Bielorussia, l’arte come mezzo di denuncia

Scritto da in data Agosto 17, 2020

Foto in evidenza: pagina Facebook di Artem Loskutov

La violenza può anche trasformarsi in un’opera d’arte e diventare un mezzo forte di denuncia. Così la repressione brutale delle proteste in Bielorussia, e le torture della polizia, hanno dato via a un quadro intitolato, appunto, Bielorussia, e realizzato dal pittore russo Artem Loskutov.

https://twitter.com/kissmyba/status/1294370874049667072?s=20

Sulla tela bianca ci sono strisce irregolari di colore rosso sangue, che alludono alla bandiera bianco-rosso-bianca, in uso dalla Repubblica popolare della Bielorussa nel 1918-1919, nonché dopo la caduta dell’URSS, fino al 1995. Ora la bandiera è usata dall’opposizione.

Il quadro è stato realizzato interamente con una tecnica chiamata dubinopis’ – che si potrebbe tradurre dal russo come “pittura fatta con manganello”: la tela viene colpita più volte con un manganello della polizia, intriso di vernice. Un nuovo linguaggio artistico, che narra la violenza delle forze dell’ordine. 

Nel tweet che segue, un video che mostra come è stato realizzato il quadro.

Il 14 agosto Loskutov ha venduto il suo quadro sui social, in un’asta organizzata dallo stesso artista online, a un acquirente anonimo. L’importo ricavato è di tre milioni di rubli, circa trentacinquemila euro; la metà dei soldi sarà destinata al popolo bielorusso, scrive Deutsche Welle. 

“La tecnica del manganello”

Artem Loskutov, 33 anni, aveva creato questa nuova tecnica usando uno sfollagente già nel 2019, con l’intento di raccontare, attraverso l’arte, la brutalità della repressione delle proteste nella capitale russa mentre si svolgevano le elezioni per il rinnovo della Duma di Mosca.

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