La verità devi potertela permettere

Scritto da in data Febbraio 8, 2020

UN CAPITANO. 200mila chili sulle spalle
Dalla vera storia di Amr Abuorezk

Testo originale: Amr Abuorezk
tutor drammaturgico Giulia Lombezzi
con Matteo Palazzo
Regia Eleonor Gusmano
Scenografia L’asilo dei lunatici
Musiche originali Alessandro Romano

 

La verità devi potertela permettere.

Bastano queste cinque parole perché valga la pena affrontare una fredda serata romana per infilarsi in un piccolo teatro e lasciarsi avvolgere dalla forza di una storia. La verità, quella a cui tutti aneliamo, ma che spesso non abbiamo il coraggio di affrontare. La verità degli altri, la verità tua, la verità nel mezzo, quella che accende la luce e mostra le brutture che ci circondano e che accettiamo.

Non c’è fantasia che possa reggere la potenza di una storia vera. Le vicende di un ragazzo che affronta il mare per venire in Europa maledetto dal sogno di una vita più dignitosa.

“Quante volte abbiamo sentito storie come queste? Ormai se ne parla sempre”, potrebbe obiettare qualcuno. Ma la risposta è semplice e lapidaria: “Mai abbastanza”, fino a che ci saranno persone che muoiono in mare, persone che pagano, persone che vengono torturate, persone i cui diritti vengono violati. Mai abbastanza, fino a che la gente non potrà essere libera di essere se stessa in posto solo, con tutti i suoi pezzi raccolti in un’unica anima.

Quante cose abbandonate durante il viaggio, la famiglia, le certezze, le proprie abitudini, i propri ricordi. Quante cose che, invece, ti si appiccicano addosso, la polvere, la paura, il dolore, la sofferenza, la violenza e le incognite. La storia di Amr è quella di decine di migliaia di persone che ogni anno approdano. Persone che non esistono fino a che non scopriamo i loro nomi, scriviamo le loro storie, leggiamo un libro o guardiamo uno spettacolo teatrale come in questo caso. E allora diventano vere, visibili, riconosciute. Sentiamo il loro dolore, vediamo gli schizzi dell’acqua del mare, immaginiamo la sete, la fame, la paura di morire.
Matteo Palazzo, un attore intenso e impegnato nel teatro del sociale, ci inchioda alle seggiole costringendoci a fare il tifo per Amr. Non poteva finire male. Non doveva andare male. Regia scalpitante, a tratti cardio, altri emotiva. Tutto in armonia. Delicata ed efficace la scenografia, perfino la polvere che sprigiona Palazzo dai vestiti, ha un effetto speciale. E la musica di Alessandro Romano accompagna le nostre percezioni, ci eleva e ci butta giù come se fossimo anche noi in balia delle onde.

Poco prima di arrivare a teatro, mentre cercavo posteggio, facendo slalom in una Roma sommersa dai rifiuti e dai nervosismi, ho mormorato alle mie amiche che questa città avrebbe bisogno di tanta bellezza. E ieri sera l’abbiamo trovata, scendendo un rampa, infilandoci in un piccolo teatro ed entrando nella storia di Amr.

Lo spettacolo è in scena all’Altrove Teatro anche stasera e domani.

La storia

Nell’estate del 2006, durante i mondiali di calcio, Amr A., 21 anni, decide di tentare la traversata per mare dalla Libia all’Italia. Amr è un pescatore, conosce il mare fin da quando era bambino. In Egitto guadagna assai poco e potrebbe solo pescare per tutta la vita, ma il suo spirito e la sua voglia di scoprire il mondo lo spingono inesorabilmente a tentare di andarsene come i suoi fratelli.

Il viaggio inizia. Immediatamente Amr si rende conto che gli scafisti non sono adeguati a guidare la barca. Gli incidenti si sommano, la tensione cresce e il tempo scorre via senza pietà. Lui, che è sempre stato quello che gli ordini li prendeva, lui, che è sempre stato secondo e mai capitano, sceglie di prendersi la responsabilità di 144 uomini, che da massa di sconosciuti diventano la sua ciurma. All’arrivo sulla terraferma un’improbabile coincidenza calcistica lo porterà a dover scegliere ancora una volta tra l’attesa e l’azione.

Note di regia

La messa in scena di questa storia si sviluppa attraverso l’uso di pochi simbolici oggetti scenici: un mare di cellofan e alcuni busti e frammenti di manichini come sommersi e coperti da terra proveniente del fondo del mare, tutto intorno ad una scala, che durante la narrazione diventa sia nave, che rotaie di un treno, che albero maestro su cui Amr si arrampicarsi per vedere al di là, nel tentativo di superare se stesso e le sue ambizioni.

Note biografiche

Asilo dei Lunatici è un collettivo che nasce nel 2015 alla Biennale di Venezia da Giulia Lombezzi, drammaturga, e Eleonora Gusmano, attrice e regista. Un giorno, in bar accanto a Giulia si era seduto Amr. Chiacchierarono del più e del meno per qualche minuto e poi dal nulla, da una frase buttata lì, Amr accennò a come si era svolto il suo viaggio. “Questo racconto ci ha colpito a tal punto da far sentire anche noi ignare e impaurite di fronte al fenomeno delle migrazioni, facendo nascere però l’urgenza di raccontare.”
Un capitano si è classificato semifinalista al Premio Scenario 2016, Vincitore del Premio Riviera dei Monologhi ed è Patrocinato da Amnesty International.

Altrove Teatro Studio
Via Giorgio Scalia, 53, 00136 Roma RM

ORARI

Sabato 8 febbraio ore 20:00
Domenica 9 febbraio ore 17:00

BIGLIETTI
Intero 15€
Ridotto 10€

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