Etiopia: un conflitto per il potere con influenze ben oltre il Tigray

Scritto da in data Dicembre 5, 2020

Il conflitto in corso in Etiopia dal 4 novembre, e dichiarato concluso dal premier etiope Ahmed, non sembra volgere verso una conclusione stabile. I motivi delle tensioni tra lo Stato federale etiope del Tigray e il potere centrale sono stati raccontati in un articolo sulla storia del conflitto in Tigray. Ma cosa è successo nel frattempo?

Ascolta il podcast

Il conflitto

Il potere centrale etiope, guidato dal premier Abiy Ahmed, Nobel per la pace per aver concluso il conflitto con la confinante Eritrea nel 2018, ha conquistato la capitale del Tigray Macallè e dichiarato la fine del conflitto regionale. Tuttavia le condizioni della popolazione e dei profughi eritrei presenti nello Stato federale non sono chiare. Il 2 dicembre è stata data la possibilità alle Nazioni Unite di accedere alle regioni nel nord del Paese per portare aiuti umanitari, richiesta avanzata già settimane fa ma inevasa dallo Stato del Corno d’Africa, che fra l’altro aveva isolato a livello informativo la zona del Tigray. Migliaia di persone sono morte e decine di migliaia si stanno spostando dal Tigray verso altre zone considerate più sicure (soprattutto il Sudan), mentre sarebbero stati riportati casi di profughi eritrei riportati in patria dal potere centrale etiope per “punizione”. Vale la pena ricordare che molte persone profughe e rifugiate dall’Eritrea sono scappate perché sottoposte a leva militare obbligatoria, di durata indefinita e che per molti può non avere fine. Al tempo stesso, l’Eritrea si è informalmente schierata al fianco di Abiy Ahmed, venendo per questo attaccata dalle forze dell’esercito del Tigray.

Le tensioni in Etiopia non sono però presenti solo in Tigray: secondo quanto riferito dall’esercito etiope ci sarebbe stato un raid in Kenya contro un gruppo indipendentista Oromo (Oromo Liberation Army), accusato di rapimenti, stupri e omicidi (da loro negati) cui sarebbero seguiti 10 arresti. Il gruppo indipendentista è stato definito “nemico del popolo” da un influente sovrano Oromo, Kura Jarso.

Le interviste

Abbiamo parlato di questa complicata situazione con Yodit Kebede, etiope che vive nei Paesi Bassi e ricercatrice per l’IRD (French National Research Institute for Sustainable Development), che si occupa di sviluppo agroecologico, e con Mehari Desbele, eritreo del direttivo di Libera Milano. Se da un lato Yodit ha sottolineato come la presenza di poteri decentrati e volti alla ricerca dell’egemonia in Etiopia siano un ostacolo allo sviluppo del paese, Mehari ha invece premuto sull’urgente situazione umanitaria. In entrambi i casi, il conflitto in corso non sembra portatore di sviluppi rapidi e indolori, soprattutto per le popolazioni coinvolte nel conflitto.

Immagine dal sito dell’UNHCR di El Tayeb Siddig

Musica di Mulatu Astatke, Yekermo Sew

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]