lo propugna – fosse presa sul serio dagli altri partiti e che persino i liberali del Fdp la votassero. “Non sopravvalutiamo il valore di un voto comunale”, avverte però Aschenbach in una intervista con l’emittente Mdr. Ma anche lui sa che è importante, soprattutto sul piano culturale. “La politica fa fatica a chiamare “nazisti” i nazisti”, spiega. “Invece va fatto. A Dresda abbiamo un problema coi nazisti e lo dobbiamo affrontare”.

Da Pegida al Movimento Identitario, passando per AfD

Il problema di Dresda si chiama Pegida, che qui è nata, e si chiama AfD, che alle ultime elezioni ha preso una media del 20 per cento nelle diverse circoscrizioni elettorali che compongono la città. Ma il problema si chiama soprattutto rechte Szene, il mondo dell’estremismo nero che è impossibile quantificare esattamente nonostante le forze di sicurezza spendano ingenti somme per infiltrare i gruppi. L’ultimo studio pubblicato sul fenomeno, curato da Kulturbüro Sachsen eV, fotografava un modello non inedito, ma notevole per la sua ampiezza: la presenza di club, associazioni, società sportive apparentemente non di destra e dedite ad attività come l’aiuto sociale, la cura degli anziani, il sostegno scolastico con lo scopo, scrive Kulturbüro, di “politicizzare i non politici”, soprattutto nelle zone rurali e nei quartieri svantaggiati. Crescono dunque le associazioni, si intessono fili tra le diverse istanze, prendono possesso degli edifici di Dresda movimenti come quello identitario. È così che piano piano il discorso di destra diventa “familiare” e dunque “accettabile” e si trasforma in migliaia di voti per Alternative für Deutschland, che dal canto suo contraccambia mettendo nel dibattito politico le parole dell’estrema destra, fino alla negazione dell’Olocausto.

Di palestre e di raduni nazi

Poi c’è la faccia violenta e quella consueta: dalle palestre di arti marziali che diventano palcoscenico per raduni nazisti internazionali (come il recentissimo Kempf der Nibelungen di Ostritz, che Comune e Tribunale hanno infine vietato) alle kermesse musicali, su cui convergono migliaia di simpatizzanti e gruppi organizzati. Nel 2018 in tutta la Germania ci sono stati 272 eventi musicali dell’estrema destra a livello nazionale e il dieci per cento di questi era in Sassonia. La violenza non è solo nelle grandi adunate, ma è capillare: nel rapporto presentato a giugno – e relativo al 2018 – l’Ufficio per la protezione della Costituzione segnalava 2.200 reati legati alla destra in Sassonia nel 2017, cioè 6 al giorno. Nello stesso periodo, ci sono stati 138 attacchi estremisti violenti dei nazi, cioè quasi tre ogni settimana. Nel 37 per cento dei casi, erano diretti contro i migranti.

Emergenza climatica, ma anche democratica

Ci sono città che dichiarano l’emergenza climatica, quando si rischia il punto di non ritorno e il crollo del sistema. Ci sono città che invece dichiarano l’emergenza democratica, esattamente per lo stesso rischio. O, per chiamare le cose con il proprio nome, l’emergenza (Notstand) nazista. Questo è quello che è successo mercoledì 30 ottobre a Dresda e che Die Partei spera si possa replicare anche a Chemnitz, città salita alle cronache per le violentissime manifestazioni dell’estrema destra nazifascista e la caccia ai migranti. Una semplice mozione che dia un segnale, soprattutto alle vittime della violenza, per dire, spiega Aschenbach “che non sono sole, che la città si prenderà cura”.

Questione di punti

C’è un punto interrogativo, nel titolo del testo approvato, che non avrebbe dovuto esserci. Ma è stato il frutto di discussioni e compromessi tra i partiti che hanno votato “sì”. Le discussioni sono iniziate a settembre, quando il testo è stato proposto per la prima volta. Poi è stato limato, modificato, fatto leggere e rileggere. (“Senza l’aiuto dell’Spd non ce l’avrei fatta”, ammette Max Aschenbach). Non per tutti i 39 consiglieri favorevoli al testo quell’emergenza è già una certezza. Per alcuni è ancora solo un potenziale rischio contro il quale agire in fretta. Il testo, che è solo una dichiarazione di principio, parla di lavoro da fare nelle scuole, di tutela delle minoranze, di rifiuto di accettare pratiche discriminatorie. Non è di immediata comprensione il rifiuto della Cdu che in un frangente del genere si è defilata con motivazioni risibili. Ma dopo aver incassato il voto dei liberali avere anche quello dei cristiano democratici sarebbe forse stato troppo, per gli “antisistema” del Die Partei.

Ascolta/ Leggi anche:

Germania dell’est-remismo

C’eravamo un po’ destratti

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici 

 

Tagged as

[There are no radio stations in the database]