7 maggio 2021 – Notiziario dell’Est Europa e del Caucaso
Scritto da Julia Kalashnyk in data Maggio 7, 2021
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La rassegna di notizie dall’Est Europa e dal Caucaso: un breve focus sugli eventi principali.
- Russia: le autorità inseriscono la testata indipendente Meduza nella lista degli agenti stranieri.
- Ucraina: Blinken in visita a Kyiv, Zelensky: «ci sono circa 75.000 soldati ed equipaggiamenti militari russi vicino ai confini ucraini».
- Azerbaijan: un critico delle autorità azere trovato morto a Istanbul.
- Armenia: dimissioni del premier, crisi politica.
Russia
In Russia continuano gli attacchi alla stampa indipendente. Il 23 aprile scorso le autorità del paese hanno inserito la testata Meduza nella lista dei cosiddetti “agenti stranieri”. La notizia è stata diffusa dalla stessa Meduza. La testata, giuridicamente registrata in Lettonia, si basa a Riga e si avvale di una rete di corrispondenti in Russia.
Si ipotizza che uno dei motivi per cui Meduza – spesso molto critica nei confronti del Cremlino – sia stata aggiunta alla lista degli “agenti stranieri” sia dovuto alla risposta mirata delle autorità russe alla Lettonia, che ultimamente ha bloccato le trasmissioni dei canali di stato russi.
Ora Meduza dovrà aggiungere a ogni articolo e a qualsiasi pubblicazione sui social un’inserzione in maiuscolo che indica che si tratta di materiale prodotto, appunto, da “un agente straniero”.
ДАННОЕ СООБЩЕНИЕ (МАТЕРИАЛ) СОЗДАНО И (ИЛИ) РАСПРОСТРАНЕНО ИНОСТРАННЫМ СРЕДСТВОМ МАССОВОЙ ИНФОРМАЦИИ, ВЫПОЛНЯЮЩИМ ФУНКЦИИ ИНОСТРАННОГО АГЕНТА, И (ИЛИ) РОССИЙСКИМ ЮРИДИЧЕСКИМ ЛИЦОМ, ВЫПОЛНЯЮЩИМ ФУНКЦИИ ИНОСТРАННОГО АГЕНТА. https://t.co/QwaRjfjdV9
— Meduza (@meduzaproject) May 6, 2021
Subito dopo la notizia, la testata ha lanciato una campagna di raccolta fondi chiedendo direttamente ai lettori fedeli di sostenere il portale, visto che dopo l’accaduto Meduza ha perso quasi tutti i contratti pubblicitari, per cui ha dovuto chiudere l’ufficio a Riga e a Mosca e fare tagli in redazione. La testata è stata lanciata nel 2014 da un gruppo di giornalisti indipendenti, che in precedenza lavoravano per la testata Lenta.ru, lasciata dopo un conflitto con il proprietario.
Il team si è traferito a Riga per ragioni di sicurezza e anche per godere di agevolazioni fiscali.
Ucraina
La Russia continua a rappresentare una minaccia militare al confine ucraino, nonostante il ritiro parziale dei suoi militari e delle sue truppe. A dichiararlo è il segretario di Stato americano Anthony Blinken in una conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la sua visita a Kyiv giovedì 6 maggio, secondo quanto riporta Evropeyska Pravda.
Secretary of State Antony Blinken told President Volodymyr Zelensky of Ukraine on Thursday that the U.S. strongly backed his country’s sovereignty against Russia’s military aggression. https://t.co/LxPnCtZviy
— The New York Times (@nytimes) May 7, 2021
I due politici hanno discusso delle forze militari russe che si trovano pericolosamente vicino ai confini ucraini, della questione della Crimea e dell’acquisto di armi. Durante l’incontro il presidente ucraino ha sostenuto che ora ci sono circa 75.000 soldati russi ed equipaggiamenti militari vicino ai confini del paese. A sua volta, Blinken ha osservato che, sebbene la Federazione Russa abbia ritirato alcune delle sue truppe dal confine con l’Ucraina, lì rimangono ancora «forze significative». Stando alle parole del segretario americano, «gli Stati Uniti, insieme ai partner, stanno compiendo sforzi per sostenere l’Ucraina nel contrastare l’aggressione russa».
Dalla fine di marzo la Russia ha rafforzato la sua presenza militare vicino ai confini dell’Ucraina e nell’occupata Crimea, con successive violazioni del “cessate del fuoco”. Gli Stati Uniti hanno sottolineato che si tratta della massima presenza di truppe russe dal 2014 al confine con l’Ucraina, un fatto che ha destato molta preoccupazione a Kyiv e in Europa. Il Cremlino ha giustificato lo spostamento delle truppe parlando di esercitazioni, con l’ordine successivo di tornare nelle caserme entro il primo maggio.
Azerbaijan
Il critico delle autorità azere ed ex prigioniero politico Bayram Mammadov è stato trovato morto a Istanbul, in Turchia. Come riferisce il media azero Meydan, la polizia turca ha trovato qualche giorno fa il suo corpo in mare e ora sta valutando diverse versioni dell’accaduto: se si tratti di suicidio, incidente e tentato omicidio.
Bayram #Mammadov is one of #Azerbaijan’s most well-known civic activists, who served a lengthy prison sentence for writing graffiti on a statue to the country’s former president Heydar Aliyev:https://t.co/9hUiIN33gu
— JAMnews (@JAMnewsCaucasus) May 5, 2021
Mammadov è stato arrestato per la prima volta nel 2016 per aver scritto con un altro attivista diversi slogan antigovernativi sul monumento al primo presidente dell’Azerbaijan Heydar Aliyev. Sono stati arrestati quasi subito, e durante le perquisizioni le forze dell’ordine hanno trovato dell’eroina a casa di entrambi gli attivisti. Sempre nel 2016 sono stati condannati entrambi a 10 anni di carcere, ma tre anni dopo sono stati graziati. Entrambi hanno denunciato torture in carcere.
Armenia
Il 25 aprile il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha annunciato le sue dimissioni (insieme a quelle di tutto il governo), in modo che il 20 giugno si possano tenere elezioni parlamentari anticipate. Fino ad allora Pashinyan rimarrà in carica come primo ministro.
Pashinyan ha dichiarato che il partito Contratto civile da lui guidato prenderà parte alle elezioni e lui stesso sarà candidato premier. Il 3 maggio il parlamento armeno non ha eletto primo ministro Nikol Pashinyan. Secondo la Costituzione del paese, le elezioni parlamentari anticipate possono essere tenute solo se il primo ministro si dimette e il parlamento non può eleggere un nuovo primo ministro due volte in un intervallo di sette giorni. Si voterà di nuovo il 10 maggio: se senza successo, il parlamento armeno sarà sciolto.
La crisi politica in Armenia va avanti dall’ultima sconfitta nella guerra in Nagorno-Karabakh, quando a fine febbraio il paese ha chiesto le dimissioni di Pashinyan. Come riportato, nella capitale armena Yerevan quasi ogni giorno si tengono raduni di sostenitori e oppositori del primo ministro.
Immagine in evidenza: Wikimedia Commons
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