Un pugno contro il razzismo

Scritto da in data Giugno 5, 2020

La morte di George Floyd ci ha colpito come uno schiaffo. Ci ha trascinato in un mondo che non riconosciamo, fatto di soprusi, razzismo, ingiustizia. Avremmo dovuto essere persone migliori e invece, sembra che non si cambi mai.
Lo sport ha tante storie che hanno fatto la differenza, come la foto scattata a Tommie Smith e John Carlos nel 1968. Un click e l’obiettivo congela il tempo. Ascoltate con noi questo estratto del podcast “Rivincite Olimpiche”

Una foto che ha fatto la storia

Tra le fotografie che hanno fatto la storia dello sport c’è senza dubbio quella scattata durante la premiazione dei 200m a Città del Messico il 17 ottobre del 68: quella che ritrae sul gradino più alto del podio lo statunitense nero Tommie Smith con il pugno destro alzato. Oltre a Smith, che ha appena fatto segnare il record del mondo, sul podio ci sono l’australiano Peter Norman, medaglia d’argento e John Carlos, terzo classificato, amico e connazionale di Smith. Smith e Carlos sono due studenti di sociologia, il primo è nato in Texas ha 24 anni ed è il settimo di undici figli, padre raccoglitore di cotone; il secondo, invece, ha 23 anni ed è cresciuto ad Harlem con il padre che fa il calzolaio.

Sta suonando l’inno statunitense e Smith e Carlos, con le medaglie al collo in bella mostra, abbassano la testa ed alzano al cielo un pugno guantato di nero. L’australiano Norman è rigido e impettito, sembra quasi sorpreso dal gesto provocatorio e politicamente dirompente dei due neri statunitensi ma, guardando bene, si vede che anche lui porta la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights del quale i due americani sono rappresentanti. L’Olympic Project for Human Rights è stato fondato l’anno precedente dal discobolo Harry Edwards per dare voce agli atleti di colore, stufi di essere considerati eroi per un giorno e schiavi nei campi di cotone per l’intera esistenza. L’intento iniziale di boicottare i Giochi è irrealizzabile quindi agli aderenti all’iniziativa viene data la possibilità di protestare in modo personale ed autonomo indossando una coccarda. Smith e Carlos fanno molto di più: si presentano senza scarpe, indossando calzini neri in segno di povertà, con i pugni alzati guantati di nero, con la testa bassa e con una piccola collana con delle pietruzze al collo perché

“ogni pietra rappresenta un nero che si batteva per i diritti ed è stato linciato”.

Per capire il gesto dei due americani è bene inquadrarlo nel contesto storico di quegli anni: sono gli anni delle agitazioni del 68, del risentimento, dello sconforto e della rabbia per l’assassinio di Martin Luther King e di Bob Kennedy. È l’anno in cui a dominare la scena americana sono le Black Panthers, che fanno proprio della mano guantata di nero uno dei loro simboli. Sono gli anni della strage della Piazza delle Tre Culture a Città del Messico appena prima dell’inizio delle Olimpiadi. Un massacro compiuto dall’esercito messicano nei confronti di oltre 200.000 studenti: al di là delle cifre ufficiali dichiarate dalle fonti governative, si stima con buona approssimazione che rimasero uccisi circa 300 civili.

Ma torniamo ai giochi: successivamente alla premiazione, per decisione di Avery Brundage, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Smith e Carlos vengono sospesi immediatamente dalla squadra statunitense ed espulsi dal villaggio olimpico. Ormai, però, sono diventati un modello da seguire: Ralph Boston, bronzo nel salto in lungo, presiede scalzo alla premiazione, Bob Beamon, medaglia d’oro nel salto in lungo, non solo si presenta scalzo ma non indossa neanche la tuta di rappresentanza statunitense. Lee Evans, Larry James e Ronald Freeman salgono sul podio calzando un basco nero in testa, Jim Hines, oro nei 100 metri, si rifiuta di farsi premiare da Avery Brundage.

Terminati i giochi Smith viene espulso dall’esercito per “indegnità” e si impiega in un autolavaggio. Carlos non è molto più fortunato e trova lavoro come scaricatore di porto a New York e come buttafuori ad Harlem. Il Ku Klux Klan gli fa recapitare dello sterco e riceve continue minacce di morte telefoniche; questa vita d’inferno è probabilmente fatale alla moglie di Carlos che non regge la pressione e si suicida. Anche Norman, l’argento olimpico, viene boicottato in Australia: nonostante ottimi tempi di qualificazione sui 100 e 200 metri non viene aggregato alla rappresentativa australiana a Monaco 72-  e dire che con il suo 20”06 avrebbe vinto l’oro! – . Muore per un problema cardiaco nel 2006 e, fra gli altri, a reggere la sua bara ci sono Smith e Carlos.

Durante un’intervista, a proposito di quella foto che ha cambiato la sua vita e quella di Smith, Carlos racconta:

“Quell’immagine di me e Tommie sul podio è la moderna Gioconda, è un’immagine universale che tutti vogliono vedere ed alla quale tutti vogliono essere collegati in un modo o nell’altro, e sai perché? Perché eravamo in piedi per qualche cosa, eravamo in piedi per l’Umanità” .

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