Serie TV USA: dall’idea alla produzione
Scritto da Teresa Soldani in data Novembre 17, 2020
Quali passaggi deve compiere uno sceneggiatore, in America, per trasformare un’idea in una serie televisiva? Come scrive un copione e come si approccia a un network? Tutte le risposte nella prima parte del nostro speciale sul dietro le quinte delle serie TV.
Invece di leggere, ascolta il podcast per un’esperienza più coinvolgente
Dall’idea alla produzione di una serie Tv
Negli Stati Uniti, e di conseguenza anche in Italia, la stagione televisiva 2020-2021 è timidamente ricominciata nonostante la pandemia e una buona parte dei lavoratori dello spettacolo sono ormai tornati sui set. Un’occasione che ci è sembrata propizia per portarvi dietro le quinte delle serie televisive e raccontarvi come, da una semplice idea, uno show televisivo arrivi fino ai nostri schermi.
In questo primo speciale vi racconteremo cosa accade quando un autore ha un progetto per una serie TV, quali regole debba rispettare per scrivere un copione e quali passaggi debba seguire per approcciare i network. In un secondo podcast, invece, vi parleremo di come si organizza una produzione televisiva, quanto tempo occorra per preparare e girare un episodio e cosa sia la post produzione.
In America, il copione di una serie TV, l’oggetto con cui uno scrittore, nonché idealmente futuro showrunner, si presenta a un network per vendere la sua idea, si chiama spec, un termine che deriva dalla parola speculation, che significa ipotesi, cioè uno scritto ideato “ipotizzando” che questo verrà un giorno acquistato da una casa di produzione e trasformato in una serie televisiva.
Va specificato che sono definiti spec sia i copioni di serie inedite che quelli di serie già esistenti, e che magari uno sceneggiatore inoltra a un agente al fine di essere assunto ed entrare nella writer room di una serie già in onda.
E qui apro una piccola parentesi per anticiparvi che gli episodi di uno show televisivo non sono scritti sempre e solo dalla stessa persona − fa eccezione qualche miniserie − ma, appunto, da una writer room − letteralmente una “stanza di scrittori” − in cui ogni singola puntata viene discussa e immaginata insieme prima che venga affidata alla penna di un autore che si confronterà poi con i colleghi per le revisioni successive che la porteranno infine in produzione.
Inutile dire che non basta avere una buona idea per diventare uno showrunner, letteralmente “colui che dirige uno show”, la persona che, nel caso una serie venga acquistata da un network, finirà per ritrovarsi al comando di una produzione televisiva da milioni di dollari.
Per scrivere un buon pilot − l’episodio introduttivo di una nuova serie televisiva − bisogna infatti seguire alcune regole ben precise, poiché proprio questo fondamentale episodio detterà lo stile della serie nel suo insieme, introducendo i personaggi e stabilendo le premesse, la trama e la struttura di una storia che, se si sarà davvero molto fortunati, potrebbe persino durare anni.
Basandosi sullo spec del pilot, il network deciderà se produrlo e poi, eventualmente, promuoverlo a serie, facendo poi di questo stesso episodio la prima puntata della prima stagione di uno show.
Il pitching
L’azione di recarsi con il proprio spec presso una casa di produzione per presentarglielo, si chiama “pitching”, termine prestato dal baseball che vuol dire lancio.
Il pitching è infatti il primo passaggio per garantirsi l’appoggio di uno studio cinematografico, ottenuto il quale si può andare poi dal network su cui si vorrebbe che una serie fosse trasmessa. Difficilmente, infatti, ci si potrà recare con una show per famiglie presso la CBS, che ha notoriamente un pubblico adulto, il che, in parole povere, impone a un autore televisivo di conoscere molto bene il mercato in cui si muove.
Per avere buone chance di essere selezionato un pilot ha inoltre bisogno di alcuni elementi ben precisi che attraggano i responsabili di un network: dovrebbe contenere un intreccio di trame − quella principale e altre secondarie definite in gergo B e C plot − e dovrebbe anche essere concepita in modo tale da permettere di sviluppare da essa più stagioni con la prospettiva di produrre almeno il numero di episodi necessario per arrivare alla sindacazione.
La sindacazione è la pratica attraverso la quale le repliche di una serie che raggiunge un numero di episodi prestabiliti possono essere trasmesse dalle emittenti consorziate a un network, un obiettivo teso a diminuire i costi di produzione che in alcuni casi possono essere spartiti con la rete consorziata e aumentare gli introiti pubblicitari, calcolati da quel momento su base nazionale.
Il numero magico che permette a una serie di raggiungere la sindacazione è 88, che corrispondono più o meno a 4 stagioni, motivo per cui spesso anche serie che non hanno buoni ascolti, ma che hanno girato la boa della 3° stagione, vengono comunque rinnovate per una 4° al fine di essere appunto “sindacate” e diventare così un introito per gli Studios.
Il creatore di “The 100”, serie prodotta dalla Warner e distribuita negli Stati Uniti da The CW, ha spiegato i delicati rapporti che intercorrono tra Studios, network e showrunner dicendo come gli Studios siano sostanzialmente una sorta di banca che presta allo showrunner i soldi e le risorse per fare lo show.
I network, invece, affittano in un certo senso lo show per un dato numero di episodi e hanno anche una parte del controllo creativo perché pagano la maggior parte dei costi di produzione.
Ma dato che produrre uno show costa molto di più di quanto un network sia disposto a investire, gli Studios cercano di spingere affinché una serie raggiunga la sindacazione al fine di recuperare i soldi del loro originario investimento.
Compreso questo, è facile capire come gli interessi di Studios e network non coincidano: mentre i primi vogliono infatti semplicemente rientrare di un investimento, i network sono interessati a produrre qualcosa di coerente con il loro marchio. Ecco perché mettere d’accordo tutte queste parti è considerata un’impresa degna di Ercole.
Il difficile mestiere dello showrunner
In mezzo a tutto questo finisce per trovarsi il povero showrunner, che deve cercare di tenere duro e fare in modo che la sua idea non venga completamente snaturata da tutti gli interessi in gioco e che, in più, deve cercare di fidelizzare lo spettatore con un solo episodio, obiettivo non facile da raggiungere e motivo per cui un autore televisivo dovrebbe avere ben chiari gli obiettivi che potenzialmente potrebbe raggiungere il suo prodotto e non limitarsi solamente a scrivere un buon copione.
In previsione di una stagione televisiva, un network può arrivare a selezionare o commissionare fino a 70 copioni che gli devono pervenire entro la Festa del Ringraziamento dell’anno precedente all’eventuale messa in onda della serie.
A fine gennaio/inizio febbraio i network scelgono tra i copioni che gli sono pervenuti e ordinano gli episodi pilota, con la produzione degli stessi che comincia solitamente a marzo.
Ora che conoscete queste tempistiche, capirete bene fino a che punto la stagione televisiva 2020-2021 sia stata compromessa dal coronavirus, e in che guai i network si siano trovati senza di fatto avere prodotti nuovi da presentare per la stagione televisiva che inizia solitamente a settembre/ottobre.
Ma tornando ai nostri network e a quei 70 copioni pervenuti, sappiate che ne vengono selezionati circa 10/12 (tra drammi e commedie) perché entrino nella rosa di quelle che saranno poi le serie che il pubblico guarderà in TV. E di quei 10/12 pilot che saranno prodotti solo 3 o 4 verranno poi promossi a serie, mentre gli altri cadranno nel dimenticatoio.
Dalla scelta del cast alla table read
È a questo punto del processo che inizia il casting di uno show, che è anche uno degli aspetti più delicati di una serie perché network, studios, showrunner, regista e responsabile del casting hanno, di nuovo, tutti un’idea ben precisa e divergente di chi vogliono nella serie.
Alcuni show nascono con un protagonista già in mente e i copioni, in quei casi, sono quasi letteralmente cuciti sulla loro pelle, ma di norma, una volta scelto un nome, il network fa un’offerta alla persona e attende la sua risposta.
Nei casi in cui a essere scelto sia un attore particolarmente gettonato − come sta succedendo negli ultimi anni, in cui molti attori del cinema hanno deciso di provare il ruolo di protagonista di una serie TV − le contrattazioni diventano persino più delicate e dispendiose.
La produzione di alcuni pilot è anche, a volte, sottoposta a una clausola definita “cast contingent”, che significa che se non si raggiunge un accordo sul nome dei protagonisti, il progetto può essere scartato senza pagamenti di penali o perdite economiche da parte del network.
Una volta scelto il cast, si passa alla prima “table read”, una lettura del copione fatta da tutti gli attori di fronte ai responsabili del network, produttori, autori e regista, dopo la quale, se qualcuno non ha soddisfatto le aspettative, può essere sostituito.
Poi viene finalmente girato il pilot, e con il prodotto in mano si organizzano delle proiezioni esclusive o screening, in cui l’episodio viene sottoposto a un campione di pubblico per riceverne le reazioni, in base alle quali si selezioneranno i pilot ritenuti di maggior potenziale successo o si faranno dei cambiamenti su ciò che si è visto, se ritenuto necessario.
Per maggio, in occasione degli Upfronts che si tengono normalmente a New York o perlomeno si tenevano, durante i quali i network presentano il nuovo palinsesto a sponsor e pubblicitari, le decisioni devono essere state prese.
Se tutto va bene e un pilot viene promosso a serie, le riprese del resto della stagione cominceranno per fine giugno/inizio luglio. Non è raro che, con tempi così stretti, alcuni showrunner siano costretti ad assumere personale pur non sapendo con certezza se il loro pilot diventerà una vera e propria serie.
Prima di svelarvi quanto ci voglia per produrre un dramma o una sit-com, quanto costi, quanto tempo si impieghi nella post produzione e molto altro ancora sui dietro le quinte di una serie TV, nel prossimo appuntamento con Terevisione parleremo di una serie di grandissimo successo, che non dovete assolutamente perdervi: La regina degli Scacchi, di Netflix.
Se avete domande, idee o curiosità sulle serie TV, vi ricordiamo di contattarci sui social, noi cercheremo di rispondere.
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