Roberto Baggio – La forza della passione

Scritto da in data Febbraio 18, 2017

“A veder giocare Baggio ci si sente bambini. È l’impossibile che diventa possibile. Una nevicata che viene giù da una porta aperta del cielo”.

Questi versi sono l’omaggio di Lucio Dalla ad un grande campione del mondo del calcio: Roberto Baggio: una leggenda capace di unire tutti sotto un’unica bandiera, quella dell’amore per lo sport in generale e per il calcio in particolare.

Per un’esperienza più coinvolgente, invece di leggere ascoltate il podcast

Gli esordi e il primo infortunio

Roberto Baggio, sesto di otto figli, nasce a Caldogno il 18 febbraio del 1967 da mamma Matilde e papà Florindo. A due mesi dalla fine degli studi decide di andare in ritiro con il Vicenza rinunciando a conseguire il diploma ma promettendo al papà che si dividerà fra calcio e fabbrica. Inizia la sua carriera da professionista a Vicenza e la sua classe e il suo talento attirano gli osservatori della Fiorentina che, ancor prima della fine della stagione, decidono di acquistare il cartellino del calciatore per 2,7 miliardi di lire. La carriera di Baggio sembra aver preso finalmente la svolta sperata senonché il 5 maggio del 1985, durante la gara fra il Vicenza e il Rimini di Arrigo Sacchi, il ginocchio destro di Roberto cede; gli esami strumentali evidenziano una lesione sia del legamento crociato anteriore che del menisco che porteranno il calciatore a stare fuori dal campo per più di un anno. Nonostante il contratto con la Fiorentina sia stato firmato, la società ha la possibilità di rescinderlo ma Piercesare Baretti, l’allora presidente della viola decide di credere nel suo recupero. L’operazione è tutt’altro che semplice tant’è che il Professor Bousquet è costretto a mettere 220 punti di sutura per ricucire la ferita dovuta all’operazione. Altro che artroscopia… l’intervento tiene Baggio praticamente allettato per circa un mese, mese nel quale il talento veneto perde quasi 12 kg; durante questa fase di riposo forzato ma soprattutto di incertezza sulla propria carriera di calciatore, Baggio vive una profonda crisi personale e spirituale che lo convince ad abbracciare la fede buddhista.

L’esordio in serie A con la maglia della Fiorentina

Baggio fa il suo esordio in serie A con la Fiorentina il 21 settembre del 1986, contro la Sampdoria, a più di un anno di distanza dell’infortunio. La sfortuna sembra però volersi accanire con Roberto che la settimana successiva è costretto ad un nuovo stop a causa di una lesione al menisco che si traduce in una nuova operazione. A diciannove anni la carriera del talento di Caldogno rischia di essere fortemente compromessa ma il ragazzo non si perde d’animo e grazie ad un’incredibile forza di volontà rientra in campo a fine stagione e il 10 maggio 1987 segna suo primo gol nella massima divisione contro il Napoli che grazie a questo pareggio sarà proclamato campione d’Italia.

A proposito del doppio infortunio Roberto Baggio racconta: “Da quando il pubblico mi conosce convivo con il dolore. 220 punti e un ginocchio a orologeria. Il mio dribbling migliore è stato questo: andare avanti, nonostante tutto. Fregandomene delle chiacchiere e ponendomi ogni giorno davanti nuovi obiettivi”.

Con l’arrivo di Eriksson alla Fiorentina, Baggio esplode definitivamente e si afferma come uno dei migliori talenti del campionato italiano; affiancato in campo dall’amico Stefano Borgonovo, Baggio forma la B2, una delle coppie d’attacco più forti della serie A.

“Sai qual era la mia gioia più grande? Mandarti in gol con un assist e vedere nei tuoi occhi un’infinita felicità”

scrive Baggio nella struggente lettera d’addio a Borgonovo, scomparso a 49 anni nel 2013 malato di SLA.

“Resterò a Firenze. Sono pronto a scriverlo sui muri”. Afferma Roberto Baggio quando si comincia a parlare di un suo trasferimento alla Juventus

Il passaggio alla Juventus e l’esordio in nazionale

Ipse dixit e il 18 maggio 1990, dopo aver perso la finale proprio contro i bianconeri, la Fiorentina perde anche Baggio che viene ceduto per 18 miliardi di lire.

Le grandi giocate dell’attaccante valgono la convocazione da parte del C.T. della nazionale Azeglio Vicini per i mondiali italiani del 1990. Sono le “notti magiche” e anche se Baggio non parte titolare riesce a sfoderare sempre grandi prestazioni. Segna due gol: uno memorabile contro la Cecoslovacchia ed un altro nella finale per il terzo posto contro l’Inghilterra.

Il 6 aprile 1991: il divin codino per la prima volta da avversario fa il suo ritorno al Franchi.

Nelle cinque stagioni juventine Baggio segna 78 gol e raggiunge l’apice della sua carriera. Nel 1993 vince il Pallone d’Oro e nel 1994 il premio FIFA World Player. Con la maglia bianconera vince uno scudetto, una coppa Uefa e una coppa Italia ma nonostante tutti questi successi, non riesce a far breccia né nei cuori dei dirigenti bianconeri, venne definito “coniglio bagnato” dal presidente Agnelli, né in quelli dei tifosi, che non gli hanno mai perdonato di essersi tolto la sciarpa bianconera alla sua presentazione alla stampa.

USA 94: Il mondiale

Roberto Baggio arriva ai Mondiali già acciaccato e rimedia un infortunio al tendine d’Achille del piede sinistro che lo condiziona per tutto il torneo. Nella fase ai gironi Baggio non brilla e Sacchi lo sostituisce; restano famose le immagini televisive in cui si legge dal labiale dell’attaccante Baggio “ma questo è matto!” È solo agli ottavi, conquistati dagli azzurri grazie al ripescaggio, che Baggio diventa protagonista assoluto per l’Italia; prima con la doppietta alla Nigeria passando per il gol quasi allo scadere con la Spagna fino alla doppietta in semifinale contro la Bulgaria. E poi si, ci sarebbe anche la maledetta finale di Pasadena contro il Brasile, persa ai rigori con gli errori dal dischetto di Baresi e Massaro prima e di Baggio poi. Baggio ricordando quel rigore scrive nella sua biografia:

“Quel rigore l’ho tirato ancora, tante volte in sogno. Ho sempre segnato. Terminato il sogno mi sorprendo ogni volta sorridente come se avessi segnato sul serio”

L’addio alla Juve: Baggio va al Milan

Dopo un altro anno alla Juve, il divin codino si accasa a Milano, dove vince uno scudetto pur non disputando stagioni esaltanti a causa del difficile rapporto con Fabio Capello il quale non riesce ad inserirlo nei suoi schemi e lo vede soltanto come un buon rincalzo.

Quell’estate Baggio è vicino al Parma ma Ancelotti blocca il trasferimento. A distanza di anni, l’allenatore si dichiara pentito di aver rinunciato al talento di Baggio: “Ho sbagliato ad essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova. Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e Baggio eccome se lo prenderei”

Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che avrebbero preso parte ai Mondiali francesi, Baggio accetta l’offerta che arriva da Bologna e segna 22 reti in 30 partite, il suo record personale. Il Bologna si qualifica per l’intertoto e Roberto Baggio viene convocato da Cesare Maldini per il suo terzo mondiale.

Nel 2000, dopo due stagioni in nerazzurro, si accorda con il Brescia del presidente Corioni allenato da Carlo Mazzone con cui Baggio ha un ottimo rapporto. Fino al 2004, anno del suo ritiro dal calcio, segna con le rondinelle 46 gol in 101 presenze portando il Brescia a ritirare la maglia numero 10.

I record di Baggio: grande uomo oltre che fantastico calciatore

Nel 2010 è stato il primo – e unico! – calciatore al mondo a ricevere il World Peace Award, scelto dopo una votazione tra Premi Nobel, per il suo impegno a favore dei diritti umani. È tutt’ora il miglior marcatore azzurro nella storia dei Mondiali e l’unico ad aver segnato in tre edizioni diverse (1990, 94 e 98).

Roberto Baggio è un campione senza maglia che di casacche ne ha indossate tante: Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia. Baggio è stato apprezzato ed amato ovunque, una carriera al servizio del calcio e non di una squadra. Sempre nella sua biografia possiamo leggere:

“L’atteggiamento di fondo della mia vita è stata la passione. Per realizzare i miei sogni ho agito sempre spinto solo dalla passione. La passione muove ogni cosa, è una forza davvero straordinaria”.

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