Global Health Summit: dove sono le donne?

Scritto da in data Maggio 21, 2021

Il Global Health Summit svoltosi oggi, e co-ospitato dall’Italia e dalla Commissione Europea, ha approvato la cosiddetta “Dichiarazione di Roma”, una serie di principi che devono fare da guida per favorire la cooperazione multilaterale e affrontare con maggiore preparazione future crisi sanitarie. «Accogliamo con interesse gli impegni presi durante il Summit e la Dichiarazione, ma la riteniamo debole da un punto di vista di genere», commenta in una nota Aidos, Associazione Italiana – Donne per lo Sviluppo Onlus, rilanciando la richiesta del Gender Working Group del Civil 20, coordinato dalla stessa associazione.

La pandemia di Coronavirus «ha mostrato sicuramente la necessità dell’accesso alla salute e di servizi di qualità, così come la mancanza di preparazione nella risposta pandemica e l’impatto di decenni di insufficienti finanziamenti per i sistemi sanitari pubblici; ma soprattutto sono emerse con forza le disuguaglianze strutturali preesistenti, in particolare quelle di genere», prosegue l’associazione. «Questa situazione sta infatti colpendo soprattutto le donne, le ragazze, le persone Lgbtqi+ e le comunità emarginate che vivono sulla propria pelle l’intersecarsi di varie forme di discriminazione».

Come raccontato più volte anche qui su RadioBullets, «anche a causa delle misure di contenimento della pandemia, sono aumentate le diverse forme di violenza di genere, in particolare quella domestica», prosegue Aidos. «Inoltre vi sono ripercussioni sulla salute mentale delle donne che hanno visto l’aumento delle responsabilità di cura, del lavoro non retribuito, della protezione sociale carente o inesistente e i più alti tassi di disoccupazione e povertà. I dati raccolti in tutto il mondo mostrano come l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa quella materna, neonatale e infantile sia stato difficoltoso quando non esplicitamente contrastato. Come nel caso dell’attacco alla possibilità di abortire, in sicurezza, con un conseguente aumento delle gravidanze non pianificate e indesiderate, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Nonostante ciò e nonostante le donne rappresentino più della metà della forza lavoro sanitaria globale, non sono al centro delle politiche sanitarie».

Ecco perché è necessario, per l’associazione, affrontare la pandemia «con una prospettiva e un approccio di genere, in modo che nessuna sia lasciata indietro. Ma soprattutto riteniamo necessario superare la logica emergenziale e affrontare fenomeni strutturali come le disuguaglianze di genere, di cui la violenza è la più evidente, dobbiamo lavorare per un effettivo e ampio diritto alla salute e al benessere di tutte e poter contare su fondi per la medicina di genere», dice Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos. «Chiediamo inoltre: la creazione di centri per la salute delle donne; la promozione di un’educazione sessuale completa nelle scuole; la garanzia della disponibilità di acqua e servizi igienici nelle strutture sanitarie; l’accesso garantito a tutti i servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa l’interruzione di gravidanza. Sappiamo che l’autonomia corporea e l’autodeterminazione sono fondamentali per il benessere di donne e ragazze, che devono essere libere di decidere sul proprio corpo e sul proprio futuro, senza subire violenza o coercizione». Sono il 55%, secondo l’ultimo Rapporto Unfpa, le ragazze e le donne che, a livello globale, ancora affrontano limitazioni alla libertà di scelta, con conseguenze anche gravi su salute, benessere e qualità della vita, loro e dei paesi in cui vivono.

In copertina Aidos.

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