3 dicembre 2020 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Dicembre 3, 2020
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- Iran: rinviata di alcuni giorni l’esecuzione del medico iraniano svedese Ahmad Reza Djalali / Malata, debole, positiva al coronavirus, torna in prigione l’avvocata Nasrin Sotoudeh.
- Etiopia: accesso umanitario all’Onu nel Tigray.
- Egitto: Amnesty condanna la terribile “follia delle esecuzioni”.
- L’app israeliana che “rende facile uccidere un palestinese come ordinare una pizza”.
- Iraq: aumentano i suicidi tra i giovani.
- Venezuela: verso il voto di domenica.
- Giappone: auto elettriche entro il 2035, emissioni zero entro il 2050.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Iran
L’impiccagione di Ahmad Reza Djalali, il medico iraniano-svedese condannato a morte in Iran per spionaggio, è stata rinviata “di alcuni giorni”, si legge sulla BBC che precisa di avere avuto l’informazione da una fonte vicina alla famiglia contattata dall’avvocato del ricercatore, che in passato ha lavorato anche a Novara. La ragione del rinvio potrebbe risiedere nel polverone internazionale scatenatosi per evitare la sua esecuzione.
Nasrin Sotouden, l’avvocata nota per i diritti delle donne, condannata a 12 anni per il suo lavoro e per la battaglia contro il velo obbligatorio è tornata nella prigione di massima sicurezza Gharchak, è stato segnalato ieri, 2 dicembre 2020. «Il ritorno in prigione di Nasrin Sotoudeh è una parodia della giustizia che mette in pericolo la sua vita e riflette il completo disprezzo delle autorità iraniane per lo stato di diritto», ha detto Hadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro dei diritti umani in Iran. Il marito di Sotoudeh, Reza Khandan, ha riferito di aver ricevuto una convocazione che le ordinava di tornare alla prigione di Gharchak. Prima di lasciare la propria casa, dove ha trascorso qualche settimana perché malata ha pubblicato il seguente messaggio di Sotoudeh su Facebook:
Cari amici e attivisti per i diritti umani,
Mi hanno detto di tornare in prigione e oggi tornerò in prigione, dove ho lasciato centinaia di compagni di cella, un luogo dove ho lasciato il cuore. È sempre così. In queste circostanze non mi piace parlare di com’è stato non poter abbracciare i miei figli durante queste tre settimane a causa del coronavirus.
Ma ho il dovere di dichiarare la mia preoccupazione per la situazione di Ahmadreza Djalali e fare appello a tutti coloro che possono raccogliere sostegno affinché prestino attenzione al suo caso. Libero Ahmadreza Djalali, oggi.
Nasrin Sotoudeh
Iraq
Nell’Iraq ricco di petrolio, i giovani stanno lottando per trovare lavoro. La disoccupazione è stata uno dei principali motori del movimento di protesta di ottobre scoppiato lo scorso anno, ma non è stato affrontato dal governo, che invece ha risposto alle manifestazioni con la violenza. Il Paese sta ora affrontando un aumento del tasso di suicidi tra i giovani iracheni, con molti analisti che lo attribuiscono alla disperazione economica che tanti hanno vissuto dal 2003. Durante i primi otto mesi del 2020, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha annunciato 298 suicidi in tutto l’Iraq, di cui 68 a Baghdad, 39 a Bassora e 30 a Dhi Qar. Alcune statistiche governative mostrano che il numero di suicidi è raddoppiato dal 2003. Ci sono molteplici fattori che contribuiscono ai tassi di suicidio, inclusi problemi personali e problemi sociali. Le difficoltà economiche, tuttavia, sono state una fonte costante di disperazione pubblica, con la disoccupazione in costante aumento nell’ultimo decennio e l’Iraq che deve affrontare sfide significative dopo la sconfitta dello Stato islamico (IS) nel 2017.
Il governo degli Stati Uniti ha deciso di ritirare parte del personale dalla sua ambasciata a Baghdad durante le ultime settimane dell’amministrazione Trump, hanno riferito i funzionari mercoledì, secondo The Washington Post. Una persona che ha familiarità con il ritiro lo ha descritto come una “riduzione del rischio” temporanea che continuerà dopo l’anniversario − il prossimo 3 gennaio − dell’eliminazione dell’alto leader militare iraniano Qassem Soleimani, avvenuta lo scorso anno con un attacco di droni statunitensi a Baghdad.
Libano
È cominciata ieri la seconda video-conferenza dei paesi donatori per il Libano, afflitto dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi trent’anni e che soffre ancora delle ferite della devastante esplosione del 4 agosto scorso, al porto di Beirut. Organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron e sotto gli auspici del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, questa seconda conferenza mira a raccogliere fondi per sostenere l’economia del Libano, in default finanziario da marzo scorso e attraversato da un movimento di protesta popolare anti-governativo, e senza un governo dall’agosto scorso.
Israele e Palestina
Il Parlamento israeliano ha approvato in lettura preliminare la prima delle mozioni di sfiducia al governo di Benyamin Netanyahu. A favore hanno votato 61, contro 54. Nella maggioranza a favore della mozione di sfiducia ci sono anche i deputati di Blu Bianco il cui leader Benny Gantz aveva ieri preannunciato la decisione con un duro discorso nei confronti del suo alleato di governo Benyamin Netanyahu. Si rischia una quarta elezione in due anni. Israele ha consegnato più di 1 miliardo di dollari di tasse trattenute dall’Autorità Palestinese, ha detto un ministro palestinese, settimane dopo il rinnovo del coordinamento tra le due parti. «Il governo #Israele trasferisce tutte le quote finanziarie dello sdoganamento sul conto della #Autorità palestinese, pari a tre miliardi e 768 milioni di shekel», ha postato mercoledì su Twitter il ministro degli Affari civili Hussein al-Sheikh, riferendosi alle tasse, comprese quelle doganali, che lo stato ebraico raccoglie per conto dell’Autorità Palestinese.
Il ministero delle Finanze israeliano ha confermato il trasferimento di 3,77 miliardi di shekel (1,14 miliardi di dollari), ha detto l’agenzia di stampa Reuters. Le tasse, gestite da Israele in base ad accordi provvisori degli anni ’90 e solitamente consegnate mensilmente, costituiscono più della metà del budget dell’Autorità Palestinese, la cui economia è stata duramente colpita dalla pandemia di coronavirus. L’Autorità Palestinese non è stata in grado di pagare la retribuzione piena ai suoi 130.000 dipendenti negli ultimi mesi.
Uccidere un palestinese sarà presto facile come ordinare una pizza. Questo ripugnante messaggio − anche se espresso in termini meno espliciti − è stato consegnato attraverso un recente articolo pubblicato dal sito IsraelDefense. Cita Oren Matzliach, un colonnello che sta supervisionando l’uso di una nuova app da parte dell’esercito israeliano. L’app consentirebbe a un comandante di digitare i dettagli di un obiettivo su un piccolo dispositivo elettronico consentendo alle truppe di aprire il fuoco su quel bersaglio rapidamente. Ordinare un attacco sarà «come ordinare un libro su Amazon o una pizza in una pizzeria utilizzando il tuo smartphone», ha detto Matzliach. Che i palestinesi siano un obiettivo legittimo, è ormai abbastanza chiaro, se non lo era già, in seguito alle proteste della Grande Marcia del Ritorno a Gaza negli ultimi anni. I civili che chiedevano i loro diritti fondamentali sono stati ufficialmente dichiarati “terroristi” dal governo israeliano. L’app è stata sviluppata tramite il programma Digital Land Army, sviluppato dal produttore di armi israeliano Elbit Systems in collaborazione con l’esercito israeliano.
Egitto
Amnesty International ha denunciato “l’orribile follia di esecuzioni” in Egitto, affermando che negli ultimi due mesi sono state messe a morte decine di persone. Il gruppo per i diritti umani con sede nel Regno Unito ha dichiarato mercoledì che «solo in ottobre e novembre, le autorità egiziane hanno giustiziato almeno 57 uomini e donne», aggiungendo che questo numero è stato quasi il doppio rispetto a tutto lo scorso anno. «Le autorità egiziane si sono imbarcate in un’orribile follia di esecuzioni negli ultimi mesi… in alcuni casi a seguito di processi di massa grossolanamente iniqui», ha detto in una dichiarazione il direttore della ricerca e della difesa regionale di Amnesty, Philip Luther.
Secondo Amnesty il numero reale potrebbe essere addirittura più alto «poiché le autorità egiziane non pubblicano statistiche sulle esecuzioni o il numero di prigionieri nel braccio della morte; né informano in anticipo le famiglie o gli avvocati sulle esecuzioni». Amnesty ha dichiarato di non essere stata in grado di verificare in modo indipendente i resoconti dei media filogovernativi a proposito di oltre 30 esecuzioni aggiuntive durante lo stesso periodo.
Il gruppo ha detto che la “follia delle esecuzioni” è seguita a un incidente avvenuto a settembre nella famigerata prigione di Tora al Cairo, in cui diversi poliziotti e prigionieri nel braccio della morte sono stati uccisi in un fallito tentativo di evasione.
Etiopia
L’Etiopia ha concesso alle Nazioni Unite pieno accesso alla regione settentrionale del Tigray, per fornire aiuti umanitari. L’accordo, firmato dal ministro della Pace etiope, consente «un accesso illimitato, sostenuto e sicuro, per il personale e i servizi umanitari alle popolazioni vulnerabili nelle aree del Tigray e nelle aree confinanti delle regioni di Amhara e Afar». Le Nazioni Unite da tempo hanno messo in guardia da una possibile catastrofe umanitaria nella regione, dove all’inizio di novembre è scoppiato un conflitto con il governo federale.
Circa 600.000 persone che vivono nel Tigrè dipendevano dagli aiuti alimentari per sopravvivere prima che iniziassero i combattimenti, tra cui 96.000 rifugiati eritrei.
Coronavirus: oggi comincia il summit alle Nazioni Unite sulla pandemia. Austria, solo i residenti potranno sciare dal 24 dicembre. Alberghi chiusi fino al 6 gennaio. Belgio: via alle vaccinazioni dal 5 gennaio. Turchia: via libera al vaccino cinese dall’11 dicembre.
Malta
La Commissione indipendente che da un anno sta conducendo l’inchiesta pubblica sull’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia ha convocato l’ex premier Joseph Muscat a rispondere come testimone oggi in aula. Lo riferiscono i media maltesi specificando che l’atto di notifica della convocazione è stato consegnato da un pubblico ufficiale al padre di Muscat. L’ex primo ministro non ha confermato se si presenterà. Il suo nome è stato collegato alle indagini sull’assassinio della giornalista sin dall’arresto dell’imprenditore Yorgen Fenech, accusato di essere il mandante dell’omicidio.
Afghanistan
Dopo settimane di articoli secondo cui il governo afghano e i talebani stavano stabilendo regole procedurali per i colloqui, i negoziatori di entrambe le parti hanno finalmente confermato progressi ieri. Progressi che fanno capo a un accordo concluso più di una settimana fa, ma che il governo aveva negato. Nonostante la resistenza dichiarata pubblicamente dal presidente Ghani, sembra che le regole ora siano esattamente quelle stabilite all’inizio, costituendo la struttura dei negoziati attorno all’attuale accordo USA-talebani, con alcune scuole di pensiero religiose utilizzate per risolvere le questioni.
L’inviato statunitense Zalmay Khalilzad dice che le due parti stanno ora lavorando all’ordine del giorno dei colloqui, che dovrebbe includere una tabella di marcia politica e un “cessate il fuoco” tra le fazioni, che rappresenta probabilmente la priorità assoluta per entrambe le parti.
I talebani hanno confermato l’esistenza di un comitato istituito per lavorare all’ordine del giorno dei colloqui. Il governo Ghani non ha commentato, ma almeno non nega più che le regole procedurali siano state fissate.
Stati Uniti
L’attrice Scarlett Johansson ha pubblicato un video su Youtube in cui chiede la “scarcerazione immediata” di quattro appartenenti all’ong egiziana per la difesa dei diritti civili “Eipr” tra cui Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in custodia cautelare con l’accusa di propaganda sovversiva da febbraio. «Far sentire la propria voce in Egitto oggi è pericoloso», ha detto la star di Hollywood all’inizio del video. Intanto sulla pagine facebook “Zaki Libero”, curata da alcuni attivisti, si legge che lo studente ha chiesto al suo avvocato una pomata per il mal di schiena essendo costretto a dormire per terra.
Messico
Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto ieri che i politici che impongono blocchi o coprifuoco per limitare il Covid-19 si comportano come dittatori. I commenti sono arrivati mentre López Obrador respingeva ancora una volta le domande sul perché non indossa quasi mai una maschera facciale, affermando che è una questione di libertà. Il leader messicano ha affermato che le misure pandemiche che limitano i movimenti delle persone sono «di moda tra le autorità… che vogliono dimostrare di avere la mano pesante, la dittatura». Non era chiaro se il leader messicano si riferisse alle autorità di altri paesi o ai leader locali, principalmente del partito di opposizione, che hanno cercato di imporre limiti in Messico.
Venezuela
L’opposizione venezuelana sta discutendo di ridimensionare il governo a interim del leader dell’opposizione Juan Guaido, che ha ottenuto il riconoscimento diplomatico da dozzine di paesi che hanno sconfessato il presidente Nicolas Maduro: lo hanno detto a Reuters nove legislatori. Guaido, il leader del parlamento venezuelano controllato dall’opposizione, nel 2019 ha definito Maduro un usurpatore a seguito della sua controversa rielezione e ha assunto una presidenza parallela sulla base degli articoli della costituzione che rendono il capo dell’Assemblea nazionale il successivo nella linea di governo del paese. Ma lo sforzo non è stato in grado di rimuovere Maduro e il Venezuela domenica sceglierà un nuovo parlamento in un’elezione che la maggior parte dell’opposizione sta boicottando, il che significa che i termini dei legislatori attualmente in carica scadranno il 5 gennaio. I parlamentari alleati di Guaido hanno detto che continueranno a insistere sul fatto di essere parlamentari legittimi dopo il 5 gennaio, sostenendo che il loro mandato costituzionale rimane intatto perché il voto di domenica è truccato. I legislatori concordano sul fatto che Guaido, che non partecipa alle elezioni, rimarrà per lo stesso motivo presidente a interim e capo del parlamento, ha detto a Reuters il parlamentare Freddy Guevara. Ma ha aggiunto che il parlamento sta discutendo una riduzione del numero di ambasciatori che rappresentano Guaido all’estero e ha detto che alcuni legislatori vogliono ridurre la legislatura a un piccolo gruppo e diminuire le sue funzioni quotidiane. In privato, alcuni legislatori hanno espresso preoccupazione per il fatto che potrebbero essere arrestati o che la polizia possa fare irruzione nelle loro case se tentassero di rivendicare un mandato dopo gennaio. Simili mosse sostenute dal governo hanno già costretto dozzine di legislatori a lasciare il Paese per accuse di tradimento in procedimenti giudiziari che, secondo diplomatici e gruppi per i diritti umani, mancano di un giusto processo.
Brasile
Ieri più di 20 rapinatori armati hanno fatto irruzione in una banca di una piccola città brasiliana, prendendo ostaggi, scambiando colpi di arma da fuoco con la polizia nelle strade e uccidendo una persona prima di fuggire su un convoglio di veicoli. L’attacco − nelle prime ore del mattino nella città fluviale a nord di Cameta, che ha una popolazione di 140.000 persone − è stato il secondo colpo di questo tipo in pochi giorni in Brasile, segnando un’escalation delle rapine. «Andavano in giro sparando alla polizia e alle case. È stata una scena orribile da vedere», ha detto Junior Gaia, che vive nelle vicinanze, in un’intervista alla rete televisiva Globo News. «Eravamo tutti sdraiati sul pavimento, temendo che invadessero le case».
https://twitter.com/DuarteVictor16/status/1333992325182349313
Thailandia
La Corte Costituzionale thailandese ha assolto oggi il primo ministro Prayuth Chan-ocha dalle accuse di conflitto di interesse, relative alla sua residenza in una casa all’interno di un complesso militare nonostante ufficialmente l’ex generale abbia lasciato le forze armate poco dopo il colpo di Stato del 2014. Un verdetto di condanna avrebbe costretto Prayuth a lasciare la guida del governo.
Cina
Ieri l’amministrazione Trump ha ampliato la pressione economica sulla regione occidentale cinese dello Xinjiang, vietando le importazioni di cotone da una potente organizzazione semi-militare cinese che, si dice, utilizzi il lavoro forzato di musulmani uiguri detenuti.
Hong Kong
«I giorni a venire saranno duri ma resteremo lì, non molleremo»: è il primo commento di Joshua Wong, uno dei volti più noti tra gli attivisti pro-democrazia di Hong Kong, mentre veniva portato via dal tribunale. Wong, 24 anni, è stato condannato a 13,5 mesi di reclusione per «incitamento, organizzazione e partecipazione a una manifestazione illegale» nel 2019, nell’ambito delle dure proteste registrate nell’ex colonia britannica a favore delle riforme e contro il governo locale e di Pechino.
Oggi, al sostenitore della democrazia e magnate dei media di Hong Kong, Jimmy Lai, è stata rifiutata la libertà su cauzione per un’accusa di frode nel pieno della crescente repressione del dissenso nella città semi-autonoma. Jimmy Lai di Next Digital, che pubblica il quotidiano Apple Daily, figura tra le 10 persone arrestate il 10 agosto per quello che la polizia ha detto essere un sospetto di violazione di una legge sulla sicurezza nazionale e collusione con un paese straniero.
Giappone
Il Giappone si adopererà per rendere ecocompatibili tutte le vendite di nuove auto entro il 2035, entrando a far parte di una crescente comunità di nazioni determinate a rallentare le emissioni di carbonio nel mondo si legge su Nikkei Asia. Il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria sta prendendo in considerazione l’obiettivo di abolire le nuove vendite di auto convenzionali, quelle alimentate esclusivamente da motori a combustione interna, e di passare alle auto ibride e elettriche. L’obiettivo è quello di diventare una società a emissioni zero entro il 2050. Il governo annuncerà le sue intenzioni dopo aver tenuto una conferenza alla quale parteciperanno esperti e dirigenti dell’industria automobilistica; la conferenza si terrà questo mese. Successivamente saranno attuate misure concrete per la transizione a veicoli ibridi ed elettrici.
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