Siria del Nord: chi vuole cosa

Scritto da in data Ottobre 12, 2019

La Turchia ha lanciato nel nord della Siria, l’Operazione Primavera della Pace, prendendo di mira il Partito dell’Unione Democratica Curda (PYD) e la sua ala militare, le Unità di protezione dei popoli (YPG).

L’azione è stata preceduta dalla promessa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirare le truppe americane nella zona. La Turchia sostiene che deve impedire la creazione di un “corridoio terroristico” lungo il suo confine meridionale.

Eppure le radici di questo nuovo capitolo della guerra siriana risalgono a decenni di scontri e la situazione diventa ogni giorno più complessa.

Chi combatte chi?

Partito dell’Unione Democratica (PYD) / Unità di protezione dei popoli (YPG)

Il PYD è stato fondato nel 2003 in Siria e, dopo l’inizio della guerra civile siriana nel 2011, il gruppo è riuscito a prendere il controllo di gran parte del nord del paese nel vuoto di sicurezza che ne è seguito. Il gruppo dice di sposare un’ideologia chiamata “Confederalismo democratico”, basata sulle idee del fondatore e leader del Partito del lavoro del Kurdistan (PKK) Abdullah Ocalan, che è in prigione in Turchia dal 1999.

Dal 1984, il gruppo militante del PKK è coinvolto in un conflitto di guerriglia con lo stato turco, originariamente chiedeva la creazione di uno stato curdo socialista indipendente, ma in seguito lo ha modificato per chiedere l’autonomia e il federalismo regionale.

Il PYD afferma di essere indipendente dal PKK, ma molti sostengono che la maggior parte delle operazioni sono controllate dalla leadership del gruppo militante sulle montagne Qandil nel nord dell’Iraq.

L’obiettivo di lunga data del PYD è quello di collegare una serie di “cantoni” controllati dal gruppo attraverso la Siria settentrionale. L’organizzazione ha sposato la democrazia decentralizzata, il  femminismo e l’eco-socialismo. Sebbene il gruppo sia visto come nazionalista curdo, lo stesso PYD nega di avere una base etnica.

Diversi gruppi alleati che combattono al loro fianco:

  • Forze democratiche siriane –una coalizione formata con l’assistenza degli Stati Uniti nel 2015 con arabi e turkmeni e altri gruppi etnici nel nord della Siria, il gruppo è stato un protagonista chiave per la sconfitta dello Stato islamico (IS).
  • Partito comunista leninista marxista – un gruppo turco armato di estrema sinistra che è illegale in Turchia, l’MLKP ha combattuto contro l’IS insieme all’YPG dal 2012.
  • International Freedom Battalions – un’organizzazione internazionale di volontari composta da combattenti stranieri, modellata vagamente sulle Brigate Internazionali che si sono offerte volontarie per combattere durante la Guerra Civile spagnola.

Turchia

Il secondo più grande esercito della NATO, la Turchia ha guardato alla crescita del PYD con profonda preoccupazione almeno dal 2014, quando l’attenzione mondiale è stata attratta dal gruppo sul suo conflitto con l’IS nella città di Kobane.

Il processo di pace in corso tra la Turchia e il PKK dal 2013, è crollato nel 2015 in parte a causa della diffusione del PYD. Da allora, il presidente Erdogan ha ribadito la sua determinazione a “non permettere mai la creazione di uno stato curdo nel nord della Siria”.

Nel 2016, l’operazione Euphrates Shield è stata lanciata con l’intento di colpire l’IS nella Siria settentrionale e quindi l’operazione Olive Branch nel 2018 ha visto lo YPG cacciato dalla regione nord-occidentale di Afrin. La tensione d’allora si è trasformato in un conflitto in piena regola per eliminare la presenza di YPG nel resto del nord.

Sono numerosi i gruppi di ribelli siriani che combatto accanto alla Turchia tra cui

  • L’Esercito nazionale siriano– composto da combattenti allineati con l’esercito siriano libero, il gruppo ha aiutato nelle operazioni turche ad Afrin, al-Bab e in altre aree.

Cosa vuole ottenere la Turchia nel nord della Siria?

La Turchia teme che un’entità pro-PKK al confine meridionale diventi inevitabilmente un trampolino di lancio per gli attacchi alla Turchia e, quindi, la vede come una minaccia. Più di 40.000 persone sono state uccise nei combattimenti tra Turchia e PKK fino al 2014.

L’altro motivo dell’operazione è il desiderio di espellere i rifugiati siriani dalla Turchia e di reinsediarli in una “zona sicura” che prevede di creare nel nord della Siria. La Turchia ha la una delle più grandi comunità di rifugiati nel mondo e la presenza de siriani nel paese aumenta il razzismo dei turchi che li accusano di criminalità, disoccupazione e di contaminazione della cultura turca.

Per contrastare la crescente xenofobia, Erdogan ha promesso di trasferire due milioni di siriani nelle aree catturate dall’YPG, anche se non provengono da lì.

Cosa vuole il PYD nel nord della Siria?

L’obiettivo dichiarato da ormai molto tempo del PYD è la creazione di uno staterello decentralizzato sulla base dell’ideologia di Ocalan. L’area controllata dal PYD – indicata in curdo come Rojava – ha stabilito l’autonomia con reti di consigli e forum locali che mirano a promuovere la democrazia decentralizzata (anche se c’è chi mette in dubbio quanto potere detengano effettivamente). Il PYD è stato anche accusato di far rispettare una regola a partito unico nell’amministrazione autonoma che gestisce il Rojava.

L’obiettivo originale di creare un’entità contigua è stato apparentemente distrutto dall’invasione turca di Afrin. Ora il PYD sembra volere mantenere influenza in qualsiasi futuro processo di pace in Siria, sebbene i tentativi di impegnarsi in processi sostenuti dalle Nazioni Uniti siano stati fermati dal ​​veto della Turchia.

I curdi hanno subito a lungo discriminazioni in Siria, con i successivi governi che hanno tentato di “arabizzare” le regioni curde e di cambiare la demografia. Il PYD vuole che i diritti dei curdi siano protetti in un futuro accordo costituzionale.

Cosa vuole la coalizione guidata dagli Stati Uniti?

Il presidente Trump è stato eletto sulla promessa di isolazionismo e di ritirare gli Stati Uniti da conflitti che non li riguardavano. La sconfitta dell’IS è stata ripetutamente propagandata come l’unica ragione per il coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria (oltre a sfidare occasionalmente l’Iran) e ora che questo è accaduto, Trump non vede motivi per rimanere.

Ma gli Stati Uniti e i loro alleati temono l’acquisizione da parte della Turchia di aree controllate dal PYD che potrebbe significare il rilascio di alcuni dei 15.000 combattenti dell’IS catturati dai curdi e dai loro alleati.

Trump ha avvertito che se ci saranno “combattimenti inutili”, farà a pezzi l’economia turca.

Cosa vuole il governo siriano (e i suoi alleati)?

Il governo siriano, così come i suoi stretti alleati Iran e Russia, sono felici della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal nord, ma hanno espresso preoccupazione per la violazione della sovranità siriana da parte della Turchia.

Il presidente siriano Bashar al-Assad spera che, di fronte alla minaccia della Turchia, il PYD farà il possibile per evitare la totale sconfitta.

Assad ha ripetutamente affermato di voler riprendere il controllo di tutta la Siria e, se il PYD dovesse allearsi formalmente con lui, porterebbe la più grande area finora fuori dal suo controllo sotto l’influenza di Damasco.

 

Foto di copertina: Photo by Hugo Jehanne on Unsplash

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